Cap. IX - “L.A. Confidential” - 2° parte
Il mattino dopo mi svegliai abbastanza presto, contrariamente alla mia compagna, il jet-lag mi fa un baffo; mi districai dalla sua presa e scivolai silenziosamente fuori dal letto; una doccia veloce, pantaloni corti e t-short ed ero pronto.
Scesi in cucina per fare colazione; Michelle e le sue 2 “mamacitas” erano già al lavoro per preparare la festa di compleanno alla sera; caffè (purtroppo quello solito “americano&rdquo
e un paio di biscotti di mais (buonissimi) e uscii nel giardino dove si trovavano.
Michelle appena mi vide, chiese di Terry; gli risposi che stava ancora dormendo; lei sorrise poi mi si avvicinò e mi disse che purtroppo non poteva accompagnarci un po' in giro perchè doveva seguire i preparativi per la sua festa.
“Sai, ci sarà un sacco di gente, anche importante.....”
E lo disse facendomi l'occhiolino.
“Perchè non prendete una delle mie auto e vi fate un primo giretto per conto vostro ?”
Preferii passare la palla a Teresa, io ero solo un ospite.
“Vado a svegliare Teresa e sento cosa ne pensa”
Manco a farlo apposta Teresa apparve, un po' assonnata, ma arrivò; fu messa al corrente del cambio di programma.
Disse subito va bene, purchè rientriamo presto, voleva dare una mano alla sua amica.
Non credo che servisse, visto il numero di persone impegnate nel progetto, ma feci finta di niente; mentre Teresa sorseggiava il suo caffè, andammo con Michelle nel garage per scegliere l'auto.
Qui, nel garage sotterraneo della villa, ebbi l'ennesima dimostrazione della capacità di Michelle nel gestire matrimoni e relativi divorzi.
)
Oltre alla macchina con cui era venuta a prenderci all'aeroporto di L.A. (una Jeep Gran Cherokee), c'erano le auto dell'ultimo marito : una Range Rover, una Porsche Cayman GTS e una Mercedes SLK cabrio.
La Range l'avevo già guidata diverse volte, la Mercedes cabrio (nera con interni rosso Ferrari) era troppo vistosa; optai per la Cayman GTS “canna di fucile”.
)
Michelle prese le chiavi da un'armadietto e me le porse, dicendomi :
&ldquo
ivertitevi ragazzi, ci vediamo questa sera...”
Quando Michelle se ne tornò ai sui impegni dirigenziali, Teresa esclamò :
“Non vuoi mica andare in giro con una macchina del genere ?”
“Piccola, non siamo in Italia, vai a metterti un vestitino scosciato che si intoni al colore di quest'auto e partiamo”.
Andò a cambiarsi, borbottando.
Inizialmente ebbi qualche difficoltà a trovare la posizione di guida “giusta”; alla fine mi dovetti adattare un po', su queste auto si guida praticamente da “sdraiati”.
Accesi il mostro; prima sorpresa, i 350 cv era molto silenziosi, anche se il “timbro” era il classico Porsche.
Portai l'auto sul vialetto per aspettare Teresa; vidi Michelle che si voltò e mi fece segno dell'ok; Teresa arrivò subito, mi aveva accontentato, aveva messo un vestitino abbastanza corto, che lasciava vedere le sue belle gambe; anche lei si beccò l'ok della padrona di casa.
Salì a bordo con un po' di titubanza chiedendomi:
“Ma sarai capace a guidarla ?” :
“Piccola, lo dicevi anche la prima volta che mi hai lasciato guidare la tua sw; e poi si può sempre imparare...”
Infilai i miei Ray-Ban Aviator e partimmo (senza sgommare).
Gran macchina, nessuna vibrazione anomala, si guidava come un kart; visto che c'era il tettuccio elettrico, l'aprii.
Una folata di vento ci avvolse, per fortuna era una bella giornata, 24° di temperatura.
Al primo semaforo, ci fermammo; subito dopo arrivarono un gruppo di ciclisti, ragazzi e ragazze, tutti con il caschetto regolamentare; fummo circondati da una serie di “Wow”; i ragazzi ammiravano l'auto, le ragazze invece guardavano Teresa; una si lasciò scappare un “beata lei”, che probabilmente voleva dire molte cose.
