Jessica lavora di notte davanti alla LIDL di viale Bezzi, a destra andando verso piazzale Brescia, 45.4 6261 7, 9.1 485 54.
Quanti ricordano il sinuoso profilo di chi l’ha preceduta, come cassiera notturna dello stesso supermercato, troveranno Jessica carrozzata da un fisico magari non eccessivo, ma certo per amatori del genere. Quasi 1,70 per una settantina di chili, viso addolcito dalle curve tondeggianti, con capelli lisci lunghi con tinte ora sul biondo, ora sul castano, ben piantata di spalle e fianchi, qualche piega di pancetta, culo possente senza inestetismi (quarta misura di mutandine), cosce in linea perlopiù bene in mostra, tettine invece sottodimensionate, una prima dal capezzolo piccolo, chiaro e sensibile.
Lavora solo coperto, in macchina 20 pompino e 30 boccafiga, boccafiga a casa 60 (contrattabili a 50 e anzi offerto da lei immediatamente a 50 in una seconda occasione), niente anale (purtroppo). Ho provato sia il pompino in parcheggio, sia l'amplesso a casa.
Dice di essere ucraina, delle regioni sud-occidentali. Il terzo grado sulle origini reali o fantasiose è un tipo di conversazione per il quale ho perso interesse da tempo, se qualcuno ci tiene ancora in modo particolare preciso che sapeva quando in effetti la maggior parte degli ucraini festeggia il Natale (6-7 gennaio). Ho ascoltato più volentieri quando mi ha raccontato di essere cresciuta in Italia, dove vive da una vita, tanto che mi sono distratto dal solito compito di polizia anagrafica o ho dimenticato la sua autocertificazione, ma ad occhio avrà fra i 22-24 anni. Infatti, senza scoprire da subito un’estroversione travolgente, chiacchiera con piana disinvoltura, è gentile e ti mette a tuo agio.
In macchina lavora in un parcheggio in uso anche a colleghe a lato di una strada piuttosto vicina, non del tutto priva di transito: non è una situazione di neanche apparente riservatezza. La casa è un ambiente accogliente, introdotto da una bella corte interna ristrutturata, e consta di un ingresso-sala-cucina, di una camera da letto e un bagno un po’ ingombro delle cose della sua vita quotidiana ma equipaggiato con bidè.
Le figure fondamentali del suo pompino sono un su e giù bene irrorato di saliva, interrotto da martellamenti di lingua interni alla bocca, prese che specialmente all’inizio, ad erezione parziale, tendono alla profondità. In macchina non si spoglia; poiché reagisco lentamente e resisto più a lungo al trattamento, ad un certo punto si deve essere stancata, ricorre anche alla mano, le chiedo di guardarmi, mi fissa, si passa la lingua sulle labbra, per riprendere in bocca e finire validamente.
In camera abbiamo proseguito con la scopata: pecorina entrambi inginocchiati, poi le chiedo di sdraiarsi sulla pancia, lei lo fa, ma in realtà appoggiando piuttosto il petto e senza distendere le gambe, continuando cioè a puntare sulle ginocchia divaricate, non so se prefigurando con piena consapevolezza estetica esiti comunque di plastica carnalità. In questo modo, infatti, non solo squaderna una visione più pienamente anatomica della penetrazione, ma mi piazza davanti il suo quarto nobile, il quarto posteriore, esaltando la vista delle sue forme generose e sode. Concludiamo in missionaria, alla fine le chiedo di stringermi la vita con le gambe, si adopera anche con una stimolazione di polpastrelli della pelle, ricambiandomi un analogo trattamento da me riservato alla sua schiena durante la pecorina, mentre pare più restia ad avvicinare spontaneamente le labbra al mio petto.
Quanti ricordano il sinuoso profilo di chi l’ha preceduta, come cassiera notturna dello stesso supermercato, troveranno Jessica carrozzata da un fisico magari non eccessivo, ma certo per amatori del genere. Quasi 1,70 per una settantina di chili, viso addolcito dalle curve tondeggianti, con capelli lisci lunghi con tinte ora sul biondo, ora sul castano, ben piantata di spalle e fianchi, qualche piega di pancetta, culo possente senza inestetismi (quarta misura di mutandine), cosce in linea perlopiù bene in mostra, tettine invece sottodimensionate, una prima dal capezzolo piccolo, chiaro e sensibile.
Lavora solo coperto, in macchina 20 pompino e 30 boccafiga, boccafiga a casa 60 (contrattabili a 50 e anzi offerto da lei immediatamente a 50 in una seconda occasione), niente anale (purtroppo). Ho provato sia il pompino in parcheggio, sia l'amplesso a casa.
Dice di essere ucraina, delle regioni sud-occidentali. Il terzo grado sulle origini reali o fantasiose è un tipo di conversazione per il quale ho perso interesse da tempo, se qualcuno ci tiene ancora in modo particolare preciso che sapeva quando in effetti la maggior parte degli ucraini festeggia il Natale (6-7 gennaio). Ho ascoltato più volentieri quando mi ha raccontato di essere cresciuta in Italia, dove vive da una vita, tanto che mi sono distratto dal solito compito di polizia anagrafica o ho dimenticato la sua autocertificazione, ma ad occhio avrà fra i 22-24 anni. Infatti, senza scoprire da subito un’estroversione travolgente, chiacchiera con piana disinvoltura, è gentile e ti mette a tuo agio.
In macchina lavora in un parcheggio in uso anche a colleghe a lato di una strada piuttosto vicina, non del tutto priva di transito: non è una situazione di neanche apparente riservatezza. La casa è un ambiente accogliente, introdotto da una bella corte interna ristrutturata, e consta di un ingresso-sala-cucina, di una camera da letto e un bagno un po’ ingombro delle cose della sua vita quotidiana ma equipaggiato con bidè.
Le figure fondamentali del suo pompino sono un su e giù bene irrorato di saliva, interrotto da martellamenti di lingua interni alla bocca, prese che specialmente all’inizio, ad erezione parziale, tendono alla profondità. In macchina non si spoglia; poiché reagisco lentamente e resisto più a lungo al trattamento, ad un certo punto si deve essere stancata, ricorre anche alla mano, le chiedo di guardarmi, mi fissa, si passa la lingua sulle labbra, per riprendere in bocca e finire validamente.
In camera abbiamo proseguito con la scopata: pecorina entrambi inginocchiati, poi le chiedo di sdraiarsi sulla pancia, lei lo fa, ma in realtà appoggiando piuttosto il petto e senza distendere le gambe, continuando cioè a puntare sulle ginocchia divaricate, non so se prefigurando con piena consapevolezza estetica esiti comunque di plastica carnalità. In questo modo, infatti, non solo squaderna una visione più pienamente anatomica della penetrazione, ma mi piazza davanti il suo quarto nobile, il quarto posteriore, esaltando la vista delle sue forme generose e sode. Concludiamo in missionaria, alla fine le chiedo di stringermi la vita con le gambe, si adopera anche con una stimolazione di polpastrelli della pelle, ricambiandomi un analogo trattamento da me riservato alla sua schiena durante la pecorina, mentre pare più restia ad avvicinare spontaneamente le labbra al mio petto.