La ragazza lavora di notte in viale Ortles, l’ho vista al semaforo dell’incrocio con via Orobia, 4 5 . 4 3 9 8 1 9 , 9 . 2 0 5 6 6 8, ma anche, forse occasionalmente insieme ad amica, più avanti, alla fermata ATM dopo la rotonda, all’altezza circa del civico 17, 4 5 . 4 3 9 3 4 3 , 9 . 2 0 2 7 0 0.
Ricordo che di norma il turno notturno di viale Ortles è anticipato rispetto al fuso orario del meretricio cittadino: arrivano anche prima delle otto e poi fra mezzanotte e l’una sgomberano.
Si presenta con il nome d’arte di Francesca, origine rumena. A me disse, quando l’ho conosciuta, a maggio, di avere 20 anni, che non ritengo credibili, penso ce ne sia qualcuno di più, non so se con i clienti assidui è stata più sincera; altrimenti non sarebbero ben portati.
È una morettina, capelli neri, occhi scuri espressivi, carnagione scura. Visino ovale che ricorda un po’ la Olivia di Braccio di ferro, ma più piccolo e, in proporzione, lungo. Alta circa uno e sessantacinque, molto asciutta, a vederla quando aspetta ha un’aria da acciughina appesa. Spogliata mostra una seconda di seno non tonico. Per il resto, invece, ha un corpo gradevole nella sua snellezza.
Pratica le tariffe standard per pompino e boccafiga coperti; in più mi ha chiesto 50 per il pompino scoperto e 100 come tariffa oraria per la prestazione a casa del cliente. Io le ho pagato due esperienze molto diverse: una, di recente, che proprio più di base di così non si può, il pompino automobilistico con venuta in bocca (alla fine ci siamo accordati per 40); a maggio, invece, un’ora piena a casa mia, per un doppio sogno con amica, una seduta d’erotismo un po’ più evoluto, insomma, per 100 euri non contrattati.
In occasione del primo incontro non spiccicava ancora una parola d’italiano, aveva bisogno dell’interprete (cioè della collega). Recentemente l’ho trovata più padrona della comunicazione, che resta tuttavia assai semplice. La prima volta mi era parsa molto mite, adesso è più spavalda, si è autoproposta con bella disinvoltura. In ogni caso è simpatica, rise e sorride. A casa mia si è comportata con grande educazione.
Come imbosco usa un parcheggino in una parallela di viale Ortles noto, credo, a tutti gli abitudinari della zona, frequentato infatti anche da altri avventori: immediatamente a bordo strada, pare studiato apposta per passare qualche giorno nelle patrie galere.
Il pompino di cui mi ha gratificato è un essenziale saliscendi delle labbra, a tratti con uso della mano. È comunque buona l’insalivazione e apprezzo la variazione che consiste nell’interrompere, di tanto in tanto, il suo movimento per leccare la cappella con la lingua a guisa di cono gelato. Alla fine attende il riversamento di tutta la sostanza in bocca, non si precipita a staccare, né a sputare, trattiene il tempo che le richiede il disimpegno con i fazzolettini e si deterge la lingua con uno di essi, mentre un altro lo fornisce a me. Poi ritira lei i resti, non li sbatte in giro. Non si spoglia della sua tenuta invernale durante le operazioni.
A casa mia, ovviamente, fu una pratica più ricca. Erano in due e si sono divise i compiti. Da lei ho avuto gradevoli, lunghi preliminari (stimolazione delle dita, delle labbra e della lingua, non per limonare però, ma forse solo perché da me non richiesto, sul petto, i capezzoli e, in quell’occasione mediante contatto solo tattile, delle zone erogene) e una normale pecorina, durante la quale ha mostrato disponibilità e si è prodotta in qualche mugolio simulato.
Se ho capito bene, prevede a brevissimo un periodo di vacanza a casa.
Ricordo che di norma il turno notturno di viale Ortles è anticipato rispetto al fuso orario del meretricio cittadino: arrivano anche prima delle otto e poi fra mezzanotte e l’una sgomberano.
Si presenta con il nome d’arte di Francesca, origine rumena. A me disse, quando l’ho conosciuta, a maggio, di avere 20 anni, che non ritengo credibili, penso ce ne sia qualcuno di più, non so se con i clienti assidui è stata più sincera; altrimenti non sarebbero ben portati.
È una morettina, capelli neri, occhi scuri espressivi, carnagione scura. Visino ovale che ricorda un po’ la Olivia di Braccio di ferro, ma più piccolo e, in proporzione, lungo. Alta circa uno e sessantacinque, molto asciutta, a vederla quando aspetta ha un’aria da acciughina appesa. Spogliata mostra una seconda di seno non tonico. Per il resto, invece, ha un corpo gradevole nella sua snellezza.
Pratica le tariffe standard per pompino e boccafiga coperti; in più mi ha chiesto 50 per il pompino scoperto e 100 come tariffa oraria per la prestazione a casa del cliente. Io le ho pagato due esperienze molto diverse: una, di recente, che proprio più di base di così non si può, il pompino automobilistico con venuta in bocca (alla fine ci siamo accordati per 40); a maggio, invece, un’ora piena a casa mia, per un doppio sogno con amica, una seduta d’erotismo un po’ più evoluto, insomma, per 100 euri non contrattati.
In occasione del primo incontro non spiccicava ancora una parola d’italiano, aveva bisogno dell’interprete (cioè della collega). Recentemente l’ho trovata più padrona della comunicazione, che resta tuttavia assai semplice. La prima volta mi era parsa molto mite, adesso è più spavalda, si è autoproposta con bella disinvoltura. In ogni caso è simpatica, rise e sorride. A casa mia si è comportata con grande educazione.
Come imbosco usa un parcheggino in una parallela di viale Ortles noto, credo, a tutti gli abitudinari della zona, frequentato infatti anche da altri avventori: immediatamente a bordo strada, pare studiato apposta per passare qualche giorno nelle patrie galere.
Il pompino di cui mi ha gratificato è un essenziale saliscendi delle labbra, a tratti con uso della mano. È comunque buona l’insalivazione e apprezzo la variazione che consiste nell’interrompere, di tanto in tanto, il suo movimento per leccare la cappella con la lingua a guisa di cono gelato. Alla fine attende il riversamento di tutta la sostanza in bocca, non si precipita a staccare, né a sputare, trattiene il tempo che le richiede il disimpegno con i fazzolettini e si deterge la lingua con uno di essi, mentre un altro lo fornisce a me. Poi ritira lei i resti, non li sbatte in giro. Non si spoglia della sua tenuta invernale durante le operazioni.
A casa mia, ovviamente, fu una pratica più ricca. Erano in due e si sono divise i compiti. Da lei ho avuto gradevoli, lunghi preliminari (stimolazione delle dita, delle labbra e della lingua, non per limonare però, ma forse solo perché da me non richiesto, sul petto, i capezzoli e, in quell’occasione mediante contatto solo tattile, delle zone erogene) e una normale pecorina, durante la quale ha mostrato disponibilità e si è prodotta in qualche mugolio simulato.
Se ho capito bene, prevede a brevissimo un periodo di vacanza a casa.