Cap. X - “72 ore”
Quello che racconterò in questo episodio è molto personale, e lo racconterò perchè qui, forse, ci sono ancora persone che credono ai sogni.
Daltronde cosa sarebbe la nostra vita senza i sogni ? :
La storia ha un prologo, 4 anni prima del suo inizio ufficiale; quell'autunno io e il mio amico Gigggetto per le nostre ferie eravamo andati a caccia tra le montagne del Montana.
Avevo scelto quel posto perchè c'erano pochi voli da fare (il mio amico odia volare); la maggior parte degli spostamenti avveniva infatti tramite fuoristrada / quad / cavalli e muli.
Avevamo programmato i soliti 10 giorni , ed oramai eravamo quasi alla fine; il 5 giorno, venni a sapere dalla nostra guida, un indiano Crow, che conosceva un vecchio sciamano della sua tribù che praticava “l'antica medicina”.
In Bigfoot scattò immediatamente la curiosità; voleva vedere assolutamente quest'uomo, e se fosse stato possibile, assistere a qualche rito.
Spesso durante i loro raduni annuali, gli sciamani praticano questi riti ad uso dei turisti creduloni; feci presente la cosa alla nostra guida, che rispose che quello che conosceva lui, viveva come un eremita in un bosco, e non partecipava a raduni.
E poi sopratutto questo sciamano ti poteva accompagnare “nella Terra dei Morti”; la cosa mi affascinava sempre di più........
“Passerotto, non lo fare”
Gigggetto aveva già capito dove volevo arrivare perchè 4 mesi prima avevo perso mia madre.
Ma io sono testardo e tenni duro; il giorno dopo andammo, a cavallo dallo sciamano Crow; viveva in un posto incredibile, una specie di grossa capanna fatta di tronchi d'albero, ramaglie intrecciate e pelli di animali; il tutto era circondato da paletti su cui era infilati i crani dei più diversi animali, nel più assoluto disordine geometrico.
Quando arrivammo lui ci aspettava fuori la sua capanna; già immaginavo che non potesse assomigliare a un Brad Pitt o a qualche attore hollywodiano, ma quello che vidi superava qualsiasi mia immaginazione.
Non era molto alto, circa 1.60, anni indefiniti (70-80-90) magro da far spavento, completamente coperto di tatuaggi, viso compreso; non aveva pelle nel senso letterale, ma una specie di cuoio che aveva ricoperto con pelli e stracci vari di colori indefiniti.
Sul capo aveva una sorta di elmetto fatto con una parte di un cranio d'orso (dalle dimensioni penso fosse un brown bear).
Scendemmo da cavallo e ci sedemmo per terra; i 2 indiani iniziarono a parlare nella loro lingua; mi sembrò di capire che, almeno inizialmente, lo sciamano non voleva collaborare.
Sinceramente mi sembrava giusto, in fin dei conti ero solo uno straniero curioso; poi finalmente la mia guida riuscì a convincerlo; ci alzammo tutti e 3, e mentre lo sciamano entrava nel capanno, la mia guida mi spiegò tutto; lo sciamano mi avrebbe accompagnato nella “terra dei morti”, però prima dovevo purificarmi.
Esattamente come nei country club più rinomati pensai, dovevo pagare dazio. :
Dopo alcuni minuti lo sciamano venne fuori con una ciotola in mano che conteneva una specie di cenere grigia; disse qualcosa alla guida che tradusse : dovevo togliermi gli abiti, completamente.
Inquietante.
Ubbidii, mi tolsi tutto restando come mamma mi fece in mezzo a quei 2 figuri; mi venne in mente una scena di “Un tranquillo week-end di paura”; la scacciai immediamente dalla mente. :
Lo sciamano cominciò a buttarmi addosso la cenere che aveva nella ciotola borbottando una specie di nenia; quando cominciai ad assumere un bel tono di grigio, smise la nenia, mi prese per un braccio e mi accompagnò verso il ruscello che scorreva nelle vicinanze del capanno.
