Sono diversa da quando l’uomo della luna è venuto a trovarmi. Prima ero una donna come le altre e come le altre vivevo. Non c’era niente che la gente potesse definire anormale o diverso nella mia vita, niente che non sembrasse al suo posto. Gli esseri fatati erano, per me, solo una favola. Come tutti avevo sentito parlare dei folletti, da bambina e, se avessi avuto figli, ero certa che avrei raccontato loro le storie su questi esseri. Conoscevo le dicerie sugli uomini della luna, quella razza di esseri per metà divini e simili a uomini mortali, che si fanno vedere solo di notte, quando la luna è in cielo e che possono spingere alla follia donne e fanciulle, se lo desiderano. Conoscevo queste dicerie, dunque, ma non vi avevo mai dato peso.
Poi Lui venne a trovarmi. Gli uomini della luna non hanno nome e so che, per gli occhi umani, sono solo macchie traslucide di colore, tutte simili. Eppure io lo vidi. Ero distesa sul letto e guardavo il cielo nero, quando arrivò silenzioso come i sogni dei dormienti, come i miei pensieri. La pelle luminosa, bianchissima e sottile, tanto che potevo distinguere le vene azzurre su tempie, braccia e petto. Era nudo, tranne che per una fascia attorno alla vita, come una sottile cintura. E potei vedere che il suo corpo era simile a quello di un normale uomo. Tuttavia era anche diverso. Non so dire cosa avesse di strano, ma qualcosa, oltre alla sua pelle di luna, lo rendeva inumano. Alieno e bellissimo, di forma sottile e slanciata, glabro e con occhi infuocati. Così era, e si avvicinò. Quegli occhi di ghiaccio che penetravano i miei mi spaventavano e, allo stesso tempo, mi riempivano di eccitazione. Volevo gridare e correre fino a sfinirmi, ma il suo sguardo mi immobilizzava lì, sul letto. Si inginocchiò accanto a me e pose le sue labbra sulle mie. Pensai volesse baciarmi, ma l’uomo della luna si limitò a soffiarmi aria in gola. Fu allora che possedette la mia mente e il mio animo, ma non il mio corpo. Con la sua aria, mi soffiò dentro una parte di sé, che prese subito il sopravvento su quel puntolino che era il mio spirito. Conobbi tutto di lui: vissi la sua vita, pensai i suoi pensieri, sognai i suoi sogni. Non ricordo tutto, ma ognuna delle immagini e delle sensazioni che mi comunicò, portò in me una rivoluzione.
Lui mi aveva scelta, e io non potei ribellarmi né, a dire il vero, lo volli. Fui un uomo della luna. Nacqui alla luce lunare, che mi diede energia. In essa danzai con ninfe ed esseri fatati. Cantai e sognai mondi fantastici, più belli del nostro. Mi infilai silenziosa nelle case e spiai gli uomini intenti a quella strana e sconosciuta attività del dormire, entrai nelle menti aperte delle loro donne e ne condizionai i sogni. Ne feci piangere alcune nel sonno, altre le feci ridere e gridare. Così vulnerabile è la mente umana. A nessuna di loro avevo finora comunicato tanto chiaramente il mio mondo, poiché volevo scegliere quella che fosse perfetta per me.
Vidi i raggi della luna scindersi a formare luci diverse, di sfumature nuove e indescrivibili che colorarono il mondo a me noto in modo da rendermelo del tutto sconosciuto. Eppure conoscevo già questo mondo attraverso la memoria dell’uomo della luna. In questa strana luce mi furono visibili gli esseri che gli uomini non hanno mai potuto vedere. Li vidi rivelarsi, danzare e creare piccole magie. Infine le visioni terminarono e l’uomo della luna scostò le labbra dalle mie, e mi guardò come colui che sa di essere amato. Sì, io lo amavo. L’avevo conosciuto e lo amavo di quell’amore istintivo e totale tipico delle fate e dei bambini piccoli. Poi si allontanò. Non sapevo cosa volesse da me, né perché fosse venuto e mi avesse fatto conoscere cose che nessun umano sa vedere. Sapevo che, prima di venire da me, non mi amava, ma sapevo anche che in quel momento mi aveva conosciuta come io avevo conosciuto lui, e forse per questo aveva iniziato ad amarmi. Quel che per certo sapevo, allora, era che la donna di pochi minuti prima non esisteva più.
Da allora, ogni mia notte è insonne. Esco di casa, e aprendo quegli occhi interni che lui ha risvegliato, posso vedere il buio tingersi di colori che non esistono parole per spiegare. Da allora, vedo ciò che agli altri è proibito. Vedo e sento gli spiriti notturni, posso comunicare con loro. Grazie a loro ho potuto conoscere il futuro. Bevendo il loro nettare, mangiando il loro cibo, ho sogni e visioni. Ho iniziato a vedere il tempo come un flusso unico in cui non si distinguono le cose già avvenute da quelle che avverranno. Gli animali mi riconoscono come una di loro. E io sono lupo, volpe e gufo, sono gatto, talpa e lepre. Non mi temono, e io non temo loro. Ho scoperto un universo nuovo dove quasi nulla è come nel mondo umano.
