Convengo che questa è un’altra ragazza con cui ci si può divertire, volendo anche con qualcosa di diverso dal boccafiga solito. La caratteristica peculiare di Anna, infatti, è di essere un’autentica libertina, e uso questa parola con la maggiore fedeltà possibile ad uno dei suoi significati originari, riferendomi al piacere della disinibizione e al potere della provocazione, gusto che lei presenta sviluppato al sommo grado, come nessuna delle ragazze di strada che conosco, e che me la fanno immaginare come una spregiudicata eroina uscita da un romanzo settecentesco, tipo la Juliette di Sade.
Circa il già segnalato aperitivo che serve in macchina, la si può incitare anche a fare di più che a toccarti l’uccello. Mostra da subito la sua vocazione più autentica, l’erotismo guerriero: allungandosi verso di te, non si limita a leccarti il lobo dell’orecchio, ma te lo morde! Non solo senza problemi dà inizio al pompino, sempre con goldone, ma addirittura mi ha detto, forse scherzando ma forse no, di avere un percorso privilegiato per arrivare a casa se è in corso il trattamento, un percorso semplificato, sono convinto, avendo provato, per evitare possibili conseguenze di momentanee ma inevitabili perdite di concentrazione da parte del conducente. Un paio di volte le ho chiesto di togliersi le mutandine già in macchina e lei l’ha fatto, toccandosi poi e strofinandomele in faccia. Quindi, fingendo spudoratamente, faceva l’imbarazzata perché, all’arrivo, doveva passare molto scosciata, come è sempre, e pure smutandata davanti ai locali aperti sotto casa sua.
Nessun problema con il turpiloquio (finché si recita e si scherza, dovrebbe essere ovvio ma è bene precisarlo ugualmente, perché con il carattere che ha di sicuro se non c’è un patto tacito o dichiarato dietro questo gioco erotico, per un approccio che non le va a genio, ci manda a cagare, senza remissione). Una volta si è svolto fra noi questo memorabile dialogo:
Io. Sono stato con un mio amico da… .
Anna. Così mi hai tradito, stronzo!
Io. Il mio amico è stato contento, mi ha detto “non è un troione, ma va bene così”. Allora però dentro di me mi son detto: la prossima volta lo porto da una po’ più zoccola.
Anna. E hai pensato a me, stronzo!
È vero: avevo proprio pensato a lei!
È un’ottima conoscitrice dell’immaginario maschile di stampo pornografico, che senz’altro fa suo guardando e imitando la relativa produzione. Se si va in parcheggio, fuori dalla macchina, è capace di stendersi sul cofano mostrandoti le terga con movenze cinematografiche, me la ricordo ancora come provocava con l’abitino bianco cortissimo che indossava quest’estate.
A casa è disponibile a situazioni molto varie. Pratiche estreme non mi interessava sperimentarle. Però lei gioca disinvoltamente ad alluderle, quando nei preliminari ti porta la mano al collo facendo una lieve pressione o quando me l’ha fatto rizzare con un piedino stivalato, io seduto sul lato del letto, lei in piedi. Anche durante il pompino abbiamo simulato scambi molto decisi, quando la incitavo “soffocati con il mio cazzo” o lei mi comandava “sbattimelo in faccia” (cioè a colpi di uccello sulle guance).
In generale, infatti, una sua peculiarità è una certa inclinazione performativa, le piace assumere la parte che recita. Mi aveva incuriosito una volta incrociarla in zona quasi per caso in macchina, andando a casa sua poco prima dell’orario del turno, vederla ancora vestita con pantaloncini jeans e maglia comoda, per poi assumere gli abiti e gli habitus professionali che la caratterizzano.
Per essere precisi, le ho anche chiesto di interpretare ruoli molto diversi da quella della provocatrice con inclinazione dominante, come la romantica (con tenerezze post coitum) e la verginella violata (ad esempio domandandole di metterci a missionaria, tenendole io ferme le braccia e provando lei a fare forza per svincolarsi). Ma sono recitazioni che le vengono meno brillanti, perché più lontane dall’autenticità del suo carattere combattivo. L’ha riconosciuto anche lei, che mi ha detto che le verrebbe sempre da dire &ldquo
ai, più forte”, e mai “Fai piano, lasciami, non voglio…”.