Qui mi fece capire che dovevo immergermi e lavarmi completamente (anche se probabilmente lui ne aveva bisogno più di me); dopo che mi ero lavato ben bene e tolto tutta la cenere che mi aveva buttato addosso, mi fece avvicinare a lui, prese del fango dalla riva, lo impastò di nuovo con la cenere, e iniziò a spalmarmi il tutto sul corpo.
Dopo 10 minuti ero una specie di fantasma bianco; se qualche cacciatore fosse passato da quelle parti, non si sarebbe fatto scappare un Bigfoot albino; impagliato, sarebbe stato molto trendy nell'ingresso di una casa di campagna.
Mentre lo sciamano mi accompagnava verso il capanno, la mia guida mi disse che mi avrebbe aspettato lì vicino ad un gruppo di alberi distanti un centinaio di metri.
Seguendo lo sciamano, entrai nel capanno, tutto nudo e bianco; l'odore che c'era era semplicemente spaventoso; avrei voluto scappare, ma qualcosa mi trattenne lì dentro; oramai ero in ballo e dovevo andare fino in fondo.
Al centro del capanno c'era una grossa buca contornata di pietre rotonde su cui erano disegnati strane figure che non riuscivo a capire.
Lo sciamano mi indicò di sedermi davanti al fuoco, per terra; ubbidii subito, mentre lui prese un secchiello di legno e cominciò a bagnare le pietre che essendo calde, iniziarono ad emanare vapore.
In pochi minuti la temperatura e il vapore si trasformarono in una sauna bestiale; ero sudato come un maiale; intanto lo sciamano aveva iniziato di nuovo una nenia, mentre girava con un bastone il contenuto di un paiolo a fianco del fuoco.
Io intanto osservavo e sudavo; già immaginavo quello che avrei raccontato a Gigggetto e agli altri amici del nostro club in Italia.
Ad un certo punto, lo sciamano prese una ciotola, la riempì con quello che oramai bolliva nel paiolo e mi diede il tutto assieme ad un cucchiaio di legno, facendo il segno che dovevo mangiarlo.
Guardai la ciotola, chissà cosa c'era dentro; l'odore sembrava quello di un minestrone con carne e cotiche; partii con un piccolo assaggino, non era molto invitante.
Mi ricordava molto l'huberlekke dei Walser, e probabilmente era fatto nella stesso modo : tutto quello che c'è nell'orto, erbe di montagna e poi, per dare sostanza, tutto quello che cammina, vola o striscia sulle montagne, fatto cuocere 8/9 ore nel caminetto, in modo da poter dare anche quel retrogusto di fumo.
Mentre mangiavo quell'intruglio, pieno di ossicini di animali e altre cose strane che non avrei mai identificato, lo sciamano cominciò a buttare delle polveri colorate nel fuoco; ogni volta dalle fiamme si sprigionavano delle scintille che poi salivano lentamente verso l'alto, dove c'era una piccola apertura per far defluire il fumo.
Non so quante ore rimasi lì ad ascoltare le nenie di quell'uomo, sudando come un cavallo e continuando ad assorbire quei fumi che si sprigionavano dalle polveri buttate sul fuoco.
Avevo perso la cognizione del tempo e della dimensione; vedevo accanto a me il mio corpo accasciato, come se dormisse.
Ma se lo vedevo non potevo dormire.
Ad un certo punto, lo sciamano smise di cantare la sua nenia e iniziò a parlare, senza guardarmi, in italiano.
E mi diceva cose che solo mio padre (morto quando io avevo 19 anni) ed io sapevamo; mi chiamò anche con il sopranome che solo sui sapeva e usava ogni tanto, quando ero piccolino.
Gli chiesi come stava e se c'era anche la mamma.
Mi disse che non era come dicevano, non si stava bene; e la mamma era lì con lui, ma non poteva parlare.
Non so quanto durò tutto questo, ad un certo punto crollai e non capii più niente; l'ultima cosa che mi ricordo di aver visto è quella di un grande buco nero, come se fosse un precipizio, ed io ero sull'orlo.