Le piccole soddisfazioni della vita.
)
&ldquo
ove mi porti ?”
“Piccola, per adesso goditi il viaggio e il paesaggio.....”
Mentre la mia piccola si rilassava sul magnifico sedile anatomico in vera pelle, cullata dal vento e dal sole che entrava nell'abitacolo, io assaporavo “il mostro”.
Essere seduti dentro quel bolide in grado di schizzare da 0 a 100 km in 4,6 sec. mi dava quasi un senso di onnipotenza; se poi guardavo la strumentazione simile a quella di un aereo, il contagiri poteva arrivare a 10.000, l'ultima cifra del tachimetro era 340 Km.
Vedere quei numeri mi inebriava; avrei voluto provare quel missile a tutti i costi, ma le macchine della Stradale che incrociavamo, senza contare il controllo dall'alto con elicotteri e ora anche droni, mi sconsigliava caldamente di fare qualche test.
Comunque arrivammo a destinazione; quando Teresa vide il cartello Beverly Hills, scattò entusiasta.
Quando si viene qui, il modo più veloce per capire e percorrere Rodeo Drive e poi andare sul Sunset Boulevard.
Teresa era fuori di sé dall'entusiasmo, vedeva per la prima volta quei posti che fino ad allora aveva visto solo in televisione o al cinema.
Cominciai a fargli vedere le case dove abitavano alcuni divi del cinema o della televisione; alcune non ci piacevano, altre …... cavolo che figata !!.
Teresa volle fermarsi per visitare alcuni negozi; misi il “mostro” in un piccolo parcheggio davanti ad un negozio di abbigliamento; immediatamente schizzarono fuori 2 commesse per riceverci, e mentre entravamo dissi alla mia piccola :
“Chissà se anche in Italia farebbero così ?”
“Ne dubito”
Il negozio era rifornitissimo di abbigliamento, scarpe e pelletteria, quasi tutta di provenienza italiana o francese.
I prezzi erano decisamente folli anche se in linea con il posto; questa volta la carta di credito subirà un forte scossone, pensai.
Per fortuna la mia compagna non era una spendacciona, e alla fine se ne uscì con un vestitino da (solo) 195 $; ammesso che quella sia una cifra bassa, visto la delusione dipinta sulla faccia del proprietario e delle 2 commesse.
Sono sicuro che avranno pensato :
“Questi vanno in giro con una macchina da 100.000 $ e poi comprano un vestitino da 195 $ !!”
Mentre uscivamo dal parcheggio, incrociammo una pattuglia della polizia; rallentarono per guardarci in faccia tutti e 2, e poi per guardare l'auto (e la targa, ci scommetto).
Ma tutto era regolare, un tizio “grosso” coi capelli corti in camicia hawaiana, pantaloni corti e Ray-Ban che coprivano buona parte del viso, accompagnato da una gnocca seminuda con borsa “regalo” di un noto negozio del posto.
Eravamo perfetti, eravamo come quasi tutti quelli del posto e quindi i 2 cops se ne andarono lemmi lemmi.
Non potei fare a meno di congratularmi con me stesso : bravo Bigfoot sei veramente un drago...
Ero diventato parte integrante dell'ambiente.
Dopo aver gironzolato un po', era ora di andare in un'altro posto, molto romantico; ma anche molto pericoloso per me. :
Ma mi sentivo su di giri, l'adrenalina mi stava facendo effetto; come a caccia, prima c'e la paura, poi subentra l'eccitazione e a quel punto andresti anche all'inferno, convinto di poter tornare indietro.
Per fortuna il traffico era diminuito moltissimo rispetto al mattino, e arrivammo a Santa Monica quasi in un attimo (si fa per dire).
Quando Teresa vide il Santa Monica Pier, il lungo molo frequentatissimo che è il simbolo di questa cittadina, esclamò dubito :
“Caspita, ma questo l'ho già visto, qui hanno girato un sacco di film (e giù, da brava cinefila l'elenco)”.
