Vagheggiavo di valorizzare la primavera con una scopata sul cofano della macchina, non a pecora, già ampiamente sperimentata, ma, restando io in piedi ovviamente, con la ragazza rivolta verso di me, a gambe spalancate. Per scarsa fiducia verso i carrozzieri italiani, però, cercavo un peso-piuma, perché prefiguravo il rischio di ritrovarmi il profilo del cofano risagomato dal carico; e già mi vedevo costretto ad una costosa riparazione o a girare per il resto della vita (dell’auto) con il calco di due chiappe proprio in linea con lo scudo della casa costruttrice.
Bianca mi pareva andasse bene: 45 chili, per quanto sospinti dalle operazioni e concentrati in due piccole ellissi, la carrozzeria dovrebbe reggerli. La ritrovo alla pensilina indicata sopra di ottimo umore e, per me che amo il genere delle lolite, bella come mai l’avevo vista: capelli lunghi lisci biondi, completo (con pantaloni) attillato, occhiali finti da studentessa o giovane opinionista molto seducenti, che aggiungono finezza ai suoi lineamenti.
Mi dice che possiamo farlo nel solito imbosco, già descritto in più di una discussione, perché è dove ciula tutto viale Ortles, ma a me pare a rischio. Mi indica un’altra possibilità, ma è veramente solo un angolo buio alla fine della strada presso un parcheggio condominiale. Io avevo pensato anche alla vietta davanti all’INPS di via Toffetti, una scopata che redimesse quella allucinante architettura in stile sovietico. Le propongo, però, delle alternative più concrete e vicine, identificate nel corso di un attento sopralluogo condotto appena prima. Lì avremmo potuto ambientare pompino scoperto e scopata protetta. Accetta in cambio di 60 euri comprensivi del tempo di cercare il posto e di uno sviluppo disteso della situazione.
Ci arrestiamo in una traversa oscura, apparentemente desolata. Faccio appena in tempo a sistemarla sull’auto e una voce maschile, direi abbastanza giovanile, irrompe da sopra: “sì, fattela sul cofano. Stavo qui a guardarvi dall’inizio alla fine. E anche tu: un po’ di ritegno”. L’ultima frase era rivolta a Bianca, evidentemente presa per una ventenne sventata al seguito di un vecchio porco e non per la disinibita mercenaria che imparo ad apprezzare. Non indago, nel buio, sul corpo cui quella voce corrisponde e ci precipitiamo in macchina per allontanarci, mentre illustro a Bianca cos’è, nella lingua italiana, il ritegno di cui saremmo privi. Troviamo subito un posto che anche a lei pare adeguato, ancora più buio e ancora più isolato, ormai ai confini con la campagna, di fronte a un cancello ad occhio in disuso. Qui prima facciamo una prova generale sul cofano: l’operazione, già complicata dal fatto che lei è in pantaloni e non in gonna e, per comodità, si prepara avvolgendoli alle caviglie invece di sfilarseli, cosa che certo non agevolerebbe l’apertura delle gambe, è aggravata dal fatto che dal cofano scivola ripetutamente a terra. Poi decidiamo di andare con ordine e ripartiamo con il pompino, lei, già con la figa e le tette abbastanza al vento, accosciata a fianco dell’auto, io in piedi. Io sto cominciando a godermela, sento invero dei rumori, tipo porte sbattute, ma mi immagino un vecchio stabile con gli infissi cadenti, abitato da topi, se non proprio da fantasmi. Improvvisamente, però, il tramestio esplode in una voce maschile adulta che inveisce ai nostri danni. Il sollecito ad andarsene, già di per sé non molto cortese, è accompagnato da una secchiata d’acqua, che ci lascia incolumi. Via di corsa un’altra volta, Bianca commenta nel modo colorito con cui sa esprimersi e mi chiede se lo scroscio mi ha bagnato. Non mancano alle spalle dei lampeggianti blu: è ovvio che, se anche i residenti avessero scomodato le forze dell’ordine per così poco, neanche per una rapina queste avrebbero risposto con tale velocità. Ma in quei momenti vorresti comunque evitare l’incontro e magari hai l’allucinazione di essere ricercato dalla Buoncostume che, come tale, nemmeno esiste più. Almeno l'ansia di accertare la circolazione di filmati in rete lo rinvio, invece, ai giorni prossimi.
Mi accorgo che ormai stiamo girando a vuoto, ho l’uccello intirizzito dal dispetto e temo ormai poco disponibile alle imprese più audaci. Pure Bianca si immusonisce, senza diventare scontrosa ma dolendosi insieme a me della nostra cattiva stella: due grotteschi fallimenti su due tentativi, in effetti, pur considerando che l’ora non è tardissima e la notte mite non è evidentemente ancora monopolio dei nottambuli arrapati. Cosa dire, peraltro, di questa strana razza di incrocio moralisti-guardoni: stanno nascosti al buio dietro le finestre e poi ti danno del maiale. Basterebbe non spiare, e le mie porcherie sparirebbero ai loro occhi. Poi dovreste vedere in che posti squallidi abitano, per forza che, a noi puttanieri per bene, viene in mente di usarli come ciulatori. Se ci avessero lasciato scopare all’aria aperta al massimo poteva esserci imputata la famosa fattispecie di atti pubblici in luogo osceno.
Le offro di venire a casa mia a sperimentare qualcosa di più rilassante, aggiungendo io altri 40, ma un altro cliente la aspetta. Mi propone lei un compromesso (al ribasso): mi ridà 10 euri e concludiamo di pompino nudo ed eventuale scopata coperta, in ogni caso sempre senza venuta in bocca che non mi concede, nel suo solito parcheggio. Accetto senza contrattare: lei è stata encomiabilmente paziente e anche restituirmi una piccola parte della somma è un gesto corretto. Apprezzo un pompino fatto con più arte e calma della prima volta: più salivato, più profondo e variato nei ritmi. Lei stessa mi dice: sono brava vero? Non le nego la mia conferma. Ma dalla macchina, a questo punto, scendiamo solo per il segone finale: lei me lo spreme mentre si strofina con il suo corpo e si fa toccare, mugolando. 50 euri e le fantasticherie dell’inizio finiti, in una serata no, con una schizzata a terra!