Poi sentii uno forte scrollone sulla spalla; quando riaprii gli occhi, lo sciamano e la mia guida erano chini su di me.
Chiesi alla guida cosa era successo; mi rispose che lo sciamano mi aveva riportato indietro dalla “terra dei morti” perchè erano passati i 2 giorni previsti, il massimo consentito per poter tornare.
Andai al mio zaino, presi l'orologio e guardai : era tutto vero.
Mentre lo salutavamo, prima di venir via, lo sciamano iniziò ancora a parlare; parlava una lingua “antica” che anche la mia guida aveva difficoltà ad interpretare e tradurre.
In pratica mi disse che fra 4 primavere avrei incontrato lo “Spirito della Conoscenza che vive nelle Pianure”, nella “Grande Madre”; questo “Spirito” mi avrebbe affascinato ma dovevo ricordarmi che se mi fossi fermato presso di lui per oltre 3 albe, non sarei più tornato indietro, perchè si sarebbe preso la mia anima per sempre.
Bella profezia, mi toccai istintivamente; poi tanto per sapere cosa evitare, gli feci chiedere dalla guida come l'avrei riconosciuto questo “Spirito” pazzerello da evitare.
La risposta fu inquietante e intrigante allo stesso tempo; la guida tradusse così :
“Avrà le sembianze del lupo, con i capelli e gli occhi d'oro, vive in una capanna a forma di luna; sulla porta ci saranno le corna di molti cervi”.
Sinceramente, non mi sembrava una cosa facile da trovare. :
Mentre tornavamo a cavallo verso il nostro lodge, i 2 giorni di sauna cominciarono a farmi effetto; tremavo come una foglia nonostante che fossi vestito pesantemente; ad un certo punto, anche la mia guida se ne accorse, e per darmi conforto mi mise una vecchia coperta indiana sulle spalle.
Quando arrivammo al lodge, capii che non ero molto presentabile, tutti mi guardavano; a cavallo, con quella vecchia coperta indiana sulle spalle, il viso che era rimasto ancora un po' sporco di bianco, potevo rappresentare benissimo uno spettro.
Anche Gigggetto quando mi vide si lasciò scappare un “O mio Dio !”
Poi corse ad abbracciarmi
“Te l'avevo detto di non andare”
“Avevi ragione, non ci dovevo andare”.
Poi cominciai a piangere, e lui con me.
9 year later
Mi ero appena appisolato che sentii uno tocco gentile sulla spalla; era la hostess dell'Air France che mi avvertiva di allacciare le cinture, stava per iniziare l'atterraggio a San Pietroburgo.
Ancora poco e avrei finalmente rivisto Vassilissa.
)
….........
Tutto era iniziato 5 anni prima, forse per caso, forse perchè così era scritto nel mio destino.
Esattamente come aveva previsto quello sciamano Crow, 4 primavere dopo essere stato nella “terra dei morti”.
Ero nell'antica capitale degli Zar da circa 2 mesi; avevamo preso l'abitudine giornaliera che, nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro, si usciva per fare 4 passi e per dare un'occhiata al posto.
Avevamo scoperto un locale che serviva dei pasticcini semplicemte favolosi.
Diffatti era sempre pieno di gente, sopratutto giovani (ragazzi e ragazze).
E, se non lo sapete ve lo dice Bigfoot, qui c'è la più altra concentrazione per mq di quello che in Italia chiamiamo “veline”.
Daltronde siamo ad un tiro di schioppo dalla Finlandia, Svezia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia; non è male come prospettiva.
In quel momento però le donne era l'ultimo dei miei pensieri; avevo altri problemi da risolvere e la mia concentrazione era rivolta altrove.
Fu il commento volgare di uno dei miei due colleghi che attivò la mia attenzione; guardai nella direzione dei loro sguardi e vidi una ragazza molto bella, alta e molto giovane (almeno così sembrava).