Con un colpo di c..o riuscii anche a trovare un parcheggio nelle vicinanze; scendemmo tra la solita ammirazione di un gruppo di ragazzi e ragazze (le macchine europee scatenano sempre la libido dei giovani americani).
Ci tuffammo in mezzo alla gente (sperando di non incrociare qualche mia conoscenza) e percorremmo il lungo molo fino in fondo, dopo aver dato una sbirciatina ai vari negozietti di chincaglierie; quando arrivammo in fondo, mi guardai indietro: era veramente lungo, mi sarebbe piaciuto essere qui quando l'oceano si gonfia, con le onde alte 8-10 mt. e tutti i giovani del posto si catapultano sui surf. :
Mentre guardavo l'oceano, Teresa si fece sotto e mi diede un lungo bacio.
Poi sottovoce : “Grazie di tutto....”
Rimane uno dei più bei ricordi della mia vita.
)
Oramai era metà pomeriggio, ci prendemmo 2 “Italian ice cream” (in queste cose siamo sempre i migliori) e ce ne tornammo alla macchina; era ora di riprendere la via di casa.
Avrei voluta portarla a visitare la Promenade, l'isola pedonale piena di artisti di strada e negozietti con le cose più strane, ma ci voleva troppo tempo.
Per tornare, invece di prendere la Highway, presi la strada litoranea che corre in riva all'oceano; più lunga ma molto più scorrevole.
E sopratutto più romantica, con il disco del sole che lentamente si tuffa nell'oceano.
Purtroppo quando arrivammo a Santa Barbara, avevamo un leggero ritardo; mentre entravamo nella villa di Michelle, alcuni invitati stavano già arrivando.
Ad un certo punto, Teresa esclamò :
“Guarda, Michelle ha invitato anche dei marinai !”
Guardai nella direzione indicatami: c'era un gruppo di uomini in divisa bianca che stavano parlando tra di loro.
Mentre passavamo davanti a loro in macchina guardai meglio :
“Non è possibile !!!” esclamai ad alta voce.
Uno del gruppetto si girò, abbassandosi per guardarci meglio; poi lo sentii esclamare :
“Ma è Bigfoot !!”, indicandomi agli altri.
Bloccai la macchina e scesi subito; i 4 militari mi circondarono subito, e partì una valanga di abbracci e pacche sulle spalle.
FLASHBACK:
Non erano marinai, ma piloti dell'USNavy con la divisa da cerimonia; molto amici, era più di un anno che non li vedevo; li avevo conosciuti alcuni anni prima, ad un corso di addestramento dalle parti di S.Diego; avevo dato loro una “mano” a superare dei test, e loro per riconoscenza mi avevano fatto entrare nel “cerchio magico” o meglio, nel loro “squadron 69”.
Voi ora vi chiederete cosa ci fa un civile in uno “squadron” composto da militari; bene, vi devo qualche spiegazione (per quello che si può dire).
Il numero dello “squadron” (69) penso abbiate capito cosa significa; esatto, proprio quello; e lo “squadron 69” è la più famosa confraternita di “punter professionisti” degli USA.
Entrare a farne parte è un'onore, e ti da la possibilità di accedere a dei “meeting” molto esclusivi, di difficile se non impossibile accesso.
I 4 che mi circondavano erano il “Comandante” Cpt. Rick “Maverick” (..omissis..), il Cpt. Tommy “Fat Goose” (..omissis..), e i Lt. Sam “Turkey” (..omissis..) e Elliot “Firebolt” (..omissis..).
Come nella caccia/pesca non puoi scegliere il tuo soprannome, anche tra i piloti capita la stessa cosa.
“Maverick” era stato battezzato con quel nick durante il sua periodo alla base di Miramar, quando era uno degli istruttori della Top-Gun AFTC, e si divertiva a “far fuori” gli aspiranti top-gun del USNavy; mai nickname fu più appropriato.
“Fat Goose” aveva iniziato a pilotare aerei a 11 anni, con il padre, in British Columbia; anzi era idrovolanti e quindi nello slang dei piloti erano un “goose”; poi siccome era piuttosto tarchiato e con qualche kg. di troppo era diventato “Fat Goose”; gran manico, era in grado di atterrarti nella vasca da bagno (e poi ripartire naturalmente).
