…Avevo sedici anni ed erano già due che lavoravo. In quel periodo avevamo trovato da poco lavoro, con alcuni amici quasi coetanei, in un hotel nella zona dei Castelli Romani.
Lavoravamo e vivevamo là e la sera si usciva a cazzarare con gli altri…
Una sera, si parlava di sesso e ragazze ed uno dei nuovi amici più grandi se ne uscì con “vi va di andare a p......?” I miei amici, soprattutto uno più spaccone degli altri, reagirono entusiasti alla proposta, anche se non è che guadagnassimo una grande somma all’epoca. Ma il tipo ci rassicurò dicendoci che ci avrebbe portato da una che non chiedeva molto. Salimmo in macchina e andammo.
Dopo una mezz’oretta di viaggio arrivammo ad una casupola in periferia. L’esperto scese, suonò e parlò con la tipa, la quale, con un sorriso, ci fece accomodare in un salottino. Sul tavolinetto basso, come in uno studio medico, cerano varie riviste da sfogliare per ingannare l’attesa, ovviamente tutte in tema.
Non avevo avuto il coraggio di dire no per non fare brutta figura, ma sentivo in bocca il sapore elettrico della paura. Con aria indifferente lasciai andare avanti tutti gli altri, l’ultimo dei quali fu lo spaccone. Uscito lui tutto soddisfatto, entrai io. Nella penombra della stanza lei era nuda, un corpo gradevole, anche se sfatto e con un po’ di panzetta. Mi guardò, capì e sorrise… “…è la prima volta vero?” Annuii intimidito ma un po’ rinfrancato. Lei mi sbottonò i pantaloni, li abbassò e mi carezzò delicatamente i gioielli e l’impaurito attrezzo che si rifiutava ostinatamente di uscire allo scoperto…
Dopo un po’ lo prese delicatamente in bocca e succhiando con dolcezza riuscì a rianimarlo un po’. A quel punto mi disse: “Vieni, amore” ed aprì le gambe mostrando una passera pelosa ma gradevole. Tentai di infilarlo in quel meandro ma l’attrezzo si ritirò e si nascose e non volle più uscire. Le dissi: “Senti, ti do ugualmente il denaro, ma non dire nulla ai miei amici”. Rispose: “Non ti preoccupare, sono cose che possono succedere la prima volta.” Pagai le mie duemila lire (si avete capito bene, duemila lire) la salutai con un bacetto ed uscii dalla stanza.
In macchina gli amici cazzeggiavano commentando l’esperienza. Io annuivo con aria indifferente nascondendo accuratamente i miei pensieri. Tornati all’hotel salutammo gli amici e restammo soli io e lo spaccone il quale, una volta andati via gli altri, smise di cazzeggiare e si fece serio e silenzioso. Dopo un po’ iniziò a piangere e a disperarsi, gridando tra i singhiozzi: “so frocio… nun me s’è manco alzato, cià provato in tutti i modi ma gnente”… e piangeva disperato.
Gli mollai un ceffone sulla zucca che quasi gli volarono via i capelli: “a ‘mbecille è successo pure a me… ma nun l’hai vista che cesso che era? Come potevi pensà che s’alzasse”
E vi posso assicurare che lì ho “goduto”, non potete immaginare quanto…
(NostalgicoBlues, da Roma)
Bellissimo racconto d'iniziazione, virato seppia.
Gli amici ringraziano: http://gnoccaforum.com/esco…
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