Sul fronte visuale, due volte, per non godere da solo delle sue mosse, l’abbiamo fatto a luce accesa, persiane aperte e tende scostate (ma a vetri chiusi: si è rifiutata di andare oltre), concludendo con una bella pecora in piedi presso quel tavolinetto che ha sistemato presso la finestra (così lei finiva con l’essere visibile da fuori dalla vita in su). Spero che qualche inquilino abbia apprezzato, da dietro le imposte del suo appartamento, da solo o in compagnia, o passando dalla corte interna del condominio, lo spettacolo che ho pagato io e gratuitamente gli ho regalato. Decisamente, però, si avverte in quell’appartamento la mancanza di uno specchio, per moltiplicare queste percezioni della visione, cui il suo aspetto un po’ androgino conferisce una malizia ancora più allettante, considerando anche che le piace fare qualche passo di spogliarello e di danze sinuose e lo fa bene. Gliel’ho fatto notare, non so se da ultimo ha provveduto ad arredarlo.
Sul fronte degli oggetti, ci siamo trastullati una volta con una bottiglia di spumante e un’altra con uno spray di panna. È stato un piacere vederle fare un vero e proprio pompino, con tutta la sua abilità tecnica, al collo della bottiglia, che poi io ho rileccato, farmi versare lo spumante addosso, perché poi accennasse a raccoglierlo con la lingua (accennare, dico, perché, bugiarda com’è, ripeteva che lei non beve alcolici , quindi non ne voleva prendere, forse per non restare poi intrisa dell’odore di vino). La seduta in cui si è superata, però, è stata quella alla panna. La introdussi dicendole (come ho anticipato il linguaggio con il quale colloquiamo non è esattamente quello della tradizione lirica petrarchesca): “Visto che proprio non vuoi leccare la mia sborra, che ne diresti di fare un gioco con la panna?”. Mi ha risposto con un sì che definirei entusiastico. Non sono mancati i momenti divertenti (quando io ho maldestramente armeggiato con l’erogatore riempiendole eccessivamente la bocca di panna e suscitando qualche sua rimostranza) e quelli autenticamente erotici. Mi ha spruzzato la panna sui capezzoli e altrove sulla pelle e l’ha raccolta con la lingua; altrettanto mi ha consentito di fare con la sua pelle e i suoi capezzoli. Dopo avermi incappucciato l’uccello con il preservativo, cosa sulla quale con me non transige in nessun modo, me l’ha ricoperto di panna e ha attaccato il pompino. Quando si leccava le labbra, quando si è spiaccicata la panna sulla lingua passandosela da una parte all’altra della bocca aperta fissandomi con sguardo provocante, mi ha offerto una scena che aveva tutta l’intensità erotica della pornografia più volgare.
Va beh, chiudo qui questo lungo aggiornamento iniziato un po’ più alto con Anna-libertina e concluso un po’ più basso con Anna-tutta-panna, anche perché, dopo un’ultima volta in cui mi ha proprio fatto venire il nervoso con i suoi astuti rilanci sul tariffario, non sono ancora ripassato. Ho già accennato in un precedente intervento a questo suo difetto. Che lei venisse con me per denaro e non per amore me lo facevano sospettare già diversi indizi. Nessun dubbio anche che la sua sfrontatezza contribuisca a creare il clima in cui si esprime meglio la sua sensualità militare. Però, a partire dalla sua richiesta standard di 60 fiorini, che non ho mai contrattato, il tetto massimo che mi sono imposto e cui sono rimasto fedele anche per le sedute speciali è stato di 100, senza domandarle mai più del giusto, mi pare, in termini di tempo. Andare molte oltre con i soldi non è nelle mie disponibilità né nelle mie intenzioni né nella logica di queste prestazioni, e se lei, insistendo, mi costringe sulla difensiva io poi non mi diverto più.