Cap. X - “72 ore” 2° parte
Ora che la vedevo da vicino, dovetti ammettere che era veramente carina; alta 1.80 (più tardi mi dirà 1.7
, capelli biondi che cadevano sulle spalle, occhi grigio-azzurro, carnagione molto chiara, corporatura snella (da “velina” direbbero in Italia), il classico prodotto nord-europeo.
Siccome il mio russo lasciava a desiderare, mi disse subito di parlare nella mia lingua; restai molto sorpreso, non so come ma aveva capito che ero italiano.
A differenza del mio russo, lei parlava perfettamente la nostra lingua, e direi anche meglio di tanti nostri compatrioti; solo il suo accento, tipicamente russo, la tradiva.
Mi chiese come mai ero interessato alle fiabe russe; gli dissi quello che a mia volta mi aveva detto tempo prima un'amica (russa) : “...se vuoi capire il popolo russo, leggi le sue fiabe...” :
La risposta la fece sorridere, e sorridendo diventava ancora più bella.
Mi accompagnò in una saletta più piccola delle precedenti, ma sempre comunque molto grande, piena di scaffali con centinaia o forse migliaia di volumi di tutte le dimensioni e colori.
Caspita, la scelta sarebbe stata dura. :
Chiesi consiglio, perchè sinceramente non sapevo nemmeno cosa cercare; accettò di darmi una mano nella scelta e cominciò a tirar fuori alcuni libri scritti in inglese perchè purtroppo non avevano volumi nella nostra lingua, e vista la mia difficoltà con la lingua originaria ammisi che era una scelta saggia.
Mentre lei mi illustrava sfogliando alcuni volumi, io continuavo a guardarla; era veramente affascinante, parlava sottovoce, con calma; non parlava da venditrice, ma da appassionata della materia che probabilmente conosceva molto bene.
Alla fine scelsi, su suo consiglio, un paio di libri; poi, feci la mia mossa: gli dissi che mi sarebbe piaciuto approfondire l'argomento e che lei era sicuramente la persona adatta.
Ci pensò su alcuni istanti prima di rispondermi.
Allora, per convincerla, mi presentai; sorrise e finalmente accettò :
“Mi chiamo Vassilissa”
Concordammo un'appuntamento per il giorno dopo, alle 13 (lei aveva una mezz'ora di pausa, e andava sempre a prendere qualcosa in un bar li vicino) ; mi feci dare l'indirizzo (anche se lo sapevo già
; io alle 13 sarei stato davanti al bar.
Pagai i 2 libri e uscii; in fin dei conti era stato abbastanza facile agganciarla; ora non mi restava altro che leggermi i 2 libri.
Sarebbe stata una lunga notte, ma qualche sacrificio bisogna pur farlo.
)
Il giorno dopo, alle 13 (anzi qualche minuto prima come da mia regola), ero davanti al bar.
Vassilissa arrivò puntualissima; appena mi vide sorrise e mi chiese subito se avevo iniziato a leggere i libri.
Quando gli dissi che li avevo letti tutti e 2, rimase molto sorpresa:
“Ma non hai dormito ?”
Notai che era passata al “tu”; molto bene.
“Volevo sapere come andava a finire”
Questa volta rise di gusto, forse non si aspettava una risposta così; e quando rideva così era ancora più bella, e affascinante. :
“Però mi devi spiegare alcune cose sui personaggi”
Entrammo nel locale e andammo nel suo posto preferito, nell'angolo; ordinammo 2 thè e i soliti pasticcini; e poi iniziammo a chiaccherare.
Questa è la fase più difficile, quella che il mio mentore tanti anni prima chiamava “l'accostamento”.
Iniziai a fare domande, e Vassilissa rispondeva a tutto, con profonda conoscenza della materia; nessuno può immaginare cosa ci sia dietro a queste storie; aveva ragione la mia amica, cominciavo a capire molte cose, cose su cui prima non mi ero mai soffermato. :
Inoltre Vassilissa era una narratrice incredibile; gli dissi che il suo collega mi aveva detto che era anche scrittrice di fiabe.
Lei arrossì, poi mi confessò che era comunque solo all'inizio e che non poteva competere con i grandi scrittori di quel genere.
Cominciai a spostare il discorso su di lei; venni così a sapere che aveva 22 anni, laurea in letteratura, e che lavorava da circa 1 anno in quella libreria; come scrittrice aveva iniziato a 17 anni con le fiabe per bambini; poi si era innamorata della materia e aveva proseguito.
Gli dissi che mi sarebbe piaciuto proseguire il discorso, per cui l'invitai a cena per la sera; questa volta accettò subito e concordammo dove trovarci.
