Pubblico gli atti di un ciclo di seminari che io e Angela abbiamo dedicato al mio liquor supersubstantialis, ad irrorazione delle più diverse parti del suo corpo che fossero per me eroticamente stimolanti. Non ripropongo quindi una sequenza di recensioni complete, serata per serata, non c’è bisogno che lo faccia ancora io che mi sono già espresso, ma mi limito a qualche dettaglio su queste pratiche che, dalle richieste di informazioni, vedo occupare i sogni di molti, non sempre facili da realizzare con stradali o semistradali.
Angela ha di positivo che, restando sempre una giovane semplice e spontanea, ha con l’erotismo un rapporto autenticamente disinibito, senza bisogno di esibire un ruolo da donna fatale o da principessa della provocazione, al contrario di colleghe che magari si atteggiano, a parole o a movenze, come libertine o super-porcelle e che poi, quando si va sul concreto, concedono poco al di là del boccafiga. Almeno dal momento in cui si raggiunge un buon livello di confidenza, in tutto lo sviluppo della prestazione è complice e spesso ha trovate fantasiose e giocose: una volta, ad esempio, mi disse “ti faccio un tatuaggio”, e mi stampò un bacio con impronta di rossetto sul petto. L'unica richiesta che mi ha negato, invero, è la venuta in bocca (a parte la penetrazione senza preservativo che non mi hai offerto ma che nemmeno io ho mai cercato). Per il resto, si è fatta schizzare un po’ ovunque e ne abbiamo sempre scherzato. Mi dice: “bella crema”, “buona”. E io ovviamente ribadisco: è idratante per la pelle, va bene per i piedi. Una volta le ho proprio detto che non sono poche le altre ragazze menose, che si offendono alla sola richiesta, e lei, squillante, “Ma figurati!”.
Di un po’ meno positivo c’è che Angela è relativamente cara, chiede 70 per la prestazione-base tutta coperta a casa, da contrattare. È vero che poi non è mai frettolosa, è tecnicamente capace ecc., ma con una partenza del genere poi i prezzi lievitano rapidamente, a seconda degli optional richiesti e del tempo complessivo impiegato. A parte l'unica volta che abbiamo consumato in macchina (40), la spesa per sessione, nel suo appartamentino, è stata compresa fra i 70 (quando abbiamo concluso con la venuta sul piede) e 130 (venuta in faccia). Visti i miei personali limiti di spesa, dunque, ho scagliato le nostre sedute dalla fine di ottobre a maggio.
L’esordio è stato fra le tette. Mi prepara all’innaffiata strofinandosi la singola tetta sull’uccello, prendendolo fra le due tette, rigandolo delicatamente lungo l’asta con il capezzolo duro (la trovata più creativa). Mi fa venire stando lei sopra e io sotto, reggendosi il seno con le mani, con esito quindi meno spettacolare che se fossi stato io sopra e lei sotto, ma molto più avvolgente da un punto di vista percettivo.
Anche con i piedi ha saputo escogitare stimolanti variazioni. Dopo avermi solleticato l’uccello mediante contatti con le tette, la pancia, le chiappe, le cosce, si adopera con i suoi piedi: taglia fra 35 e 36, unghie smaltate di rosso, lavoro appena fatto dall’estetista, come mi ha detto, infatti anche la pelle era perfetta e non mancava una leggera sfumatura ambrata da lampada della sua carnagione chiara. Prima in piedi sul letto (come me già sdraiato), poi sdraiata accanto a me, usa ora l’uno ora l’altro piede ora entrambi un po’ per massaggiarmelo delicatamente, un po’ per segarlo, un po’ per sollecitare lo scroto durante alcuni momenti in cui intervengo io di mano. Approssimandosi il momento decisivo lei mi abbraccia l’uccello con i due piedi e gli imprime le strappate finali, con il risultato di produrre un laghetto appiccicoso sul suo piedino sinistro.
La volta che le sono venuto sulla pancia mi ha riservato un trattamento preliminare come sempre vario e ispirato, sfregandosi anche il mento sul mio uccello. Dopo la scopata in missionaria, mi finisce di mano, aiutandosi però con l’osso pelvico, per intensificare la stimolazione tattile, e accogliendo alla fine le schizzate sul basso ventre fino alle ultime, più timide goccioline.
