Una precedente “Ali-na dagli occhi azzurri”, esitante creatura notturna piovuta nella periferia di Milano da qualche famiglia zigana della Romania, mi sembrò una delle ultime incarnazioni europee dell’umanità non-borghese rimpianta e preannunciata nei versi di “Profezia”, e le intitolai la discussione con la citazione pasoliniana. Questa nuova Alina dagli occhi azzurri è una magnetica ragazzona in cui si potrebbe vedere ancora una naufraga benigna, approdata con la sua scoppiettante spontaneità sensuale alle plaghe di un Occidente desolato, abitate da corpi isterizzati. Da subito, però, mi suscita felici ricordi di altra più facile ma degnissima poetica, quella della commedia erotica all’italiana, si voglia immaginare un film dal titolo come “La segreteria ci sta col presidente” o “La professoressa di geografia lo fa tirare a tutta la classe”.
La conosco in una notte di punta in cui sulla via Emilia e la Binasca regna un apparente deserto, dovuto in realtà all’eccesso di domanda che fa sparire le ragazze dalla strada in pochi attimi. La vedo che fuma, dopo qualche giro, provenendo dalla Valtidone, poco prima della rotonda di Francolino, alla tettoia della fermata degli autobus, coordinate circa 45.34 73 65, 9.2 81 389.
Dichiara 25 anni. Alta 1,73, dice lei, ma 1,70 glieli davo anch’io sicuramente, proporzionata, vestita con pellicciotto bianco, abito rosso (come l’intimo abbinato), di cui al momento vedo solo la minigonna, stivali neri: le bande orizzontali di colori molto contrastanti, compresa la carne delle belle cosce, esercitano subito molto richiamo su di me. Nuda scoprirà forme armoniose e gradevoli, con qualche morbidezza in particolare sul seno un po’ sottodimensionato rispetto al complesso, una seconda dove si sarebbe vista volentieri una terza soda. Viso ovale carino, sorridente, occhi azzurri, capelli neri lisci lunghi, con occhiali assai seriosi dalla montatura spessa. Eh sì, così è veramente la segretaria contegnosa che provoca tutto il giorno piegandosi in avanti a raccogliere i documenti nello schedario o accavallando le gambe alla scrivania ma poi la dà, o la pornoprof. dei film con Banfi e Alvaro Vitali che in gita finalmente conduce all’età adulta un’impacciata scolaresca dopo averla arrapata un anno intero.
Fa il pompino coperto a 20, il boccafiga a 30 (la soluzione d’ingaggio), il culo a 50, l’albergo a 100, ufficialmente non sono previste prestazioni scoperte.
È simpatica, racconta, chiede, fa complimenti discreti, ride di gusto alle battute. Mi dice fra l’altro di essere ucraina “filo-europea” (e io evito di guastare il clima dell’incontro svelandole le mie posizioni geopolitiche slavofile), tiene una rapida lezione di geografia circa la sua città natale e la sua collocazione rispetto al confine moldavo, forse anche per smentire l’ipotesi da me precipitosamente espressa che fosse rumena, ricorda di essere in zona da tre mesi ma con (evidente) esperienza pregressa, a Brescia.
Per l’imbosco lei per prima mi dice: “lo sai dov’è?”. In molti quindi avranno già capito: una stradina dell’area industriale utilizzata, adesso che le fabbriche chiudono, da quasi tutta …l’industria del sesso della Binasca. Infatti arriviamo e mi devo incolonnare a distanza di rispetto dietro ad altre due macchine ferme. Quella subito davanti a noi mi pare vuota, strano! “No, c’è la mia amica con un cliente”, mi fa esperta. Infatti, riemergendo dalle profondità della loro intimità, si staglia nell’oscurità dell’abitacolo una circospetta testolina bionda che, con movimento circolare a periscopio, perlustra rapidamente i dintorni e poi, rassicurata dall’identità complice del nuovo arrivato, si reimmerge, immagino nel pompino. Fantastico! E questo sarebbe accoppiarsi "ancora" come cani, invidiando i serragli del sesso di un polveroso passato o di qualche paese puritano e fondamentalmente sessuofobo del nord Europa, come scrive recentemente un illustre collega e amico? (Kraven carissimo, ti stanno fischiando le orecchie?) È invece la realizzazione, nella concretezza della materia, dell’utopia libertaria, “bellissimo: l’amore tutti insieme, l’amore collettivo”, per ricorrere alle parole della canzone “È sabato” di Gaber!