Da quel giorno iniziammo a vederci regolarmente, alle 13 per la solita mezz'ora, e poi alla sera; cenavamo assieme e poi Vassilissa mi faceva conoscere una San Pietroburgo che non avevo mai visto: la città più “culturale” del nord-europa : musei, mostre, concerti, non ci facemmo mancare niente.
Il bello è che poi io l'accompagnavo a casa (aveva una coinquilina) e io me ne tornavo in albergo; a pianificare quello che avrei fatto il giorno dopo. :
Su una cosa avevano avuto ragione i miei 2 colleghi: era veramente una brava ragazza.....
Purtroppo nel week-end non era disponibile in quanto rientrava a casa, un paesino distante un'ora circa di macchina da San Pietroburgo; doveva andare a trovare la vecchia zia che l'aveva allevata.
Una sera, a cena, mi raccontò la sua storia; figlia unica, aveva perso entrambi i genitori a 11 anni in un terribile incidente stradale.
Da allora aveva sempre vissuto nella casa di famiglia con questa zia che l'aveva allevata come una figlia.
Ecco perchè ora ogni week-end lo “dedicava” alla vecchia zia; comunque concordammo per rivederci il lunedì successivo.
Avrei fatto come il bravo cagnone che aspetta il rientro della sua bella padroncina. :
La storia stava diventando un po' assurda, ma non me ne stavo rendendo conto; 30 anni di differenza sono troppi, ma quando ero con lei io ero in pace con me stesso; la mia voglia di viaggiare e di conoscere spariva; ero solo contento di essere accanto a lei.
Io “volevo” solo essere con lei, vederla, sentirla parlare in italiano con quel buffo accento russo, sottovoce e sorridente, con quegli occhi che a volte diventavano di un azzurro quasi blu.
Non so se era amore, so solo che mi piaceva e volevo quello.
Cominciai a capire anche quelli che hanno qualche dipendenza e che dicono di non poterne fare a meno; anch'io in quel week-end mi accorsi che non potevo fare a meno di Vassilissa.
Per fortuna il lunedì riprendemmo a vederci; quando la vidi arrivare alle 13 al solito posto, fu come vedere l'oasi dopo la traversata del deserto; ovviamente cercavo di non far trasparire il mio stato, ma credo che ormai Vassilissa intuisse qualcosa; e il fatto che non mi avesse mandato a stendere lo interpretai come un buon segno. :
I giorni passavano in fretta e il tempo scorreva inesorabilmente troppo in fretta; solo quando ero con Vassilissa nei 2 appuntamenti giornalieri il tempo si fermava, tutto si cristalizzava intorno a noi.
Lei parlava, rideva, faceva qualche smorfia per sottolineare quello che diceva; io, stregato da quella ragazza, mi accontentavo di guardare e ..... di stare insieme a lei.
Mi sembrava di essere ritornato ai tempi di Piccola Luna, la mia miniatura cinese; ma questa era differente, non solo per l'altezza, ma per quel qualcosa di misterioso che aleggiava in lei.
Lo sentivo, il mio sesto senso difficilmente sbaglia; lo percepivo, ma ancora non capivo. :
Passammo così 3 settimane intense; oramai di San Pietroburgo mi aveva fatto vedere tutto; non so quanti terabyte di informazioni aveva immagazzinato il mio cervello, ma ero contento ugualmente.
Alla sera, nel letto del mio albergo, solo soletto, esaminavo la situazione; mai nel corso della mia vita, avevo “curato” una ragazza così da vicino e per tanto tempo, senza tentare mai niente; niente di niente, zero assoluto. :
Anzi, quando il diavoletto che c'è in me voleva tentare un'approccio, una palpatina, così tanto per vedere cosa succedeva, l'angioletto che coabita con lui lo bloccava subito con una bella bastonata con la mazza da baseball.
Probabilmente era ora di chiudere tutto, in fin dei conti non potevo dargli torto; che interesse poteva suscitare in lei questo vecchio catenaccio, oltre quello di avere molti interessi in comune? :
Solo che bastava sospendere la mia dose quotidiana di Vassilissa (quando lei spariva nei week-end), che il povero Bigfoot finiva in astinenza; il giorno più duro da sopportare era il sabato, perchè la domenica già mi preparavo per l'incontro di lunedì.
Già, l'incontro del lunedì; per fare cosa, se non chiacchere, risate e tutte quelle cose che ho già raccontato. :
Era quasi passato un mese da quando l'avevo conosciuta, e purtroppo da lì a qualche giorno avrei dovuto lasciare San Pietroburgo, mi avevano richiesto da un'altra parte; chissà quando avrei potuto tornare da queste parti. :
Quella sera Vassilissa, a cena, improvvisamente mi chiese se volevo venire con lei nel prossimo week-end al suo paese, così mi avrebbe fatto conoscere la vecchia zia.
Ardevo dal desiderio di conoscere la sua vecchia zia
) , perciò dissi subito di si.
