Mirabella/Francesca, di cui si parla anche in
http://gnoccaforum.com/esco…, mi ha detto di essere tornata da appena tre giorni dalle lunghissime vacanze pasquali, passate, mi racconta, con i suoi affetti domestici. Dunque bisognava farle calorosa accoglienza.
La ingaggio ancora per un pompino scoperto con venuta in bocca, sempre a 40, però con lo scopo di metterla alla prova su uno stile diverso dal precedente. Io infatti di norma durante l’orale amo rilassarmi e lasciar fare alla ragazza, cosa che riesce tanto meglio quanto più il trattamento è sapiente. Considerando però che Mirabella è persona molto accondiscendente e d’altra parte di suo non mi ha dato prova di tecnica sopraffina, ero deciso ad assumere io un ruolo più energico. Le propongo di scendere dalla macchina; prima dice di no, poi accetta.
L’imbosco, nonostante avessi sollecitato un’alternativa, resta il solito parcheggio, non molto indicato allo scopo. Per la verità è una sistemazione di tale squallore da scavare fino al vertice del sublime: buio, sporco per terra, stretto fra un cancello arrugginito, un muro stinto e le macchine che transitano ignare sulla via, cui entrambi cerchiamo di buttare un occhio. Ormai mi ci sto affezionando, direi che solo nel film “Accattone” il più grande cantore italiano della strada ha colto inquadrature di raggelante poesia del degrado dall’identica forza espressiva.
La mia elementare preparazione erotica inizia e finisce con l’allentare la cintura, slacciarmi il pantalone e abbassarne la cerniera. Francesca/Mirabella, senza svestirsi nemmeno della giacca, si accovaccia a lato della mia auto, nella posizione meno esposta che troviamo. Poi siccome continua a sbilanciarsi, anche perché pressata da me, e forse si stanca sulle cosce, preferirà appoggiarsi con la schiena alla carrozzeria, accanto allo pneumatico anteriore destro. Me lo prende in bocca ancora a riposo, senza detergerlo con la salviettina. Ovviamente penso che per lei e magari anche per noi il passaggio disinfettante, per quel poco che può contare, sarebbe opportuno. Non nascondo, però, che una donna priva di schizzinosità per odori e sapori maschili suscita in me un’attrazione primordiale. Comincia: io la incalzo, anche se non ce n’è bisogno oltre misura, perché il movimento risultante è molto simile (una percussione avanti e indietro piuttosto meccanica) e, quanto a profondità, le do atto che cerca di darci dentro non solo al livello della cappella. Quando finalmente si appoggia bene di schiena, pur tenendo il collo in tensione, le sposto le mani dall’uccello, posizione nella quale le riusciva un abile contenimento, alla mia pancia, in modo da affondare meglio, a mano a mano che mi diventa più duro. Le mie mani le pongo fra la guancia e il mento (sinistra) e la sua nuca (destra). Lei si rende accogliente aprendo la bocca e disponendo le labbra in modo tale da evitarmi di sbattere contro le arcate dentali ad ogni colpo. In questa fase, dunque, riusciamo a trasformare il pompino in un’autentica scopata in bocca. Al momento dell’eiaculazione si destreggia con mestiere, perché serra la labbra e irrigidisce la presa, lasciandomi quindi scaricare con soddisfazione ma evitando l’esplosione all’altezza delle tonsille. Comunque, girandosi sulla sua sinistra e liberandosi con una fluviale ciccata a terra in due riprese, mi gratifica con la prova di averla abbondantemente allagata.
Ci stiamo giusto ricomponendo ancora fuori dalla macchina che arriva la sua collega con cliente, cui quindi possiamo lasciare le emozioni di questa pubblica alcova, senza contenderne l’intimità, mentre noi torniamo ai recinti della civiltà. Io, a parte il compenso anticipato, mi sdebito con Francesca ancora mediante una carezza fra i capelli e una caramella, altrimenti lei si teneva l’aroma dell’incenso sparsole in bocca con la solita ammirevole imperturbabilità.