Angela staziona di notte a Monza, Viale delle industrie, all’altezza del distributore Esso, in direzione nord (Arcore ecc.), 45.56 88 14, 9.29 21 76, facendo coppia con una bionda più alta e snella adesso assente.
Dichiara 24 anni. Mora, capelli lunghi, ha un viso carino ed espressivo di linea quadrangolare, levigato però con l’aiuto del denso fondotinta. La particolarità è che, essendo sull’1,50, non può non notarsi la sua quarta di seno, peraltro soda e dalla forma affusolata, come due piccoli semi-dirigibili prorompenti dal busto, con capezzolo ben contornato. Ovviamente non è una ragazza di cui si contano le costole, ma è proporzionata, con il suo panettoncino posteriore, gli addensamenti sulle cosce e la pancetta, che non debordano eccessivamente dal profilo di un corpo minuto. Non l’ho vista vestita in modo appariscente, a parte il compiaciuto décolleté: predilige tinte scure e abiti da compagna di banco come i jeans strappati generazionali o i leggings.
Fa il pompino coperto a 20, quello scoperto a 50, la venuta in bocca a sua discrezionale valutazione del rapporto con il cliente, il boccafiga protetto a 30, il culo è inagibile, in albergo chiede 100 euri per un’ora. Le ho pagato un pompino e una scopata, tutto coperto.
Porta in un imbosco non molto lontano, ma neanche attaccato (come spesso fanno le benzinaie per risparmiare tempo), aperto su una stradina ma dove ad ore tarde sembra non passare nessuno. Né troppo illuminato, né troppo isolato, consente le posizioni all’esterno. Non lo imbratta, ritirando diligentemente i resti.
Albanese, parla bene e pone attenzione alla comunicazione. Mi chiede ad esempio ragione del mio cortese condizionale, “me lo faresti un pompino?”, precisando che è lì apposta; sottolinea un’espressione italiana che la colpisce ecc. La conversazione è partecipe e rilanciata con un po’ di civetteria (quanti anni hai? Quanti me ne dai?) e qualche ironia. Dopo la venuta, ad esempio, la prima volta, mi esplode l’urgenza di una pisciata che era in canna da un bel po’. Ride di gusto quando le dico che nel corso della lunga serata mi ero quasi dimenticato di avercelo, ma adesso che lei me lo ha fatto ricordare devo provvedere anche all’altra esigenza. Mi suggerisce quindi con convinzione un luogo abbastanza riparato presso il benzinaio, dove la riporto, rassicurandomi che lì lei non mi può vedere (!), ma ride di nuovo quando le faccio notare che ormai siamo già intimi. Suggerisce anche i due baci finali sulle guance di saluto.
Per quanto riguarda il pompino, dopo aver estratto le tette, lavora essenzialmente sull’intensità: all’inizio si aiuta con la mano, poi va avanti energicamente, senza variazioni ma con prese abbastanza profonde, buona scorrevolezza e soprattutto una singolare intensificazione finale a morsa. Apprezzo e lei tiene a rilevare che in effetti “finora nessuno si è mai lamentato”.
Mi aveva detto che ci stava anche a tutte le posizioni canoniche in macchina, invece poi al momento non è voluta salire sopra lei e dall’esterno ho fatto fatica io, sicché abbiamo concluso di bocca. Sarà per la prossima volta che troveremo un coordinamento e un coinvolgimento maggiori anche nella ciulata.
Accetta di usare il mio preservativo, le anticipo un’aromatizzazione dolciastra che spero non la disturbi. Dopo le chiedo come è andata e scherza di nuovo: “bene, un po’ amaro alla fine!”. Magari senza, allora sì sentiva l’amaro in bocca!
Dichiara 24 anni. Mora, capelli lunghi, ha un viso carino ed espressivo di linea quadrangolare, levigato però con l’aiuto del denso fondotinta. La particolarità è che, essendo sull’1,50, non può non notarsi la sua quarta di seno, peraltro soda e dalla forma affusolata, come due piccoli semi-dirigibili prorompenti dal busto, con capezzolo ben contornato. Ovviamente non è una ragazza di cui si contano le costole, ma è proporzionata, con il suo panettoncino posteriore, gli addensamenti sulle cosce e la pancetta, che non debordano eccessivamente dal profilo di un corpo minuto. Non l’ho vista vestita in modo appariscente, a parte il compiaciuto décolleté: predilige tinte scure e abiti da compagna di banco come i jeans strappati generazionali o i leggings.
Fa il pompino coperto a 20, quello scoperto a 50, la venuta in bocca a sua discrezionale valutazione del rapporto con il cliente, il boccafiga protetto a 30, il culo è inagibile, in albergo chiede 100 euri per un’ora. Le ho pagato un pompino e una scopata, tutto coperto.
Porta in un imbosco non molto lontano, ma neanche attaccato (come spesso fanno le benzinaie per risparmiare tempo), aperto su una stradina ma dove ad ore tarde sembra non passare nessuno. Né troppo illuminato, né troppo isolato, consente le posizioni all’esterno. Non lo imbratta, ritirando diligentemente i resti.
Albanese, parla bene e pone attenzione alla comunicazione. Mi chiede ad esempio ragione del mio cortese condizionale, “me lo faresti un pompino?”, precisando che è lì apposta; sottolinea un’espressione italiana che la colpisce ecc. La conversazione è partecipe e rilanciata con un po’ di civetteria (quanti anni hai? Quanti me ne dai?) e qualche ironia. Dopo la venuta, ad esempio, la prima volta, mi esplode l’urgenza di una pisciata che era in canna da un bel po’. Ride di gusto quando le dico che nel corso della lunga serata mi ero quasi dimenticato di avercelo, ma adesso che lei me lo ha fatto ricordare devo provvedere anche all’altra esigenza. Mi suggerisce quindi con convinzione un luogo abbastanza riparato presso il benzinaio, dove la riporto, rassicurandomi che lì lei non mi può vedere (!), ma ride di nuovo quando le faccio notare che ormai siamo già intimi. Suggerisce anche i due baci finali sulle guance di saluto.
Per quanto riguarda il pompino, dopo aver estratto le tette, lavora essenzialmente sull’intensità: all’inizio si aiuta con la mano, poi va avanti energicamente, senza variazioni ma con prese abbastanza profonde, buona scorrevolezza e soprattutto una singolare intensificazione finale a morsa. Apprezzo e lei tiene a rilevare che in effetti “finora nessuno si è mai lamentato”.
Mi aveva detto che ci stava anche a tutte le posizioni canoniche in macchina, invece poi al momento non è voluta salire sopra lei e dall’esterno ho fatto fatica io, sicché abbiamo concluso di bocca. Sarà per la prossima volta che troveremo un coordinamento e un coinvolgimento maggiori anche nella ciulata.
Accetta di usare il mio preservativo, le anticipo un’aromatizzazione dolciastra che spero non la disturbi. Dopo le chiedo come è andata e scherza di nuovo: “bene, un po’ amaro alla fine!”. Magari senza, allora sì sentiva l’amaro in bocca!