“Copriti bene, perchè ho visto le previsioni e farà molto freddo.”
Poverina, non sapeva che il vecchio Bigfoot ne aveva visto e sopportato di tutti i colori; accettai subito l'invito, ormai di San Pietroburgo avevo visto tutto.
Quel venerdì mi preparai bene, dissi addirittura anche ai miei 2 colleghi che se non mi avessero rivisto tra qualche giorno, di avvertire Quelli di Piazza Dzeržinskij che avrebbero pensato loro a trovarmi; risero di gusto alla mia battuta, anzi uno mi chiese se avevamo già previsto la data del matrimonio.
Come al solito non avevano capito niente.
Il viaggio durò esattamente come mi aveva detto Vassilissa, +/- 1 ora; il paesaggio era cambiato, pianura con qualche villaggio fuori dal tempo qua e la.
Mi disse che quasi tutti questi villaggi erano popolati solo da gente anziana, perchè i giovani si erano tutti trasferiti in città; solo nei week-end, tornavano a popolarsi un po'.
Finalmente arrivammo al suo villaggio, che attraversammo lentamente; mi fece vedere la sua vecchia scuola, il municipio, un paio di negozi e qualche bar.
Capii perchè i giovani scappavano da quei posti.
Quando Vassilissa fermò la piccola Hyundai davanti ad una grossa casa, con un piccolo giardino davanti capii che eravamo arrivati.
Come ho scritto prima, la casa era molto grande, in pratica era divisa in 2 ali unite da una parte comune, dove c'era un porticato con relativa scalinata di 5-6 gradini; era tutta fatta in legno, di 2 piani e ricordava molto le dacie che avevo visto lungo il viaggio.
Appena scesi dalla macchina, mentre mi infilavo il giaccone, sentii gracchiare vicinissimo a me ; mi girai verso la casa e vidi un corvo reale (sono quelli neri scurissimi, che hanno gli occhi rossi) molto grande.
Aveva nel becco un grosso osso di animale; probabilmente il femore di un coniglio o qualcosa di simile; mentre lo guardavo, il corvo mollo l'osso e volò via, fermandosi sul tetto della casa.
Sentii la voce di Vassilissa che diceva :
“Perchè l'hai spaventato ?”
Io veramente non ho spaventato nessuno, volevo dire; mi girai verso Vassilissa che intanto era scesa dall'auto e si era infilato un bellissimo giaccone di pelliccia (durante il viaggio mi aveva confessato che, nonostante fosse una animalista convinta, ogni tanto lo indossava perchè era un ricordo della sua mamma).
In effetti, addosso a lei, quel giaccone di pelliccia di lupo, con relativo colbacco faceva un figurone.
Improvvisamente dalle nubi sbucò il sole del tramonto, basso ma ancora vivissimo; i raggi del sole colpirono in pieno la figura di Vassilissa.
Per alcuni secondi i suoi capelli biondi e i suoi occhi diventarono come oro.
Improvvisamente mi fu tutto chiaro, la profezia dello sciamano Crown si stava avverando :
Erano trascorse 4 primavere da quell'incontro nel Montana. :
Il corvo (Crown in inglese) che aveva abbandonato l'osso (come quelli che avevo visto infissi davanti alla porta della capanna dello sciamano) davanti ai miei piedi . :
La capanna a forma di luna (quella casa dalla forma a C) così strana rispetto alle altre che avevo visto.
)
Lo Spirito della Conoscenza che vive nelle Pianure della Grande Madre; così i russi chiamano la loro terra, “La Grande Madre”; ed eravamo in una pianura immensa. :
Quando chiesi come potevo riconoscere lo Spirito della Conoscenza, lo sciamano aveva detto alla mia guida che l'avrei riconosciuto perchè era simile ad un lupo con capelli e occhi d'oro.
E per alcuni secondi, Vassilissa con il suo giaccone e colbacco di lupo aveva avuto i capelli e gli occhi d'oro. :
Ero paralizzato, non sapevo più cosa fare, pensavo solo a quella profezia. :
Anche Vassilissa se n'era accorta, tant'è che mi chiese subito se c'era qualcosa che non andava; feci uno sforzo e gli dissi che andava tutto bene.
Prendemmo le borse, e dopo aver aperto il cancelletto si avviammo verso la casa; mentre stavamo per salire la scalinata del porticato, le notai......
Su alcuni pilastri del porticato, erano attaccate numerose corna di cervo; esattamente come aveva detto quel vecchio indiano. :
Tutto combaciava, sembrava impossibile ma era successo esattamente quello che mi aveva detto 4 anni prima.
E ora non mi restava altro che : entro e non oltre la terza alba dovevo venir via da lì, o sarei rimasto per sempre. :
Dentro di me scese il gelo......
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.