“Turkey” era del Kentuky (lo stato con più tacchini selvatici degli USA), aveva capelli brizzolati : il suo nick lo calzava a pennello; grande “tacchinatore” (nel senso italiano del termine).
“Firebolt” : è il nome della 2° scopa magica che usa Harry Potter; vederlo volare non sapevi se aveva imparato da Harry Potter o viceversa.
“Maverick” era quello che mi ha insegnato alcuni numeri (come la Immelman e il Kobra di Pugacev) che da allora sono diventati parte integrante del mio “air show”; per contraccambiare io ho insegnato loro la famosa posizione, che “Fat Goose” poi battezzò “del rifornimento in volo”, costato a me e a Teresa innumerevoli prove (e figure, le prime volte non è facile).
)
Tutto queste “posizioni” sono legate alle figure del volo; se volete farvi un'idea potete cercarle sul web dove sono spiegate molto bene.
Siccome dovevo avere anch'io un nick, “Fat Goose”, con l'approvazione degli altri 3, mi battezzò “Bigfoot”; e quindi, essendo comunque io un civile, mi regalarono un casco da pilota (che tengo tra i miei cimeli), con il mio nick stampato davanti e l'emblema dello “squadron 69” (potete immaginare cos'è
.
)
Un anno dopo il nostro primo incontro a San Diego, ricevetti le promozione; lo “squadron 69” mi avevano promosso “comandante” (questo termine viene affibbiato ai “soci” anziani che abbiano contribuito alla causa comune ed è indipendente dal grado; inoltre era la prima volta che veniva conferita ad un civile (come sottolineava “Maverick” nella lettera inviatami); e per rimarcare la cosa, mi diedero anche il pin della US Navy da mettere sulla giacca (l'unica che può essere portata anche da un civile).
Mi sentivo veramente orgoglioso di quella combriccola di “matti”.
Fine FLASHBACK
Chiesi che ci facevano da quelle parti; la Florida era lontana; mi aggiornarono sulle rispettive dislocazioni.
“Maverick” era stato promosso ed ora era a Washington; purtroppo li c'erano un sacco di “no-fly zone” da rispettare e il nostro hobby ne risentiva.
“Fat Goose” era diventato un “tester” e adesso era ad Ellis, in Nevada; gli dissi “A caccia di Alieni ?”
Mi rispose che non c'erano Alieni ad Ellis, però in compenso c'è lì vicino Las Vegas (che non è poco per il nostro hobby).
“Turkey” e “Firebolt” invece erano imbarcati, su portaerei diverse (sfortunatamente) e lì era veramente dura...... le colleghe sono “OFF”.
A questo punto presentai loro Teresa, la quale scese dalla macchina con un movimento rapido che mise subito in evidenza le belle gambe.
Notai subito un lampo negli occhi di quei 4 lupi, ma per mettere subito ben in chiaro le “regole d'ingaggio”, la presentai come mia compagna "da ben 8 anni".
Erano tutti ufficiali e gentil'uomini, per cui tutti e 4 risposero con un perfetto baciamano, che lasciò abbastanza perplessa la mia piccola.
Ma comunque avevano tutti recepito il mio messaggio, per cui mi misi tranquillo.
Chiesi a “Maverick” come mai erano a quella festa:
“Conosciamo Michelle e ci ha invitati alla sua festa di compleanno” disse sorridendo a me e a Teresa.
Guarda guarda, Michelle conosce questi qui; interessante, molto interessante, pensai tra me e me.
Guardai la mia cerbiattina; era ora di allontanarsi da quel branco di lupi, a scanso di equivoci; diedi loro l'arrivederci a dopo, risalimmo in macchina e rientrammo alla base; dovevamo ancora anche cambiarci per la festa.
Quando,dopo aver rimesso ad incastro le auto nel garage, arrivai su nella nostra stanza, trovai Teresa che stava provando il vestito che aveva preso, con l'assistenza di Michelle; mentre mi preparavo, sentii nell'altra stanza che Michelle consigliava a Teresa di togliere l'intimo di sotto, perchè si notava sotto il vestito; ma la mia piccola non era molto d'accordo e quindi si accese una piccola discussione. :
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.