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Niente pailettes. Champagne in frigo e privè senza clienti. I sigilli mettono a tacere il Samara Club e il Miami, strip club simbolo della Torino di notte, dell’esagerazione e del proibito. Altro che spettacoli sensuali, per la procura in quei locali c’era un giro di prostituzione. E così, l’altro ieri, gli agenti del reparto di Prossimità della polizia locale hanno sequestrato i night. Nove le persone indagate nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paolo Scafi. L’accusa? «Aver indotto, agevolato, favorito e sfruttato la prostituzione delle ragazze che lavoravano come ballerine». L’elenco è lungo. Nei guai sono finiti i gestori dei night. I loro stretti collaboratori. E alcuni dipendenti, come una cameriera del Miami.
Secondo gli investigatori, le dipendenti venivano assunte come ragazze immagine o “ragazze di sala”. Un modo per celare l’altra attività, che non era solo dare spettacolo, ballare, spogliarsi sul palco. Avrebbero offerto prestazioni sessuali a pagamento ai clienti. A quelli cioè disposti a pagare un "extra", e consumare i rapporti nei privé. Da qui l’affondo della procura, che ha portato alla chiusura dei locali, il primo in via Camerana, il secondo in via Filippo Burzio.
L’indagine è iniziata lo scorso dicembre con un blitz notturno effettuato dagli agenti della polizia municipale. Durante il sopralluogo erano emersi i primi sospetti. Le ragazze, trovate sul libro paga dei due club, nelle settimane scorso sono state convocate al comando di via Bologna e sentite a verbale per indagare sulle serate. Quasi tutte - una ventina, di nazionalità italiana, rumena, marocchina e ucraina - si sono descritte come cubiste o «ragazze di sala», negando veri e propri approcci sessuali con i clienti. Proseguendo negli accertamenti, gli inquirenti hanno deciso di contestare comunque il favoreggiamento della prostituzione, secondo le più recenti indicazioni della Cassazione, secondo cui sarebbero sufficienti «scambi di effusioni» per incorrere nel reato. E di approcci simili, gli investigatori ne avrebbero documentati parecchi, specie durante gli striptease. Di più: dagli accertamenti è emerso che il privé si pagava “a tempo” alla cassa del locale, con un sovrapprezzo rispetto alla tariffa d’ingresso standard. Tutti gli appuntamenti in programma sono stata rinvianti: spettacoli sospesi, compresi gli addii al celibato. Luci spente. Sul profilo Instagram del Miami Lap Dance resta un invito: «Cerchiamo figuranti di sala, scrivici in privato».
Gli avvocati preparano il ricorso. «Nel Samara ciò che è contestato non è mai stato svolto e mai lo sarà. I fatti non hanno alcuna concretezza. Le regole vengono da sempre osservate scrupolosamente. Già in passato ci sono state indagini e controlli e non sono mai emersi illeciti e inosservanze», commenta il legale Andrea De Pasquale. E il collega Alessandro Praticò, che assiste titolari e dipendenti del Miami , prosegue: «Si tratta di un’attività di intrattenimento e ballo svolta da oltre 20 anni sempre in modo lecito, senza mai nessun problema - Confidiamo che il tutto verrà chiarito al più presto».
Non è la prima volta che un night finisce sotto sigillo per fatti analoghi. Il precedente più noto è il Crazy Love di San Salvario, chiuso la scorsa primavera nell’ambito di un’inchiesta per sfruttamento della prostituzione a carico del titolare e del suo braccio destro: a settembre hanno patteggiato rispettivamente 3 anni più 800 euro di multa e 2 anni più 300 euro. Da lì sono partiti accertamenti a tappeto che hanno messo nel mirino altri locali notturni. I titolari del locale di via Galliari «ospitavano a vario titolo le ragazze per esibizioni di spogliarello, lap dance - si legge nella sentenza - e mettendo a loro disposizione al costo di 100 euro per venti minuti (importo del quale solo la metà veniva riconosciuto alle ragazze) alcuni locali privé per esibizioni a carattere privato». Lì le ragazze offrivano il proprio corpo a pagamento e di quegli incontri è rimasta traccia nelle telecamere, installate proprio per controllare che lucrassero sul prezzo pattuito e che versassero la metà dei guadagni ai due gestori.
