Cleus (http://www.rosarossa.com/an…) è stata la prima di una lunga serie di paygirls che rischiavano di farmi diventare un punter compulsivo-ossessivo: poi sono guarito. L’ avevo rivista casualmente l’anno scorso, dopo l’incontro con la sua coinquilina Marri. L’appuntamento con Cleus era stato concordato due ore prima, ma al dunque lei non è più disponibile; si scusa e mi propone una sua compagna di appartamento; salgo al secondo piano, me la presenta ed accetto di rimanere; Camila, brasiliana paulista di 25 anni è carina, morbida senza eccessi, con un bel musetto da gattina senza unghie; dice che l’annuncio su R.R. non l’ha rinnovato perché le bastano i clienti fissi che ha (ho cercato invano sul sito GF il numero di cellulare che mi ha lasciato ed i nomi Camila e Camilla; comunque ecco il cell index IDXe8810a3d752843d6da860743cc985440 ). Dopo i lavaggi in bagno, mi accomodo sul lettone della sua stanza che ha un materasso alto e troppo morbido per me. Lei è sempre sorridente, docile e si lascia accarezzare la schiena, il seno e la stretta fessura anteriore; bacia i miei capezzoli e scende cominciando un lavoro orale scoperto buono, senza aggressività; quando glielo chiedo mi copre, la prendo in paio di posizioni su quel letto davvero scomodo per la ginnastica e in breve vengo… fingo di venire, perché ho altri progetti. Camila mi porge delle salviettine che rifiuto con cortesia, mi vesto, saluto ed esco. Scendo in via P*** dove l’altra (la complice) è rimasta ad aspettarmi in auto fumando e continuando ad ascoltare Mezzanine; negli anni trascorsi da quando frequentavamo commendevoli barboni ed angioletti, lei è riuscita a mantenere un fisico, malgrado una fastidiosa perenne abbronzatura, slanciato ed atletico; chi non conosce i suoi fantasmi rimane irretito dalla severa eleganza e dall’ arroganza intellettuale. La faccio spostare mettendomi alla guida della sua ibrida giapponese; sa cosa ho appena fatto e non mi chiede nulla; sono io a dirle: “Succhia queste dita, si sentono ancora gli umori della ragazza”. Lei spegne la sigaretta, annusa e succhia una ad una le sei dita, poi mi slaccia la cintura dei pantaloni, si piega e comincia uno scomodo lavoro di bocca che dopo pochi minuti si conclude con una mia momentanea cecità ad un semaforo; sa che mi dà fastidio ma continua inghiottendo tutto e ripulendo senza lasciare tracce. A casa sua vorrebbe farmi vedere filmati delle sue ultime performances multiple che non mi interessano; preferisco bere e sottoporre ad un trattamento rivitalizzante l’ottavino; anche se brava perché riesce a prenderlo tutto, continuo a soffocarla spingendole la nuca con una mano e strizzando violentemente con l’altra i capezzoli; contro le sue insistenze indosso uno dei miei durex perché la “signora”, dietro il perbenismo borghese, pratica con disinvoltura la poliandria concedendosi trasgressioni a me ignote; comincio così a stantuffarle solo il secondo canale, che in gioventù negava ma ora sembra la sua corsia preferenziale; il ritmo è buono; lei asseconda i movimenti e persegue un piacere parallelo tutto suo con mugolii sommessi, aiutandosi con una farfalla vibrante. Ma i suoi orgasmi non mi interessano; è un teatro della crudeltà ritualizzato dove i nostri demoni prendono la scena. Nel disprezzo (reciproco in questo caso) per il partner è necessario elaborare ulteriori fantasie e così immagino di cavalcare la Titta Cernitori, che aveva lasciato cicatrici ad entrambi. Per quanto accresca la violenza, non riesco ad intaccare la sua resistenza e, come temevo, dopo quasi due ore finisco spossato prima io. Due cuori freddi che manco l’alcol producono inevitabilmente una tristitia post coitum; nel silenzio dei due corpi accostati lei finge di dormire appagata e così posso andarmene senza neanche salutarla. In auto verso la casa/utero sulle note di “Alice in Wonderland” mi viene da pensare alla “Tiziana sul solito sito”, che è stata capace di carpirmi segreti che la complice, così autoreferenziale, manco si sogna. E anche solo per questo, caro Jellyroll, merita una visita.
Per realizzare questa fantasia quaresimale ho dovuto regalare 70 rose alla bilancina paulista ed un Barsac alla complice scorpionesca. Ma come diceva un amico di Resina: “Après Pâques est fête encore” (dedicato allo Stinking King)
La complice, pensando erroneamente di ferirmi, mi ha regalato “Uomini che pagano le donne”. Se e quando avrò tempo, ne parlerò in altra sede.
Per realizzare questa fantasia quaresimale ho dovuto regalare 70 rose alla bilancina paulista ed un Barsac alla complice scorpionesca. Ma come diceva un amico di Resina: “Après Pâques est fête encore” (dedicato allo Stinking King)
La complice, pensando erroneamente di ferirmi, mi ha regalato “Uomini che pagano le donne”. Se e quando avrò tempo, ne parlerò in altra sede.