Natascia (o Natasha o come altrimenti si preferisca scrivere) è una notturna cimiteriale, nel senso in cui si dice di alcune sue colleghe “benzinaie”, cioè una sottoclasse delle stradali, quelle che si incaricano nello specifico di colonizzare, a fini di proposizione erotica, l’oscurità delle piazzette e dei parcheggi dei cimiteri. Già solo il luogo di attesa mi attrae, non per un particolare gusto libertino di profanazione, ma per il fascino di una sensualità ubiquitaria che lambisce anche questi gelidi luoghi della pace che si situano più lontano dal suo dinamismo.
La adocchio presso il cimitero di Monza, lato viale Stucchi, all’altezza di certi tornelli interni all’area di parcheggio del cimitero stesso, 45.57 20 85, 9.3 020 23.
Lavora in un’area mista, di africane e trans, ma lei è la classica ragazza dell’est (ufficialmente ucraina), di tipo decisamente vistoso. Alta, lei rivendica 1 e 75, bionda (capelli lisci raccolti), viso abbastanza pieno ma non tondo bensì dalla linea tendenzialmente quadrangolare, occhi scuri, quarta di seno soda, cosce tornite senza debordare, culo pieno e in mostra, 23 anni dichiarati, come prima impressione calati, ma coerenti nella sostanza con un fisico formoso però tonico e proporzionato.
Il tariffario è limitato: lavoro coperto, 20 il pompino, 30 il boccafiga, 100 per l’albergo, niente anale. Per scopare in macchina propone la missionaria e la pecorina, non è propensa a venire su lei, mentre le posizioni esterne sono decisamente inopportune.
L’imbosco, infatti, è la maggiore nota dolente: senza particolari brividi estetici che evochino nella fantasia la scena del Don Giovanni al cimitero per un libero adattamento, è solo molto vicino al luogo di ingaggio, esposto agli sguardi, in particolare di ciclisti, e all’eventualità che una pattuglia ci faccia un giro dentro. Naturalmente lei dice che i carabinieri sono suoi amici e non ci entrano, però anche lei commentava che “nessuno si fa i cazzi suoi” quando qualcuno allungava lo sguardo. Insomma, fra il transito di lato e quello che fa manovra alle tue spalle, anche se a distanza, io non mi sono sentito perfettamente a mio agio e, nonostante la diversa intenzione, in un paio di occasioni mi sono limitato al pompino.
Offre, a seguito di un semplice apprezzamento, neanche una vera richiesta (“non hai il reggiseno”!) le tette alla palpazione. Poi si mette al lavoro (con il mio preservativo, però non usa, coinvintamente, i cinesi rossi): pompino sensibile non tanto per le variazioni e i virtuosismi, al massimo cambia un po’ l’angolatura e la velocità, ma per la presa non superficiale e decisa, senza attriti però grazie alla irrorazione adeguata. Non come preliminare, ma come intermezzo suggerito, mi solletica con le unghie il basso ventre e l’interno coscia.
Resti rigorosamente a carico del cliente.
Non c’è molto tempo per socializzare, ma l’ho trovata cordiale.
È qui da un po’ e si è spostata fra i due lati della strada, ma, a meno di elementi di riscontro in senso contrario offerti da altri avventori, non la identifico con la omonima di questa discussione,
http://gnoccaforum.com/esco…
sulla base del tempo di permanenza che mi ha riferito (non così lungo) e dell’attitudine (e se non fosse così, da allora è cambiata).
La adocchio presso il cimitero di Monza, lato viale Stucchi, all’altezza di certi tornelli interni all’area di parcheggio del cimitero stesso, 45.57 20 85, 9.3 020 23.
Lavora in un’area mista, di africane e trans, ma lei è la classica ragazza dell’est (ufficialmente ucraina), di tipo decisamente vistoso. Alta, lei rivendica 1 e 75, bionda (capelli lisci raccolti), viso abbastanza pieno ma non tondo bensì dalla linea tendenzialmente quadrangolare, occhi scuri, quarta di seno soda, cosce tornite senza debordare, culo pieno e in mostra, 23 anni dichiarati, come prima impressione calati, ma coerenti nella sostanza con un fisico formoso però tonico e proporzionato.
Il tariffario è limitato: lavoro coperto, 20 il pompino, 30 il boccafiga, 100 per l’albergo, niente anale. Per scopare in macchina propone la missionaria e la pecorina, non è propensa a venire su lei, mentre le posizioni esterne sono decisamente inopportune.
L’imbosco, infatti, è la maggiore nota dolente: senza particolari brividi estetici che evochino nella fantasia la scena del Don Giovanni al cimitero per un libero adattamento, è solo molto vicino al luogo di ingaggio, esposto agli sguardi, in particolare di ciclisti, e all’eventualità che una pattuglia ci faccia un giro dentro. Naturalmente lei dice che i carabinieri sono suoi amici e non ci entrano, però anche lei commentava che “nessuno si fa i cazzi suoi” quando qualcuno allungava lo sguardo. Insomma, fra il transito di lato e quello che fa manovra alle tue spalle, anche se a distanza, io non mi sono sentito perfettamente a mio agio e, nonostante la diversa intenzione, in un paio di occasioni mi sono limitato al pompino.
Offre, a seguito di un semplice apprezzamento, neanche una vera richiesta (“non hai il reggiseno”!) le tette alla palpazione. Poi si mette al lavoro (con il mio preservativo, però non usa, coinvintamente, i cinesi rossi): pompino sensibile non tanto per le variazioni e i virtuosismi, al massimo cambia un po’ l’angolatura e la velocità, ma per la presa non superficiale e decisa, senza attriti però grazie alla irrorazione adeguata. Non come preliminare, ma come intermezzo suggerito, mi solletica con le unghie il basso ventre e l’interno coscia.
Resti rigorosamente a carico del cliente.
Non c’è molto tempo per socializzare, ma l’ho trovata cordiale.
È qui da un po’ e si è spostata fra i due lati della strada, ma, a meno di elementi di riscontro in senso contrario offerti da altri avventori, non la identifico con la omonima di questa discussione,
http://gnoccaforum.com/esco…
sulla base del tempo di permanenza che mi ha riferito (non così lungo) e dell’attitudine (e se non fosse così, da allora è cambiata).