Staziona a Vizzolo Predabissi, sulla via Emilia, davanti al Carrefour, nell’area del relativo accesso a quell’ora chiuso da una sbarra, 45.35 4700, 9.33 7604. È quindi abbastanza comodo e sicuro avvicinarla, accostando a destra nella direzione da sud verso Melegnano.
Da quattro mesi a questa parte, mi dice, ci fa la notte, di prassi fino alle due, nei giorni di punta le tre.
Si presenta con il nome di Enessa, rumena. Lo ripetiamo, fosse Inessa d’accordo, ma così come lo capisco questo nome per me è del tutto inedito, lei ne consente (ad una rapida ricerca su Google mi risulta essere un marchio di prodotti dermatologici!?).
È una piccoletta alta 1,55, con curve ma “proporzionata”, dice lei stessa di sé, che porta la 2 di mutandine, del seno non so, invitante per come si presenta, stivalata e minigonnata in nero, con il contrasto dei capelli biondi a codona. Ha un viso tondo grazioso che la fa un po’ più ragazzina dei 24 anni che dichiara, occhi marroni.
Eroga il pompino coperto a 20, il boccafiga coperto a 30, la venuta in bocca a 50, l’anale a 50, l’albergo a 100, non contempla la penetrazione scoperta. In fase di contrattazione è stata piuttosto ferma sui 50 per la venuta in bocca, cosa fanno 10 euri di più, mi chiede, discorso che potrebbe essere facilmente rovesciato in meno, al che l’ho ingaggiata per il pompino coperto a 20. In macchina poi è diventata disponibile ai 40, perché è freddo, ha lavorato poco, ma nel frattempo il mio desiderio si era già ridefinito verso un contatto più intimo con le sue carni sode, che cominciavano ad arraparmi parecchio, e ho preferito chiudere l’accordo sul boccafiga coperto a 30. Che faccia il pompino scoperto, mi dice, è un segreto, le ragazze della rotonda successiva non lo devono sapere, al che le dico che è tutta una finta tra loro, perché anche quelle lo fanno e non glielo vogliono far sapere, e lei conferma e ride.
Ci si apparta restando in comune di Vizzolo, in un largo parcheggio, da me già frequentato per scopi analoghi, dove, acquattati dietro due pullman, stiamo molto tranquilli.
Non si spoglia sopra, le dico “fammi toccare le tette”, e lei, senza opporsi ma come se si trattasse di un destino cui non resta che rassegnarsi, fa “eh, se riesci ad arrivarci”. Mah, basterebbe che ci pensassi tu! Il pompino è condotto ad apprezzabile profondità, fino circa ai tre/quarti di estensione dell’erezione piena, fa su e giù abbastanza lentamente con la particolarità che scende con una contemporanea picchiettatura continua di lingua interna alla bocca, come un rullo che offre un supplemento di sensibilità. Accompagna la mano, non con un movimento meccanico a sega, ma con una convinta strizzata che effettua mediante una rotazione di polso, piacevole ma che cerco di interrompere per non accelerare troppo. Poi tocca a lei venirmi su sul sedile guidatore reclinato, non si toglie la giacca e solo perché glielo chiedo si sfila, con un impaccio che sembra strangolarsi, la borsetta a tracolla, che già mi prefiguravo pendolarmi sulla faccia durante la cavalcata. Bella compatta, pompa con la sufficiente energia nelle sue coscette, ma si distingue soprattutto, nel momento del mio, o del suo, trionfo, quando schiaccia con forza e rotea il bacino, riproponendosi esplicitamente, con un faccino che diventa malizioso, di farla uscire tutta.
L’ODISSEA DEL GOLDONE. APPENDICE NARRATIVA DI CURIOSITÀ EXTRA-PRESTAZIONALI
(riservata a chi voglia approfondire i risvolti caratteriali)
Capricorno. Non è un’estroversa naturale: cortese ma sulle sue durante il colloquio preliminare, in macchina risponde alle domande ma non ti chiede direttamente di te. Però mi pare da subito perlomeno tranquilla e gradevole: formula un complimento discreto su come porto i miei anni (ormai l’avrò sentito cento volte, ma apprezzo l’atto linguistico, per il contenuto vabbè, si esprime sulla musica dell’autoradio (un pezzo barocco). Mi appare un po’ disorganizzata, senza fazzolettini umidi (usiamo i miei) e soprattutto all’ultimo preservativo. Sarebbe finita qui, con un’intesa erotica perlomeno soddisfacente e un’esperienza relazionale nella norma, se non che a fine prestazione mi chiede, enigmatica e seriosa: “Hai un po’ di tempo per me?”. Non avrà anche lei qualche pena sentimentale da confidare? Niente di così insidioso, vorrebbe solo essere accompagnata a comprare i profilattici. Pronti.
