Bentrovati a tutti gli amici del forum, mi accingo quest'oggi a recensire una sorprendente esperienza outcall dalle tinte fosche vissuta grazie alla prodiga audacia di una questuante lavavetri abbordata ad un semaforo in zona caracalla,improvvisatasi escort.
Circa due giorni or sono ricevo una telefonata da una mia amica, di mestiere assistente di volo, la quale mi chiede se durante la sua assenza per un viaggio intercontinentale vorrei essere così gentile da andare a casa sua ogni sera per dare da mangiare al gatto e innaffiare le piante, le queli essendo di una rara specie orientale necessitano di particolari attenzioni e un semplice irrigatore non basterebbe, occorre bagnarle delicatamente con uno spruzzino nebulizzando l'acqua e la soluzione nutriente specifica, in più ci sarebbe da riparare una piccola perdita al rubinetto del lavabo costituita da una fastidiosa goccia dall'insistente picchettio di un metronomo anni 60; considerata l'annosa amicizia e i di lei sempre gentili servizi nei momenti di intimità, accetto l'incarico e passo a prendere le chiavi dell'appartamento in via appia antica, luogo ameno e signorile al quale anelo ogni qual volta abbia bisogno di rifuggere dallo stress cittadino.
Giunto a destinazione mi vengono impartiti tutti gli ordini e specificate quantità e qualità dei prodotti da utilizzare, quindi dopo aver consumato un caffè insieme prendo congedo e mi avvio verso casa; giunto nei pressi delle terme di caracalla, ed in prima fila nel semaforo che si è appena fatto rosso non posso non notare una figura di donna che mi sorride e nel mentre deterge i cristalli dei fanali anteriori della mia auto.
Il suo viso dai lineamenti anonimi è di un rosa acceso, interrotto qua e la da chiazze rosso porpora e lievi abrasioni che lasciano intuire una dieta povera e poco variata e un uso poco accorto di bevande alcoliche, gli occhi emettono ben poca luce, ricordando quelle fioche lampade all'interno dei portoni condominiali le quali alla sola vista ogni uomo nel rincasare la sera avverte improvviso tutto il peso della vita; i pochi abiti di cui è vestita, complice il caldo serale,risultano essere un pastrano nero di fustagno dall'aspetto oleoso e punteggiato di macchie e croste color senape e un pantoloncino corto da uomo a righe.Ad incorniciare questa preziosa tela vi sono dei lunghi capelli castani, raccolti dal caso e dalle intemperie in copiosi nodi, in parte imperlati di grasso ed in parte dall'aspetto sabbioso.
Non indossa scarpe sebbene vista da lontano parrebbe ne abbia di nere alte alla caviglia, avvicinandola noto che le estremità sono semplicemente coperte di una fuliggine densa e nera dal contatto prolungato con l'asfalto.
A quel punto, quella vista celestiale fatta di nodi nei capelli e fustagno liso fa scattare in me un lampo di genio, la avvicino dolcemente ad offrirle la mancia per la pulizia resa e le chiedo se sarebbe nelle sue grazie proseguire la serata insieme, già pregustando l'intimità dell'appartamento libero in via appia antica datomi in custodia.
Sorride, accetta,ripone nelle tasche del pastrano le sue poche cose ed in un istante è seduta accanto a me, si presenta parlando uno stentato italiano e specifica immediatamente che la visita guidata del parco dell'appia antica va ricambiata con cinquanta biglietti della fortuna: è stato un bene pranzare al ristorante cinese e degustare i dolcetti prelibati, me ne ritrovo nelle tasche una quantità soddisfacente, sebbene non li abbia ancora letti tutti.
Il breve tragitto che ci separa dall'appartamento è scandito da poche brevi parole, a parlare di lei è infatti il suo misterioso olezzo come di foglie di alloro bruciate e urina, peli di cane bagnato e salsa di acciughe. Mi lascio trasportare dalle fragranti note della sua personalità fino alla destinazione, la pelle mi si accappona dal brivido.
Giunti in camera consumiamo il pasto con giovialità, non senza prima aver dato il cibo al felino e innaffiato delicatamente ogni pianta ornamentale secondo le istruzioni impartite, adagiandoci sul pastrano nero con i suoi richiami alpestri non possiamo non allietarci visionando RAI1 con calma, e nel breve passaggio pubblicitario spostando l'attenzione su RAI2 per poi finire con uno spumeggiante spruzzo di champagne con cui bagnare il viso in sempiterno augurio come la migliore tradizione vuole.
Un'ora è già passata, lo stomaco brontola e certo non ho voglia di lavare i piatti e lasciare che la casa si impregni di odori di cucina, sicchè usciamo, montiamo in auto e arrivati al semaforo dove l'incontro ha avuto i natali prendiamo congedo l'un dell'altra.
Un bel panino, adesso ci vorrebbe un bel panino ma senza cipolla, detesto quel sapore, rende l'alito agghiacciante.
