Il riferimento a Non è la Rai apparirà obsoleto ai forumisti più giovani, ma quella trasmissione dei primi anni Novanta ha rappresentato un momento importante nella storia ormonale dell’Italia contemporanea, imponendo un preciso modello di bellezza femminile, minuta, levigata, asciutta e adolescenziale, sculettante e impertinente. Non a caso è ascesa agli onori della letteratura. Un nostro illustre collega nel puttanizio, anche se forse negli ultimi anni ritiratosi dall’attività di caccia, ritraendo un personaggio travolto dal medesimo turbine generazionale che ho conosciuto bene, nel quale suppongo si identificasse, scrisse: “quando inizia Non è la Rai abbasso tutte le tapparelle (&hellip e mi guardo quelle noccioline che scuotono le tette fresche. Mi piace pensare che siano tutte nella mia stanza, e che ogni oggetto sia saturo del profumo delle loro fighe pulite” (Aldo Nove).
Per questo, incontrando Simona un paio di volte, mi è venuto naturale immaginarla nel gruppo di Ambra e delle sue amiche storiche. 20 anni dichiarati, mora, capelli lisci lunghi scuri con riflessi mogano, bel viso dai fini tratti lineari, pulito ma non da ingenua, piercing, occhi marroni, alta uno e sessantacinque, gambe magre senza essere scheletriche, pelle piacevole al tatto e alla vista con la sua tonalità ambrata, culo proporzionato, pancia piatta. Ha una seconda di seno scarsa, valorizzata dall’elegante disegno delle tettine, molto elastiche, che si aprono a tenda; le manca invece un bel capezzolo: con due belle punte terminali sarebbe stata perfetta, mentre ha un bottoncino schiacciato.
La prima volta indossava un top corto che le scopriva l’ombelico e shorts in tessuto di Genova; la seconda jeans lunghi, giacca e top fantasia con cerniera.
Anche il carattere sembra di grande freschezza: ha una risata pronta, squillante e breve, ma è frenata nella comunicazione da una conoscenza dell’italiano molto scarsa. Comunque si vede che è gentile: la prima volta, attrezzata con amuchina, me ne ha offerto l’uso.
Questa compagna del primo anno d’università si rende disponibile ai nostri desideri non nella solitaria fruizione televisiva dell’harem di Boncompagni, a tapparelle abbassate, ma splendente al sole della Binasca, a Francolino di Carpiano, provenendo da Melegnano prima della rotonda, sulla destra, la piazzola circa opposta al sex shop, 4 5 . 3 4 9 0 0 2 , 9 . 2 8 5 2 5 3 (come sempre Bing maps è più preciso, mentre Google maps vi porta comunque al sex shop). La prima volta era da sola in piedi, la seconda era con un’amica ed era attrezzata con la seggiola.
Fa il pompino per 20 euri, il boccafiga per 30, chiede 100 per un’ora d’albergo, non dà il culo, non fa niente senza preservativo.
L’imbosco, un famigerato angolo della zona industriale, è terrificante. La prima volta avevo a pochi metri di distanza, sulla mia destra, un altro cliente sopraggiunto un secondo dopo di me con collega, alle mie spalle i camionisti che chiacchieravano accanto ai loro mezzi; praticamente era una piazza quasi affollata, in cui fra noi e gli altri era rimasto giusto uno spazio libero per consentire alla pattuglia dei vigili di un comune persecutorio come Carpiano di sorprenderci, ma fortunatamente è mancata la ciliegina sulla torta. La seconda volta non mancavano i camionisti e un’altra macchina, un altro cliente sicuro, che ha fatto una ronda per verificare la presenza della nostra giovine e poi si è defilato. Per di più Simona, per non offrire spettacoli (gratuiti) ai camionisti, ha sempre insistito perché mi girassi con il culo e non con il muso della macchina verso l’accesso del budello, così saremmo stati propri colti alle spalle.