Vivo delle cose che ogni giorno apprendo dagli esseri che ho imparato a conoscere e amare. Vivo felice tra loro e raramente chiudo gli occhi per tornare fra gli umani. Non mi importa più quale sia il presente e quale il futuro. Non so dirvi se ho venti o duecento anni, se sono nella mia casa o in un bosco, se ho bevuto il magico nettare dei sogni o se sto delirando. Ma so che l’uomo della luna mi farà sua sposa, e tanto basta. Che importa, a questo punto, se i miei simili mi chiamano strega?
Poi Lui venne a trovarmi. Gli uomini della luna non hanno nome e so che, per gli occhi umani, sono solo macchie traslucide di colore, tutte simili. Eppure io lo vidi. Ero distesa sul letto e guardavo il cielo nero, quando arrivò silenzioso come i sogni dei dormienti, come i miei pensieri. La pelle luminosa, bianchissima e sottile, tanto che potevo distinguere le vene azzurre su tempie, braccia e petto. Era nudo, tranne che per una fascia attorno alla vita, come una sottile cintura. E potei vedere che il suo corpo era simile a quello di un normale uomo. Tuttavia era anche diverso. Non so dire cosa avesse di strano, ma qualcosa, oltre alla sua pelle di luna, lo rendeva inumano. Alieno e bellissimo, di forma sottile e slanciata, glabro e con occhi infuocati. Così era, e si avvicinò. Quegli occhi di ghiaccio che penetravano i miei mi spaventavano e, allo stesso tempo, mi riempivano di eccitazione. Volevo gridare e correre fino a sfinirmi, ma il suo sguardo mi immobilizzava lì, sul letto. Si inginocchiò accanto a me e pose le sue labbra sulle mie. Pensai volesse baciarmi, ma l’uomo della luna si limitò a soffiarmi aria in gola. Fu allora che possedette la mia mente e il mio animo, ma non il mio corpo. Con la sua aria, mi soffiò dentro una parte di sé, che prese subito il sopravvento su quel puntolino che era il mio spirito. Conobbi tutto di lui: vissi la sua vita, pensai i suoi pensieri, sognai i suoi sogni. Non ricordo tutto, ma ognuna delle immagini e delle sensazioni che mi comunicò, portò in me una rivoluzione.
Lui mi aveva scelta, e io non potei ribellarmi né, a dire il vero, lo volli. Fui un uomo della luna. Nacqui alla luce lunare, che mi diede energia. In essa danzai con ninfe ed esseri fatati. Cantai e sognai mondi fantastici, più belli del nostro. Mi infilai silenziosa nelle case e spiai gli uomini intenti a quella strana e sconosciuta attività del dormire, entrai nelle menti aperte delle loro donne e ne condizionai i sogni. Ne feci piangere alcune nel sonno, altre le feci ridere e gridare. Così vulnerabile è la mente umana. A nessuna di loro avevo finora comunicato tanto chiaramente il mio mondo, poiché volevo scegliere quella che fosse perfetta per me.
Vidi i raggi della luna scindersi a formare luci diverse, di sfumature nuove e indescrivibili che colorarono il mondo a me noto in modo da rendermelo del tutto sconosciuto. Eppure conoscevo già questo mondo attraverso la memoria dell’uomo della luna. In questa strana luce mi furono visibili gli esseri che gli uomini non hanno mai potuto vedere. Li vidi rivelarsi, danzare e creare piccole magie. Infine le visioni terminarono e l’uomo della luna scostò le labbra dalle mie, e mi guardò come colui che sa di essere amato. Sì, io lo amavo. L’avevo conosciuto e lo amavo di quell’amore istintivo e totale tipico delle fate e dei bambini piccoli. Poi si allontanò. Non sapevo cosa volesse da me, né perché fosse venuto e mi avesse fatto conoscere cose che nessun umano sa vedere. Sapevo che, prima di venire da me, non mi amava, ma sapevo anche che in quel momento mi aveva conosciuta come io avevo conosciuto lui, e forse per questo aveva iniziato ad amarmi. Quel che per certo sapevo, allora, era che la donna di pochi minuti prima non esisteva più.
Da allora, ogni mia notte è insonne. Esco di casa, e aprendo quegli occhi interni che lui ha risvegliato, posso vedere il buio tingersi di colori che non esistono parole per spiegare. Da allora, vedo ciò che agli altri è proibito. Vedo e sento gli spiriti notturni, posso comunicare con loro. Grazie a loro ho potuto conoscere il futuro. Bevendo il loro nettare, mangiando il loro cibo, ho sogni e visioni. Ho iniziato a vedere il tempo come un flusso unico in cui non si distinguono le cose già avvenute da quelle che avverranno. Gli animali mi riconoscono come una di loro. E io sono lupo, volpe e gufo, sono gatto, talpa e lepre. Non mi temono, e io non temo loro. Ho scoperto un universo nuovo dove quasi nulla è come nel mondo umano.
Vivo delle cose che ogni giorno apprendo dagli esseri che ho imparato a conoscere e amare. Vivo felice tra loro e raramente chiudo gli occhi per tornare fra gli umani. Non mi importa più quale sia il presente e quale il futuro. Non so dirvi se ho venti o duecento anni, se sono nella mia casa o in un bosco, se ho bevuto il magico nettare dei sogni o se sto delirando. Ma so che l’uomo della luna mi farà sua sposa, e tanto basta. Che importa, a questo punto, se i miei simili mi chiamano strega?