La surreale odissea che ne è scaturita mi ha dato l’opportunità di conoscere Enessa oltre la corazza del primo incontro, facendomi intravedere una ragazza allegra e spontanea. Proviamo due macchinette a Melegnano, prima presso un benzinaio, poi alla farmacia. Naturalmente non si ricorda dove questa sia ubicata, vuole pure farmi imboccare un vicolo contromano, poi la troviamo ad intuito verso il centro. Disgraziatamente entrambi i distributori non le prendono né i 5 né i 10 euri. Ci scambiamo i pezzi (fermo restando che l’acquisto è a suo carico), che non siano stropicciati ecc., ma non accettano neanche le mie banconote. È avvilita ma scherza: lì in piedi che traffichiamo sembriamo due fidanzati alla spasmodica ricerca del goldone, le dico io, e lei commenta: “vestita così?”; ma perché no? Forse sarei io il soggetto meno credibile della coppia. Al Kebab per cambiarle in moneta entro io, prima che magari la insolentiscano per come è messa, ma ovviamente, non comprando niente, mi rispondono che anche loro sono a corto di spiccioli. Gli altri esercizi della vivace cittadina della bassa a quell’ora sono chiusi. Scendendo verso sud la faccio spaventare dicendole che non ho molta benzina e quando passiamo per la terza volta davanti alle sue amiche la invito a chiedere a loro, ma l’ha già fatto, si sente ridicola e anzi per non farsi riconoscere, con un gesto infantile, immerge la testa nel giaccone. Non vuole nemmeno farsene dare una manciata nel motel più vicino. Un ultimo porto che le pare di ricordare ne è sprovvisto. Non resta che riaccompagnarla in postazione, ormai rassegnata, se farà ancora in tempo a farsi caricare da un cliente, a rivolgersi nuovamente alle colleghe, con un saluto finale più divertito e amichevole del solito.
Da quattro mesi a questa parte, mi dice, ci fa la notte, di prassi fino alle due, nei giorni di punta le tre.
Si presenta con il nome di Enessa, rumena. Lo ripetiamo, fosse Inessa d’accordo, ma così come lo capisco questo nome per me è del tutto inedito, lei ne consente (ad una rapida ricerca su Google mi risulta essere un marchio di prodotti dermatologici!?).
È una piccoletta alta 1,55, con curve ma “proporzionata”, dice lei stessa di sé, che porta la 2 di mutandine, del seno non so, invitante per come si presenta, stivalata e minigonnata in nero, con il contrasto dei capelli biondi a codona. Ha un viso tondo grazioso che la fa un po’ più ragazzina dei 24 anni che dichiara, occhi marroni.
Eroga il pompino coperto a 20, il boccafiga coperto a 30, la venuta in bocca a 50, l’anale a 50, l’albergo a 100, non contempla la penetrazione scoperta. In fase di contrattazione è stata piuttosto ferma sui 50 per la venuta in bocca, cosa fanno 10 euri di più, mi chiede, discorso che potrebbe essere facilmente rovesciato in meno, al che l’ho ingaggiata per il pompino coperto a 20. In macchina poi è diventata disponibile ai 40, perché è freddo, ha lavorato poco, ma nel frattempo il mio desiderio si era già ridefinito verso un contatto più intimo con le sue carni sode, che cominciavano ad arraparmi parecchio, e ho preferito chiudere l’accordo sul boccafiga coperto a 30. Che faccia il pompino scoperto, mi dice, è un segreto, le ragazze della rotonda successiva non lo devono sapere, al che le dico che è tutta una finta tra loro, perché anche quelle lo fanno e non glielo vogliono far sapere, e lei conferma e ride.
Ci si apparta restando in comune di Vizzolo, in un largo parcheggio, da me già frequentato per scopi analoghi, dove, acquattati dietro due pullman, stiamo molto tranquilli.