Niente pailettes. Champagne in frigo e privè senza clienti. I sigilli mettono a tacere il Samara Club e il Miami, strip club simbolo della Torino di notte, dell’esagerazione e del proibito. Altro che spettacoli sensuali, per la procura in quei locali c’era un giro di prostituzione. E così, l’altro ieri, gli agenti del reparto di Prossimità della polizia locale hanno sequestrato i night. Nove le persone indagate nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paolo Scafi. L’accusa? «Aver indotto, agevolato, favorito e sfruttato la prostituzione delle ragazze che lavoravano come ballerine». L’elenco è lungo. Nei guai sono finiti i gestori dei night. I loro stretti collaboratori. E alcuni dipendenti, come una cameriera del Miami.
Secondo gli investigatori, le dipendenti venivano assunte come ragazze immagine o “ragazze di sala”. Un modo per celare l’altra attività, che non era solo dare spettacolo, ballare, spogliarsi sul palco. Avrebbero offerto prestazioni sessuali a pagamento ai clienti. A quelli cioè disposti a pagare un "extra", e consumare i rapporti nei privé. Da qui l’affondo della procura, che ha portato alla chiusura dei locali, il primo in via Camerana, il secondo in via Filippo Burzio.
L’indagine è iniziata lo scorso dicembre con un blitz notturno effettuato dagli agenti della polizia municipale. Durante il sopralluogo erano emersi i primi sospetti. Le ragazze, trovate sul libro paga dei due club, nelle settimane scorso sono state convocate al comando di via Bologna e sentite a verbale per indagare sulle serate. Quasi tutte - una ventina, di nazionalità italiana, rumena, marocchina e ucraina - si sono descritte come cubiste o «ragazze di sala», negando veri e propri approcci sessuali con i clienti. Proseguendo negli accertamenti, gli inquirenti hanno deciso di contestare comunque il favoreggiamento della prostituzione, secondo le più recenti indicazioni della Cassazione, secondo cui sarebbero sufficienti «scambi di effusioni» per incorrere nel reato. E di approcci simili, gli investigatori ne avrebbero documentati parecchi, specie durante gli striptease. Di più: dagli accertamenti è emerso che il privé si pagava “a tempo” alla cassa del locale, con un sovrapprezzo rispetto alla tariffa d’ingresso standard. Tutti gli appuntamenti in programma sono stata rinvianti: spettacoli sospesi, compresi gli addii al celibato. Luci spente. Sul profilo Instagram del Miami Lap Dance resta un invito: «Cerchiamo figuranti di sala, scrivici in privato».
Gli avvocati preparano il ricorso. «Nel Samara ciò che è contestato non è mai stato svolto e mai lo sarà. I fatti non hanno alcuna concretezza. Le regole vengono da sempre osservate scrupolosamente. Già in passato ci sono state indagini e controlli e non sono mai emersi illeciti e inosservanze», commenta il legale Andrea De Pasquale. E il collega Alessandro Praticò, che assiste titolari e dipendenti del Miami , prosegue: «Si tratta di un’attività di intrattenimento e ballo svolta da oltre 20 anni sempre in modo lecito, senza mai nessun problema - Confidiamo che il tutto verrà chiarito al più presto».
Non è la prima volta che un night finisce sotto sigillo per fatti analoghi. Il precedente più noto è il Crazy Love di San Salvario, chiuso la scorsa primavera nell’ambito di un’inchiesta per sfruttamento della prostituzione a carico del titolare e del suo braccio destro: a settembre hanno patteggiato rispettivamente 3 anni più 800 euro di multa e 2 anni più 300 euro. Da lì sono partiti accertamenti a tappeto che hanno messo nel mirino altri locali notturni. I titolari del locale di via Galliari «ospitavano a vario titolo le ragazze per esibizioni di spogliarello, lap dance - si legge nella sentenza - e mettendo a loro disposizione al costo di 100 euro per venti minuti (importo del quale solo la metà veniva riconosciuto alle ragazze) alcuni locali privé per esibizioni a carattere privato». Lì le ragazze offrivano il proprio corpo a pagamento e di quegli incontri è rimasta traccia nelle telecamere, installate proprio per controllare che lucrassero sul prezzo pattuito e che versassero la metà dei guadagni ai due gestori.