Rispetta questi spazi che usa, con una pur iniqua divisione delle scorie: la busta del preservativo e il fazzolettino della sua detersione li porterà via, il goldone sborrato e il mio fazzolettino li lascerà a me.
Si spoglia sotto, senza sfilare subito le mutandine, e sopra. Pompino non di virtuosismo, ma di energia, perché questo, come conferma nella scopata, è il suo carisma erotico, piuttosto che la tenerezza calorosa o la malizia libertina. Si mette in ginocchio sul sedile, attaccando una succhiata “di corpo” che coinvolge il movimento della testa e del busto: si segnalano i cambi di velocità, soprattutto quando l’erezione è completata e quindi lei lascia l’uccello alla sua perfetta verticale, reggendolo alla base e tuffandocisi sopra fino ad apprezzabile seppur non piena profondità, con uno scatto come a prendere la rincorsa. A tratti intervalla con strizzate di mano. Io intanto le tocco le tette e mi avvicino, restando all’esterno, al caldo della potta depilata con un po’ di ricrescita.
Per la scopata mi viene su lei sul sedile guidatore e, considerata la statura, apprezzo la disinvoltura con cui prende posizione. Umetta con la saliva ma la penetrazione è facile. Cavalca con forza incalzante sulle cosce, si avvinghia a me, mi guarda, simula i gemiti della passione, si bagna, e per fortuna, perché dandoci dentro così di sicuro, senza lubrificazione naturale, avrebbe cavato fuori il preservativo. Alla fine schiaccia con tutto il suo peso, avvolgendola con un movimento di bacino, la mia venuta. Il mio corpo è un arco di eros forse troppo teso dal vigore da lei sprigionato se, subito dopo aver scaricato, riprendendo posizione nel sedile portato di nuovo alla sua consueta verticale, avverto dolori muscolari nella parte posteriore della coscia, mentre divago sulle scintille che provoca l’incontro fra segni in opposizione zodiacale.
La conosco in una notte di punta in cui sulla via Emilia e la Binasca regna un apparente deserto, dovuto in realtà all’eccesso di domanda che fa sparire le ragazze dalla strada in pochi attimi. La vedo che fuma, dopo qualche giro, provenendo dalla Valtidone, poco prima della rotonda di Francolino, alla tettoia della fermata degli autobus, coordinate circa 45.34 73 65, 9.2 81 389.
Dichiara 25 anni. Alta 1,73, dice lei, ma 1,70 glieli davo anch’io sicuramente, proporzionata, vestita con pellicciotto bianco, abito rosso (come l’intimo abbinato), di cui al momento vedo solo la minigonna, stivali neri: le bande orizzontali di colori molto contrastanti, compresa la carne delle belle cosce, esercitano subito molto richiamo su di me. Nuda scoprirà forme armoniose e gradevoli, con qualche morbidezza in particolare sul seno un po’ sottodimensionato rispetto al complesso, una seconda dove si sarebbe vista volentieri una terza soda. Viso ovale carino, sorridente, occhi azzurri, capelli neri lisci lunghi, con occhiali assai seriosi dalla montatura spessa. Eh sì, così è veramente la segretaria contegnosa che provoca tutto il giorno piegandosi in avanti a raccogliere i documenti nello schedario o accavallando le gambe alla scrivania ma poi la dà, o la pornoprof. dei film con Banfi e Alvaro Vitali che in gita finalmente conduce all’età adulta un’impacciata scolaresca dopo averla arrapata un anno intero.
