Romantico adulatore:
ho notato che ci sono sempre le solite otr ma di loft molte meno...
anche a Milano e chissà quando si tornerà a ciulare serenamente :'(
https://www.lastampa.it/tor…
«Sarà un periodo duro». Non addolcisce la pillola, Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento clinico di malattie infettive dell’Università di Torino. Sotto la Mole ormai il virus è arrivato. Siamo come Milano otto giorni fa. «Ci sono dei punti in cui il virus è stato trasmesso, il Covid-19 circola. Ormai è inutile cercare il paziente zero». L’unica cosa da fare è limitare i danni. Il sistema migliore? Isolarsi.
Chiuderà tutto – dice Di Perri – Bisogna essere responsabili. Non sono mai state prese misure di questo tipo dal Dopoguerra a oggi, ma questo è l’unico modo per riuscire a contenere il contagio. Sarà un periodo duro». Non bisogna farsi illusioni.
Com’è stato possibile il contagio nonostante le misure prese dopo l’epidemia di Lombardia e Veneto. « probabile – spiega Di Perri – che il virus girasse già subito dopo Natale. Il problema è che il Covid-19 presenta sintomi molto simili all’influenza ed è dunque molto difficile da individuare. Non è come l’Ebola. È possibile che alcune persone fossero già contagiate e che magari abbiano pensato di avere solo una normale influenza. Magari il virus ha colpito anche qualche anziano che aveva già un quadro clinico difficile e quindi la sua morte è stata attribuita a questa condizione e non alla presenza di un nuovo virus».
Il risultato è quello a cui assistiamo oggi nel Nord Italia: mille rivoli. Inutile ormai accanirsi su un focolaio piuttosto che su un altro. Per questo anche gli ospedali hanno modificato i propri criteri nel trattamento dei casi sospetti. All’inizio si tendeva a porre più attenzione nei confronti di chi aveva avuto contatti con i cinesi. Poi verso chi proveniva dalle aree di contagio di Lombardia e Veneto. Oggi chiunque si presenti in un pronto soccorso con sintomi influenzali viene considerato un possibile infetto.
Limitare la socialità, gli assembramenti è il sistema che viene adottato per ridurre l’ormai famoso numero R0, ovvero il numero di persone che un infetto riesce a contagiare. Attualmente questo numero, per il coronavirus, è 2,3. Questo significa avere una progressione geometrica del contagio. Riducendo questo numero a 1 l’epidemia potrebbe esaurirsi da sola.
«Attenzione però – dice ancora Di Perri – In questo momento noi siamo nell’occhio del ciclone, ma i vari Paesi europei sono in una condizione asimmetrica. Tra qualche settimana magari noi staremo uscendo dalla fase acuta, ma è possibile che altri Paesi a noi vicini, pensiamo per esempio alla Francia, invece siano nella condizione in cui siamo noi oggi con possibili ondate di ritorno».