Non si spoglia sopra, le dico “fammi toccare le tette”, e lei, senza opporsi ma come se si trattasse di un destino cui non resta che rassegnarsi, fa “eh, se riesci ad arrivarci”. Mah, basterebbe che ci pensassi tu! Il pompino è condotto ad apprezzabile profondità, fino circa ai tre/quarti di estensione dell’erezione piena, fa su e giù abbastanza lentamente con la particolarità che scende con una contemporanea picchiettatura continua di lingua interna alla bocca, come un rullo che offre un supplemento di sensibilità. Accompagna la mano, non con un movimento meccanico a sega, ma con una convinta strizzata che effettua mediante una rotazione di polso, piacevole ma che cerco di interrompere per non accelerare troppo. Poi tocca a lei venirmi su sul sedile guidatore reclinato, non si toglie la giacca e solo perché glielo chiedo si sfila, con un impaccio che sembra strangolarsi, la borsetta a tracolla, che già mi prefiguravo pendolarmi sulla faccia durante la cavalcata. Bella compatta, pompa con la sufficiente energia nelle sue coscette, ma si distingue soprattutto, nel momento del mio, o del suo, trionfo, quando schiaccia con forza e rotea il bacino, riproponendosi esplicitamente, con un faccino che diventa malizioso, di farla uscire tutta.
L’ODISSEA DEL GOLDONE. APPENDICE NARRATIVA DI CURIOSITÀ EXTRA-PRESTAZIONALI
(riservata a chi voglia approfondire i risvolti caratteriali)
Capricorno. Non è un’estroversa naturale: cortese ma sulle sue durante il colloquio preliminare, in macchina risponde alle domande ma non ti chiede direttamente di te. Però mi pare da subito perlomeno tranquilla e gradevole: formula un complimento discreto su come porto i miei anni (ormai l’avrò sentito cento volte, ma apprezzo l’atto linguistico, per il contenuto vabbè, si esprime sulla musica dell’autoradio (un pezzo barocco). Mi appare un po’ disorganizzata, senza fazzolettini umidi (usiamo i miei) e soprattutto all’ultimo preservativo. Sarebbe finita qui, con un’intesa erotica perlomeno soddisfacente e un’esperienza relazionale nella norma, se non che a fine prestazione mi chiede, enigmatica e seriosa: “Hai un po’ di tempo per me?”. Non avrà anche lei qualche pena sentimentale da confidare? Niente di così insidioso, vorrebbe solo essere accompagnata a comprare i profilattici. Pronti.
La surreale odissea che ne è scaturita mi ha dato l’opportunità di conoscere Enessa oltre la corazza del primo incontro, facendomi intravedere una ragazza allegra e spontanea. Proviamo due macchinette a Melegnano, prima presso un benzinaio, poi alla farmacia. Naturalmente non si ricorda dove questa sia ubicata, vuole pure farmi imboccare un vicolo contromano, poi la troviamo ad intuito verso il centro. Disgraziatamente entrambi i distributori non le prendono né i 5 né i 10 euri. Ci scambiamo i pezzi (fermo restando che l’acquisto è a suo carico), che non siano stropicciati ecc., ma non accettano neanche le mie banconote. È avvilita ma scherza: lì in piedi che traffichiamo sembriamo due fidanzati alla spasmodica ricerca del goldone, le dico io, e lei commenta: “vestita così?”; ma perché no? Forse sarei io il soggetto meno credibile della coppia. Al Kebab per cambiarle in moneta entro io, prima che magari la insolentiscano per come è messa, ma ovviamente, non comprando niente, mi rispondono che anche loro sono a corto di spiccioli. Gli altri esercizi della vivace cittadina della bassa a quell’ora sono chiusi. Scendendo verso sud la faccio spaventare dicendole che non ho molta benzina e quando passiamo per la terza volta davanti alle sue amiche la invito a chiedere a loro, ma l’ha già fatto, si sente ridicola e anzi per non farsi riconoscere, con un gesto infantile, immerge la testa nel giaccone. Non vuole nemmeno farsene dare una manciata nel motel più vicino. Un ultimo porto che le pare di ricordare ne è sprovvisto. Non resta che riaccompagnarla in postazione, ormai rassegnata, se farà ancora in tempo a farsi caricare da un cliente, a rivolgersi nuovamente alle colleghe, con un saluto finale più divertito e amichevole del solito.