Fa il pompino coperto a 20, il boccafiga a 30 (la soluzione d’ingaggio), il culo a 50, l’albergo a 100, ufficialmente non sono previste prestazioni scoperte.
È simpatica, racconta, chiede, fa complimenti discreti, ride di gusto alle battute. Mi dice fra l’altro di essere ucraina “filo-europea” (e io evito di guastare il clima dell’incontro svelandole le mie posizioni geopolitiche slavofile), tiene una rapida lezione di geografia circa la sua città natale e la sua collocazione rispetto al confine moldavo, forse anche per smentire l’ipotesi da me precipitosamente espressa che fosse rumena, ricorda di essere in zona da tre mesi ma con (evidente) esperienza pregressa, a Brescia.
Per l’imbosco lei per prima mi dice: “lo sai dov’è?”. In molti quindi avranno già capito: una stradina dell’area industriale utilizzata, adesso che le fabbriche chiudono, da quasi tutta …l’industria del sesso della Binasca. Infatti arriviamo e mi devo incolonnare a distanza di rispetto dietro ad altre due macchine ferme. Quella subito davanti a noi mi pare vuota, strano! “No, c’è la mia amica con un cliente”, mi fa esperta. Infatti, riemergendo dalle profondità della loro intimità, si staglia nell’oscurità dell’abitacolo una circospetta testolina bionda che, con movimento circolare a periscopio, perlustra rapidamente i dintorni e poi, rassicurata dall’identità complice del nuovo arrivato, si reimmerge, immagino nel pompino. Fantastico! E questo sarebbe accoppiarsi "ancora" come cani, invidiando i serragli del sesso di un polveroso passato o di qualche paese puritano e fondamentalmente sessuofobo del nord Europa, come scrive recentemente un illustre collega e amico? (Kraven carissimo, ti stanno fischiando le orecchie?) È invece la realizzazione, nella concretezza della materia, dell’utopia libertaria, “bellissimo: l’amore tutti insieme, l’amore collettivo”, per ricorrere alle parole della canzone “È sabato” di Gaber!
Rispetta questi spazi che usa, con una pur iniqua divisione delle scorie: la busta del preservativo e il fazzolettino della sua detersione li porterà via, il goldone sborrato e il mio fazzolettino li lascerà a me.
Si spoglia sotto, senza sfilare subito le mutandine, e sopra. Pompino non di virtuosismo, ma di energia, perché questo, come conferma nella scopata, è il suo carisma erotico, piuttosto che la tenerezza calorosa o la malizia libertina. Si mette in ginocchio sul sedile, attaccando una succhiata “di corpo” che coinvolge il movimento della testa e del busto: si segnalano i cambi di velocità, soprattutto quando l’erezione è completata e quindi lei lascia l’uccello alla sua perfetta verticale, reggendolo alla base e tuffandocisi sopra fino ad apprezzabile seppur non piena profondità, con uno scatto come a prendere la rincorsa. A tratti intervalla con strizzate di mano. Io intanto le tocco le tette e mi avvicino, restando all’esterno, al caldo della potta depilata con un po’ di ricrescita.
Per la scopata mi viene su lei sul sedile guidatore e, considerata la statura, apprezzo la disinvoltura con cui prende posizione. Umetta con la saliva ma la penetrazione è facile. Cavalca con forza incalzante sulle cosce, si avvinghia a me, mi guarda, simula i gemiti della passione, si bagna, e per fortuna, perché dandoci dentro così di sicuro, senza lubrificazione naturale, avrebbe cavato fuori il preservativo. Alla fine schiaccia con tutto il suo peso, avvolgendola con un movimento di bacino, la mia venuta. Il mio corpo è un arco di eros forse troppo teso dal vigore da lei sprigionato se, subito dopo aver scaricato, riprendendo posizione nel sedile portato di nuovo alla sua consueta verticale, avverto dolori muscolari nella parte posteriore della coscia, mentre divago sulle scintille che provoca l’incontro fra segni in opposizione zodiacale.