Confermo la recensione. Dopo aver preso accordi al telefono mi apre una bella ragazza, direi quella della foto, in un abito corto e leggero, con i capelli raccolti, senza trucco. MI invita ad entrare nella casa e sul divano vedo anche la sua amica già citata che, piuttosto indifferente mi saluta con un cenno del capo. La mia pay mi fa cenno di seguirla verso una porta da cui esala un alito gelido, una porta che si affaccia su una scala che si perde nel buio. Iniziamo bene. Con un po' di timore scendo le scale e ci ritroviamo in una cantina, con le pareti intonacate ed il soffitto a botte, ma essenzialmente una cantina, dall'umidità mostruosa (e già a piacenza l'umidità non manca), qualcosa di molto adatto alla stagionatura dei salumi. Una fila di candele profumate disposte lungo il muro tenta flebilmente di donare un’aria da nido d’amore ad una stanza irrimediabilmente squallida e pochi cuscini a forma di cuore giacciono un po’ pateticamente su un lettino perso nel mezzo della stanza con un calore umano tipo caserma. Soltanto dopo le mie domande insistenti la ragazza mi rivela il rate (che però conoscevo già grazie al forum) e averle dovuto estrarre questa informazione così semplice con le pinze non mi fa molto piacere. Mentre mi sto togliendo i vestiti, la ragazza si toglie il suo abito (bel fisico, davvero, snello, anche se l’assenza di biancheria intima un po’ di dispiace, ma dato il caldo di questi giorni non la posso criticare) e si avvicina al muro spaventata, guardando alcune grosse chiazze di umidità sulla parete. Mi chiede che cosa sono e cerco di rassicurarla sul fatto che siano abbastanza normali, essendo la casa vecchia, la stanza sottoterra ed abbastanza vicino al Po. La spiegazione sembra rassicurarla un po. Questa breve digressione geologica fatta a braghe mezze calate riesce a calmare sia lei che la mia libido residua. Mentre mi chiedo se abbia fatto un madornale errore a venire lì, mi stendo e vedo con sospetto che la ragazza come prima cosa inizia subito a scartare il preservativo. Io sono un assoluto sostenitore della copertura, per motivi igienici e di prevenzione, per cui sono d'accordo con lei nella sostanza anche se perplesso nella forma. Memore di un incontro con una brava professionista, fuori dall'Italia, che, pur mantenendo un certo navigato distacco era però riuscita quasi senza toccarmi, soltanto con lievi strusciate, leggerissimi tocchi, carezze ad arraparmi moltissimo nei preliminari prima di mostrare la sua maestria nel proseguio, vedere questa Rebecca (così si è presentata lei) sedersi vicino a me in modo alquanto distratto e senza tante cerimonie cercare subito di incappucciarmi un po' frettolosamente mi smonta molto. Dalla recensione precedente sapevo che non ci sarebbe stato molto trasporto, qui la realtà è ben peggio delle previsioni, e capisco che le cose si mettono male. Atmosfera zero, qui si tratta di sbrigarsi e di levare le tende (che non è il mio ideale di serata). Inizia con un BJ (brava, ammetto) e dopo il minimo sindacale per l’alzabandiera mi chiede che posizione voglio fare in rai1. Le chiedo di stare sopra, lo fa per circa 30 secondi (piuttosto imbarazzanti) poi parecchio scocciata mi chiede di cambiare perchè è scomoda. La temperatura scende a livelli polari e penso seriamente di andarmene. Scopare una ragazza indifferente ci sta, vista la situazione, scoparne una visibilmente infastidita è un po’ troppo. Le chiedo, anche io parecchio scoglionato e, penso comprensibilmente, a questo punto incapace di proseguire l'opera, di tornare agli inizi e di finire con un BJ, che lei esegue con evidente rassegnazione. Concludiamo di lì a poco con mia scarsissima soddisfazione. Mi da un fazzoletto per pulirmi ed iniziamo a discorrere del più e del meno, io non sono un tipo particolarmente rancoroso, per cui, anche se piuttosto deluso da come si era svolto tutto in modo così scialbo, incuriosito da capire chi mi trovo di fronte almeno parlo un po’ e confesso che questa, è la parte più interessante dell’incontro. La ragazza sembra gettare un po’ la maschera e si rivela per quello che è, un ragazzina di poco più vent’anni con qualche sogno e tanta malinconia, che mi fa un po’ di tenerezza e mi fa dimenticare il lato macchinetta mangia-soldi. Mi chiede che cosa c’è di bello in città, le chiedo che cosa vuole vedere e lei mi risponde “tutto, tutto quello che c’è di bello”, e mi spiega che in una settimana non ha ancora visto nulla. Comprendo allora dalle sue parole e dal suo sorriso bello ma amaro che è scontenta di quello che fa, è scontenta del mondo da cui veniva (le faceva schifo), scontenta di essere in quella cantina ed è in qualche modo sollevata di aver finito con me, e mi fa una gran pena, perchè mi ricorda, a voler essere un po’ poeta, un usignolo in gabbia che guarda una finestra da cui si vede un cielo tanto azzurro quanto irraggiungibile. Quando azzardo qualche parola in ungherese vedo che non reagisce e capisco che anche la nazionalità non è quella dichiarata (per sua volontà, come mi ha confermato, non vuole che io riveli la sua vera nazionalità
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Insomma, per concludere. Per la mia esperienza, un missile. GFE a livelli sottozero, la ragazza è sbrigativa e meccanica, non mette fretta (almeno quello) ma è ovvio che cerca di concludere nel più breve tempo possibile. Definirla poco partecipativa è essere gentili, io direi un frigo. Va benissimo se il cliente è infoiato di suo (e lo invidio molto), ma se, come me, vuole divertirsi e rilassarsi un po’ con qualcuno che si prenda cura di lui per una mezz’oretta, che lo sappia stuzzicare, intrigare un po’, è assolutamente da evitare. Fate qualche chilometro in più, andate a Milano e trovate una come la Sarah di Maciachini (memorabile) oppure, anche se non parlo per esperienza, le due famose coinquiline della Bovisa, che con un VU danno un trattamento distante anni luce. Anche contando la strada, la benzina e la rottura dello spostamento il confronto è impari. Nell’uscire dalla porta l’ho salutata e le ho consigliato di cambiare casa, di scegliersene una più salubre, lei ha sorriso mestamente annuendo e mi ha dato un lieve abbraccio. Me ne sono andato triste e mogio, per i soldi buttati, per aver aver fatto di fronte a me stesso una figura avvilente (ma con l’atmosfera che c’era come si faceva a fare diversamente) e per la sensazione di aver incontrato una bella persona, una bella ragazza con un sorriso dolce, prigioniera in una cella umida e soprattutto in un mondo da cui sta fuggendo senza vederne la fine.