All’altezza delle coordinate 45.34 9810, 9.28 8758 della Binasca, località Francolino di Carpiano, procedendo verso Melegnano a destra, una volta passati la rotonda, il Sex shop e il largo piazzale usato dai camion, dove si immette una sterrata che conduce ad uno squallido rudere sosta abitualmente una ragazza bionda, capelli lisci lunghi, viso quadrato e abbastanza nettamente profilato, carino ma non modellina di strada. Non sta facendo ferie, anche se oggi non l’ho vista, però l’ho avvicinata in un primo pomeriggio abbastanza vuoto sebbene non deserto, la vigilia di Natale, quando invero si era spostata poco più avanti, nella corsia laterale di Ella & Olla, in turno di riposo, di cui si dice amica.
Si presenta con il nome di Laura, però non è l’omonima sensuale mora che stazione prima della rotonda di Francolino, ma una ragazza al lavoro da alcuni mesi, che se non erro non è ancora stata recensita. Dice di avere 22 anni (ancora per poco, è Capricorno) e di essere albanese.
L’offerta è rigida: 20 per il pompino protetto, 30 per il boccafiga protetto, niente di scoperto e niente anale, 100 per 30 minuti d’albergo, 150 per un’ora.
Fisicamente la può apprezzare il maschio attratto dalla rotondità delle carni. Sarà infatti alta sull’1,65 e mostra un corpo non alterato nelle sue proporzioni generali dalla sovrabbondanza, ma con percepibili, e palpabili, accumuli sul culo, su quelle tipiche cosce piene a cono che sfregano tra loro, tette in proporzione non enormi, una terza piena o quarta, con grosso capezzolo. Sono comunque addensamenti tonici ed elastici, ad esempio nella pancia a bombatura, non a rotoli flaccidi. È di norma vestita in modo sobrio ma con qualche suggerimento provocante: trasparenze nere su culo e cosce, quando l’ho caricata indossava un corsetto a lacci variopinti, assai poco discreto contenimento da cui ha sfoderato spontaneamente le tette.
Ci appartiamo nella zona industriale, in uno spazio aperto ma abbastanza remoto, non esposto agli sguardi e al transito che, anche data la giornata, è nullo.
Le pago un pompino cui attende con una tecnica ancora elementare: dopo averlo maneggiato qualche momento lo copre (non usa i temuti preservativi rossi, ma ad ogni buon conto usiamo uno dei miei), fa un su e giù ripetitivo di testa, perlomeno non frenetico ma nemmeno variato, la aiuto anch’io con la mano, mentre lei solletica lo scroto. Concludo in ogni caso in tempi ordinari, sospinto dal piacevole contatto con le tette piene.
Non sporca l’imbosco e raccoglie lei i resti dell’incontro.
Anche se prontamente puntualizza una mia involontaria amnesia commerciale – inaudito: non stavo mettendo mano al portafogli prima della prestazione –, è simpatica, sveglia e molto comunicativa, fa complimenti discreti, chiede di te senza eccessiva curiosità, ti segue, parla di sé in modo diretto e fluente.
Si presenta con il nome di Laura, però non è l’omonima sensuale mora che stazione prima della rotonda di Francolino, ma una ragazza al lavoro da alcuni mesi, che se non erro non è ancora stata recensita. Dice di avere 22 anni (ancora per poco, è Capricorno) e di essere albanese.
L’offerta è rigida: 20 per il pompino protetto, 30 per il boccafiga protetto, niente di scoperto e niente anale, 100 per 30 minuti d’albergo, 150 per un’ora.
Fisicamente la può apprezzare il maschio attratto dalla rotondità delle carni. Sarà infatti alta sull’1,65 e mostra un corpo non alterato nelle sue proporzioni generali dalla sovrabbondanza, ma con percepibili, e palpabili, accumuli sul culo, su quelle tipiche cosce piene a cono che sfregano tra loro, tette in proporzione non enormi, una terza piena o quarta, con grosso capezzolo. Sono comunque addensamenti tonici ed elastici, ad esempio nella pancia a bombatura, non a rotoli flaccidi. È di norma vestita in modo sobrio ma con qualche suggerimento provocante: trasparenze nere su culo e cosce, quando l’ho caricata indossava un corsetto a lacci variopinti, assai poco discreto contenimento da cui ha sfoderato spontaneamente le tette.
Ci appartiamo nella zona industriale, in uno spazio aperto ma abbastanza remoto, non esposto agli sguardi e al transito che, anche data la giornata, è nullo.
Le pago un pompino cui attende con una tecnica ancora elementare: dopo averlo maneggiato qualche momento lo copre (non usa i temuti preservativi rossi, ma ad ogni buon conto usiamo uno dei miei), fa un su e giù ripetitivo di testa, perlomeno non frenetico ma nemmeno variato, la aiuto anch’io con la mano, mentre lei solletica lo scroto. Concludo in ogni caso in tempi ordinari, sospinto dal piacevole contatto con le tette piene.
Non sporca l’imbosco e raccoglie lei i resti dell’incontro.
Anche se prontamente puntualizza una mia involontaria amnesia commerciale – inaudito: non stavo mettendo mano al portafogli prima della prestazione –, è simpatica, sveglia e molto comunicativa, fa complimenti discreti, chiede di te senza eccessiva curiosità, ti segue, parla di sé in modo diretto e fluente.