La prima volta è stata il giorno di Pasquetta, quando la luminosa giornata di festa invitava ad una gita fuori porta che nel mio caso, tanto per cambiare, si è risolta in un puttantour. In quell’occasione la prestazione non era stata granché: imbosco sovraffollato, che era la negazione stessa di una pur minima possibilità intima, preservativo rosso desensibilizzante, lei che non si spoglia, alla fin fine me lo feci stroncare di mano. Però il pensiero mi era rimasto. Io non sono tipo da motel, trovo troppo incerto il rapporto qualità/prezzo: un sorriso sulla strada non è sufficiente ad assicurarti un esito soddisfacente in albergo. Certo che, avendola accanto, se pensate che si tratta proprio del mio ideale di bellezza femminile, a fronte invece di capacità tecniche nella norma e non di più, mi rendevo conto che per il pompino automobilistico quella carne in fiore, da mangiare con gli occhi, era davvero sprecata. Quindi sono tornato, le ho pagato il boccafiga con un supplemento più 10 per godere anche di un’estensione contemplativa. Lei si denuda completamente, arrotolando il pantalone sulla caviglia sinistra, io me la guardo e tocco (non intimamente, però, per mia abitudine, non perché lei abbia posto condizioni). Intanto Simona me lo fa diventare duro con un trattamento preliminare di mano e, solo perché incoraggiata da me, si spinge alla solleticazione del petto. Passa quindi al pompino, invero ripetitivo, aiutato dalla mano che le dirotto io sullo scroto, però almeno non frenetico, non limitato alla punta della cappella e abbastanza sensibilizzante, mentre io le guardo il viso e la bocca scostandole i capelli. Quando sono eccitato bene le chiedo se sa venire lei su di me, nel sedile guidatore. Lei ha ancora qualche impaccio, però è disponibile. Risponde: ci proviamo. Inumidisce con la saliva l’ingresso e attacca. Trovarmi davanti quelle forme flessuose che si muovono, dalla potta depilata e insalivata in su, fa tutto, sicché mi spaccia con non molti colpi. Stavolta, infatti, un incontro più intenso e meno routinario, l’ho proprio sentita l’energia primaverile trasmessami dalla corrente vitale che promana dal corpo di giovanile snellezza di Simona e dal suo atteggiamento. Conferma in chiusura i suoi impacci, perché smontando dalla posizione mi dà una lieve graffiata sulla coscia con il tacco della scarpa che aveva tenuto calzata, e io che non sono masochista non mi arrabbio ma non ne traggo nemmeno particolare piacere; e dimentica in macchina (come la prima volta) tutte le reliquie del nostro amore, dal goldone rosso ai fazzolettini umidi della detersione.
Per questo, incontrando Simona un paio di volte, mi è venuto naturale immaginarla nel gruppo di Ambra e delle sue amiche storiche. 20 anni dichiarati, mora, capelli lisci lunghi scuri con riflessi mogano, bel viso dai fini tratti lineari, pulito ma non da ingenua, piercing, occhi marroni, alta uno e sessantacinque, gambe magre senza essere scheletriche, pelle piacevole al tatto e alla vista con la sua tonalità ambrata, culo proporzionato, pancia piatta. Ha una seconda di seno scarsa, valorizzata dall’elegante disegno delle tettine, molto elastiche, che si aprono a tenda; le manca invece un bel capezzolo: con due belle punte terminali sarebbe stata perfetta, mentre ha un bottoncino schiacciato.
La prima volta indossava un top corto che le scopriva l’ombelico e shorts in tessuto di Genova; la seconda jeans lunghi, giacca e top fantasia con cerniera.
Anche il carattere sembra di grande freschezza: ha una risata pronta, squillante e breve, ma è frenata nella comunicazione da una conoscenza dell’italiano molto scarsa. Comunque si vede che è gentile: la prima volta, attrezzata con amuchina, me ne ha offerto l’uso.
Questa compagna del primo anno d’università si rende disponibile ai nostri desideri non nella solitaria fruizione televisiva dell’harem di Boncompagni, a tapparelle abbassate, ma splendente al sole della Binasca, a Francolino di Carpiano, provenendo da Melegnano prima della rotonda, sulla destra, la piazzola circa opposta al sex shop, 4 5 . 3 4 9 0 0 2 , 9 . 2 8 5 2 5 3 (come sempre Bing maps è più preciso, mentre Google maps vi porta comunque al sex shop). La prima volta era da sola in piedi, la seconda era con un’amica ed era attrezzata con la seggiola.