Guidando fino a casa un dubbio mi assale: ma ho riparato il lavello?
Circa due giorni or sono ricevo una telefonata da una mia amica, di mestiere assistente di volo, la quale mi chiede se durante la sua assenza per un viaggio intercontinentale vorrei essere così gentile da andare a casa sua ogni sera per dare da mangiare al gatto e innaffiare le piante, le queli essendo di una rara specie orientale necessitano di particolari attenzioni e un semplice irrigatore non basterebbe, occorre bagnarle delicatamente con uno spruzzino nebulizzando l'acqua e la soluzione nutriente specifica, in più ci sarebbe da riparare una piccola perdita al rubinetto del lavabo costituita da una fastidiosa goccia dall'insistente picchettio di un metronomo anni 60; considerata l'annosa amicizia e i di lei sempre gentili servizi nei momenti di intimità, accetto l'incarico e passo a prendere le chiavi dell'appartamento in via appia antica, luogo ameno e signorile al quale anelo ogni qual volta abbia bisogno di rifuggere dallo stress cittadino.
Giunto a destinazione mi vengono impartiti tutti gli ordini e specificate quantità e qualità dei prodotti da utilizzare, quindi dopo aver consumato un caffè insieme prendo congedo e mi avvio verso casa; giunto nei pressi delle terme di caracalla, ed in prima fila nel semaforo che si è appena fatto rosso non posso non notare una figura di donna che mi sorride e nel mentre deterge i cristalli dei fanali anteriori della mia auto.
Il suo viso dai lineamenti anonimi è di un rosa acceso, interrotto qua e la da chiazze rosso porpora e lievi abrasioni che lasciano intuire una dieta povera e poco variata e un uso poco accorto di bevande alcoliche, gli occhi emettono ben poca luce, ricordando quelle fioche lampade all'interno dei portoni condominiali le quali alla sola vista ogni uomo nel rincasare la sera avverte improvviso tutto il peso della vita; i pochi abiti di cui è vestita, complice il caldo serale,risultano essere un pastrano nero di fustagno dall'aspetto oleoso e punteggiato di macchie e croste color senape e un pantoloncino corto da uomo a righe.Ad incorniciare questa preziosa tela vi sono dei lunghi capelli castani, raccolti dal caso e dalle intemperie in copiosi nodi, in parte imperlati di grasso ed in parte dall'aspetto sabbioso.
Non indossa scarpe sebbene vista da lontano parrebbe ne abbia di nere alte alla caviglia, avvicinandola noto che le estremità sono semplicemente coperte di una fuliggine densa e nera dal contatto prolungato con l'asfalto.
A quel punto, quella vista celestiale fatta di nodi nei capelli e fustagno liso fa scattare in me un lampo di genio, la avvicino dolcemente ad offrirle la mancia per la pulizia resa e le chiedo se sarebbe nelle sue grazie proseguire la serata insieme, già pregustando l'intimità dell'appartamento libero in via appia antica datomi in custodia.
Sorride, accetta,ripone nelle tasche del pastrano le sue poche cose ed in un istante è seduta accanto a me, si presenta parlando uno stentato italiano e specifica immediatamente che la visita guidata del parco dell'appia antica va ricambiata con cinquanta biglietti della fortuna: è stato un bene pranzare al ristorante cinese e degustare i dolcetti prelibati, me ne ritrovo nelle tasche una quantità soddisfacente, sebbene non li abbia ancora letti tutti.
Il breve tragitto che ci separa dall'appartamento è scandito da poche brevi parole, a parlare di lei è infatti il suo misterioso olezzo come di foglie di alloro bruciate e urina, peli di cane bagnato e salsa di acciughe. Mi lascio trasportare dalle fragranti note della sua personalità fino alla destinazione, la pelle mi si accappona dal brivido.
Giunti in camera consumiamo il pasto con giovialità, non senza prima aver dato il cibo al felino e innaffiato delicatamente ogni pianta ornamentale secondo le istruzioni impartite, adagiandoci sul pastrano nero con i suoi richiami alpestri non possiamo non allietarci visionando RAI1 con calma, e nel breve passaggio pubblicitario spostando l'attenzione su RAI2 per poi finire con uno spumeggiante spruzzo di champagne con cui bagnare il viso in sempiterno augurio come la migliore tradizione vuole.
Un'ora è già passata, lo stomaco brontola e certo non ho voglia di lavare i piatti e lasciare che la casa si impregni di odori di cucina, sicchè usciamo, montiamo in auto e arrivati al semaforo dove l'incontro ha avuto i natali prendiamo congedo l'un dell'altra.
Un bel panino, adesso ci vorrebbe un bel panino ma senza cipolla, detesto quel sapore, rende l'alito agghiacciante.
Guidando fino a casa un dubbio mi assale: ma ho riparato il lavello?