In macchina, nel suo luogo diurno, mi ha fatto venire fra le sue dita. Prima il solito pompino creativo, senza preservativo ma con il patto che non le riempia la bocca: accelerazioni, con saliscendi, e decelerazioni, semplici leccate, e poi una cosa nuova: si fa schioccare la cappella premendosela sull’interno guancia e poi sfilandosela di botto dalle labbra. Dopo averlo abbondantemente umidificato, mi sega, prima più rapidamente e infine più lentamente, su mia richiesta. Infine, mentre con una mano compie il movimento, tiene ferma l’altra premendone l’indice sull’apertura uretrale (intuizione sua): accorgimento funzionale al contenimento della fontana della lussuria, incanalata in una languida colata sulla pancia, ma anche erotico perché, approfittando della luce del tardo pomeriggio, le posso osservare con maniacale attenzione il dito preso fra i filamenti della sostanza, che nel frattempo, scendendo lungo l’asta, le imbratta anche almeno un altro dito dell’altra mano.
Siccome Angela lascia fare però sa governare a suo vantaggio il momento della venuta onde evitare gli spargimenti di seme troppo imbrattanti, le ho chiesto di farmi venire sulla schiena per poi lasciare che gliela spalmassi. Dunque introduciamo il tema della serata fin dall’ouverture, nel senso che si mette le scarpe con i tacchi e, davanti allo specchio, me lo fa diventare duro sulla schiena, nella morbida linea che segue la colonna vertebrale. Poi i preliminari, solito pompino ricco di variazioni (stavolta con preservativo) e di nuovo torniamo al tema dominante, con posizioni da tergo: penetrazione a pecorina sulle ginocchia e poi sulla pancia. A quel punto lei assume la posizione definitiva, supina, volgendomi le spalle, le gambe parallele. Io sopra di lei lo spacchetto, glielo strofino sulle sue chiappe tonde, lo lavoro un po’ di mano, lo affido alle mani di Angela, che, passandosele dietro, con l’una mi stimola lo scroto e con l’altra mi sega a ritmo crescente. Vengo nella lunga valle della schiena, la cui sinuosa sensualità come ho già detto mi attrae e che sembra fatta apposta per raccogliere il flusso del piacere, che infatti osservo calare e incanalarsi a pesanti gocce. Quindi con un tocco delicato e circolare dei polpastrelli ne sciolgo tutte le densità, riducendola ad una patina sottile e filante che le spargo intorno. Angela ride complice, intanto, anche per la situazione di immobilità in cui è costretta, a salvaguardia del letto, fino al mio ultimo atto, il tamponamento con i fazzolettini della parte lesa.
Per la venuta in faccia di chiusura dei nostri esperimenti abbiamo rispolverato i suoi occhialoni finti, con spessa montatura rossa, che hanno il doppio vantaggio, per lei, di proteggere i suoi occhi da schizzi incontrollabili e, per me, di conferirle un aspetto da porno-prof molto invitante. Nelle fasi finali ci mettiamo lei seduta sul fianco del letto e io in piedi; lei impugna l’uccello e lo sega delicatamente, puntandolo sicura verso la lente sinistra (nella sua prospettiva). Il rivolo più copioso, che seguo con morbosa concentrazione, si sparpaglia sulla lente dell’occhiale e quindi cola sulla guancia, sotto il naso, attraversa le labbra, al che lei soffia per non farsi entrare in bocca il mio candido omaggio, quindi continua la sua corsa verso il basso tanto che, quando Angela andrà in bagno per pulirsi, una goccia solitaria le pende ancora sotto il mento, mentre qualcuna doveva averla preceduta staccandosi e finendo sulla coscia, dove mi mostrerà una riga ormai asciugatasi. Qualche schizzo più indocile, d’altra parte, riesce a valicare l’occhiale, raggiungere il sopracciglio e scendere sull’occhio sinistro: Angela lo rileva ma sempre sorridendo anche di questa singolare lacrima e condividendo il mio divertimento sensuale. Le chiedo se guarda video a luci rosse, perché la sua sintonia con l’immaginario maschile pare troppo piena per non farmi pensare a modelli visuali pornografici, e lei conferma.
Non è inutile precisare che, ad operazioni concluse, è sempre passata in bagno a pulirsi con cura, a seconda del livello di imbrattamento, quindi posso rassicurare chiunque sia stato, di volta in volta, il cliente subito dopo di me: di sicuro non è stato accolto da Angela ancora incellofanata dalla mia ambrosia.