Fa il pompino per 20 euri, il boccafiga per 30, chiede 100 per un’ora d’albergo, non dà il culo, non fa niente senza preservativo.
L’imbosco, un famigerato angolo della zona industriale, è terrificante. La prima volta avevo a pochi metri di distanza, sulla mia destra, un altro cliente sopraggiunto un secondo dopo di me con collega, alle mie spalle i camionisti che chiacchieravano accanto ai loro mezzi; praticamente era una piazza quasi affollata, in cui fra noi e gli altri era rimasto giusto uno spazio libero per consentire alla pattuglia dei vigili di un comune persecutorio come Carpiano di sorprenderci, ma fortunatamente è mancata la ciliegina sulla torta. La seconda volta non mancavano i camionisti e un’altra macchina, un altro cliente sicuro, che ha fatto una ronda per verificare la presenza della nostra giovine e poi si è defilato. Per di più Simona, per non offrire spettacoli (gratuiti) ai camionisti, ha sempre insistito perché mi girassi con il culo e non con il muso della macchina verso l’accesso del budello, così saremmo stati propri colti alle spalle.
La prima volta è stata il giorno di Pasquetta, quando la luminosa giornata di festa invitava ad una gita fuori porta che nel mio caso, tanto per cambiare, si è risolta in un puttantour. In quell’occasione la prestazione non era stata granché: imbosco sovraffollato, che era la negazione stessa di una pur minima possibilità intima, preservativo rosso desensibilizzante, lei che non si spoglia, alla fin fine me lo feci stroncare di mano. Però il pensiero mi era rimasto. Io non sono tipo da motel, trovo troppo incerto il rapporto qualità/prezzo: un sorriso sulla strada non è sufficiente ad assicurarti un esito soddisfacente in albergo. Certo che, avendola accanto, se pensate che si tratta proprio del mio ideale di bellezza femminile, a fronte invece di capacità tecniche nella norma e non di più, mi rendevo conto che per il pompino automobilistico quella carne in fiore, da mangiare con gli occhi, era davvero sprecata. Quindi sono tornato, le ho pagato il boccafiga con un supplemento più 10 per godere anche di un’estensione contemplativa. Lei si denuda completamente, arrotolando il pantalone sulla caviglia sinistra, io me la guardo e tocco (non intimamente, però, per mia abitudine, non perché lei abbia posto condizioni). Intanto Simona me lo fa diventare duro con un trattamento preliminare di mano e, solo perché incoraggiata da me, si spinge alla solleticazione del petto. Passa quindi al pompino, invero ripetitivo, aiutato dalla mano che le dirotto io sullo scroto, però almeno non frenetico, non limitato alla punta della cappella e abbastanza sensibilizzante, mentre io le guardo il viso e la bocca scostandole i capelli. Quando sono eccitato bene le chiedo se sa venire lei su di me, nel sedile guidatore. Lei ha ancora qualche impaccio, però è disponibile. Risponde: ci proviamo. Inumidisce con la saliva l’ingresso e attacca. Trovarmi davanti quelle forme flessuose che si muovono, dalla potta depilata e insalivata in su, fa tutto, sicché mi spaccia con non molti colpi. Stavolta, infatti, un incontro più intenso e meno routinario, l’ho proprio sentita l’energia primaverile trasmessami dalla corrente vitale che promana dal corpo di giovanile snellezza di Simona e dal suo atteggiamento. Conferma in chiusura i suoi impacci, perché smontando dalla posizione mi dà una lieve graffiata sulla coscia con il tacco della scarpa che aveva tenuto calzata, e io che non sono masochista non mi arrabbio ma non ne traggo nemmeno particolare piacere; e dimentica in macchina (come la prima volta) tutte le reliquie del nostro amore, dal goldone rosso ai fazzolettini umidi della detersione.