Sentii dai 2 miei colleghi che era una di “gusti difficili”, che non dava confidenza a nessuno, sopratutto a quelli come loro che pretendevano, dopo mezz'ora di portarla in albergo.
Avete presente quando le leonesse guardano, con occhi fissi, immobili a parte la coda, un branco di gazzelle o zebre o kudu o qualche altra loro preda abituale ?
Non stanno guardando “il” branco nel loro insieme, stanno guardando “la” preda, il singolo esemplare che possono catturare; così mi aveva spiegato una volta in Namibia il nostro P.H.
Bigfoot fece esattamente così; mentre i miei 2 colleghi correvano dietro ad improbabili avventure occasionali, io studiavo “quella” ragazza.
Oramai sapevo tutto di lei, arrivava sempre alla stessa ora, pacco di libri in mano (probabilmente aveva un lavoro che aveva a che fare con i libri). :
Sedeva sempre nello stesso angolo del locale, dopo essersi tolta il giaccone, che riponeva accuratamente sulla sedia accanto (metodica, non voleva compagnia, almeno lì
. :
Non ordinava perchè il cameriere sapeva già cosa voleva: un the nero e dei piccoli pasticcini.
Dopo avere preparato il suo thè, mangiava un pasticcino, dopo di chè tirava fuori dallo zainetto un quaderno dalla copertina scura, una matita e quindi dopo aver sfogliato e letto alcune pagine del quaderno si metteva a scrivere.
A volte il suo viso assumeva un'aria triste, altre volte un'aria allegra (forse dipendeva da quello stava scrivendo); spesso si interrompeva per bere una sorsata di thè oppure per mangiare un pasticcino.
Allora in quei momenti alzava la testa dal quaderno e si guardava in giro; spesso vedevo che osservava i gruppi di ragazzi e ragazze intorno a lei; si immedesimava nei loro discorsi, rideva alle loro battute; poi ritornava a scrivere.
Alcune volte guardò anche nella nostra direzione, ma non ebbe nessuna reazione; semplicemente quei 3 stranieri che sorseggiavano birra non gli interessavano.
Uno dei miei colleghi sentenziò che “quella” era una ragazza per bene e che quindi era inutile perderci tempo.
Perfetto, a Bigfoot interessano solo le ragazze per bene; in fondo anche qui potevo notare la differenza tra me e loro: eravamo tutti sulla stessa barca, solo che loro erano ai remi ed io avevo il comando, forse perchè c'era un motivo. :
Avevo notato che nel fine settimana spariva, per ricomparire al lunedì; probabilmente aveva una casa fuori città. :
Dopo una decina di giorni di studio, decisi che era il momento di andare a caccia; e Bigfoot caccia da solo.
Mollai i 2 colleghi alla caccia di “ragazze facili” e mi concentrai sulla mia; un giorno la seguii e vidi che entrava in una grossa libreria lungo una riva della Neva; l'aspettai parecchio, ma non uscì; ne dedussi che probabilmente lavorava lì.
Il giorno dopo, una mezz'ora prima che comparisse al solito posto per il suo thè, entrai nella libreria che avevo individuato; era molto grande, parecchie sale, stracolme di libri di tutti i tipi.
Un commesso, molto gentile si avvicinò e mi chiese cosa mi interessava; avrei potuto dire mille categorie, narrativa, poesie, gialli, libri tecnici etc.
Invece qualcosa dentro di me fece dire : “Fiabe russe”.
Il commesso sorrise, avevano tantissimi volumi di quel genere, sia per bambini che per adulti; ma c'era una persona che sicuramente mi avrebbe aiutato nella scelta, conosceva molto bene il genere in quanto anche lei scriveva fiabe per bambini.
Attraversammo alcune sale, poi arrivammo a destinazione; su una scala c'era una ragazza che metteva a posto dei volumi; il commesso la chiamò e la ragazza scese subito dalla scala e si avvicinò a noi; era proprio lei, la ragazza che cercavo.
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.