Questo racconto non potrà sollevarsi, purtroppo, fino al mito di una Narcisa magnetica che richiama chiunque la incontri, persa infine nella contemplazione del proprio sovrumano splendore fino all’annullamento di sé. Sarà invece la scabra cronaca del rispecchiamento, nella nebbia, fra una donna che dovrebbe fare un altro lavoro e un puttaniere alla fine di una lunghissima serata buca, povera di stimoli vecchi e nuovi, che azzarda l’ultima scommessa, al limite dell’autolesionismo, prima di tornare mestamente a casa.
La trovo che aspetta in piazzale Bologna, dove dice si ferma fino alle due e mezza di notte, nell’angolino fra via Sulmona, viale Puglia e il relativo controviale (quello che attraversa da sotto il cavalcavia), 45.44 4590, 9.22 4471. Non è una stazione molto fortunata, quella, da parecchio tempo: solo saltuariamente ricoperta, anche adesso da Narcisa che forse non esce tutte le sere. Quest’estate è stata presente, per poco, una ragazza più carina che, alla domanda sul pompino, mi disse “50” (!) indicandomi “30” con le dita, cosa che mi ha fatto subito inquadrare la principiante assoluta appena arrivata in Italia, inducendomi a ritirarmi da una situazione che presumibilmente sarebbe degenerata nel surreale.
Narcisa non è bella a vedersi quando si affaccia al finestrino della macchina, ma poi, da vicino, l’impressione peggiora. Dice di avere 30 anni e io gliene darei di più, soprattutto per il viso dalla pelle non fresca, alta sull’1 e 65, testa grossa, carnagione scura, capelli lunghi castani di una tinta artificiale che a sua volta non comunica freschezza, vestita senza nessun richiamo sensuale, ben carrozzata, soprattutto di tette, potrà avere una quarta morbida ma la tiene sotto lo spesso maglione.
Mi dice che fa i soliti pompino coperto per 20, boccafiga 30, 50 per il pompino scoperto, non fa anale, non dispone di una casa. È fiscale oltre il ragionevole sul tariffario: con i soldi che avevo a disposizione arrivavo ai 35 ma non molla sul pompino senza preservativo, del resto non potevo in coscienza darle di più stante il livello estetico, quindi andiamo di pompino coperto a 20.
L’imbosco non esiste: ci si ferma in un vicolo, non a distanza di sicurezza dalla piazza, a bordo strada, fra una macchina parcheggiata e l’altra.
È molto poco comunicativa, non perché sia ostile, anzi mi è sembrata una persona mite e un po’ smarrita, ma proprio non conosce la lingua: dichiara il suo altisonante nome, l’origine rumena, l’età e quasi nient’altro.
Il risultato, però, è che non c’è il corpo, non c’è l’imbosco, non c’è dialogo, e alla fine non c’è neanche il pompino. Io mi illudo ancora che possa appartenere al genere delle mature non più piacenti ma che compensano con l’esperienza e la tecnica, invece Narcisa non è Boccadoro, anzi diciamo pure che è Boccadilegno. Già capisco cosa mi aspetta quando la vedo armeggiare con il preservativo, che prova a mettere da un verso, poi si accorge che non va bene e lo gira, poi fatica a calzarlo causa scarsa disinvoltura delle dita. Infatti, senza preliminari e senza spogliarsi, il trattamento è un saliscendi troppo veloce, fatto di testa invece che di uso sapiente di labbra e lingua, superficiale e quasi insensibile.
La trovo che aspetta in piazzale Bologna, dove dice si ferma fino alle due e mezza di notte, nell’angolino fra via Sulmona, viale Puglia e il relativo controviale (quello che attraversa da sotto il cavalcavia), 45.44 4590, 9.22 4471. Non è una stazione molto fortunata, quella, da parecchio tempo: solo saltuariamente ricoperta, anche adesso da Narcisa che forse non esce tutte le sere. Quest’estate è stata presente, per poco, una ragazza più carina che, alla domanda sul pompino, mi disse “50” (!) indicandomi “30” con le dita, cosa che mi ha fatto subito inquadrare la principiante assoluta appena arrivata in Italia, inducendomi a ritirarmi da una situazione che presumibilmente sarebbe degenerata nel surreale.
Narcisa non è bella a vedersi quando si affaccia al finestrino della macchina, ma poi, da vicino, l’impressione peggiora. Dice di avere 30 anni e io gliene darei di più, soprattutto per il viso dalla pelle non fresca, alta sull’1 e 65, testa grossa, carnagione scura, capelli lunghi castani di una tinta artificiale che a sua volta non comunica freschezza, vestita senza nessun richiamo sensuale, ben carrozzata, soprattutto di tette, potrà avere una quarta morbida ma la tiene sotto lo spesso maglione.
Mi dice che fa i soliti pompino coperto per 20, boccafiga 30, 50 per il pompino scoperto, non fa anale, non dispone di una casa. È fiscale oltre il ragionevole sul tariffario: con i soldi che avevo a disposizione arrivavo ai 35 ma non molla sul pompino senza preservativo, del resto non potevo in coscienza darle di più stante il livello estetico, quindi andiamo di pompino coperto a 20.
L’imbosco non esiste: ci si ferma in un vicolo, non a distanza di sicurezza dalla piazza, a bordo strada, fra una macchina parcheggiata e l’altra.
È molto poco comunicativa, non perché sia ostile, anzi mi è sembrata una persona mite e un po’ smarrita, ma proprio non conosce la lingua: dichiara il suo altisonante nome, l’origine rumena, l’età e quasi nient’altro.
Il risultato, però, è che non c’è il corpo, non c’è l’imbosco, non c’è dialogo, e alla fine non c’è neanche il pompino. Io mi illudo ancora che possa appartenere al genere delle mature non più piacenti ma che compensano con l’esperienza e la tecnica, invece Narcisa non è Boccadoro, anzi diciamo pure che è Boccadilegno. Già capisco cosa mi aspetta quando la vedo armeggiare con il preservativo, che prova a mettere da un verso, poi si accorge che non va bene e lo gira, poi fatica a calzarlo causa scarsa disinvoltura delle dita. Infatti, senza preliminari e senza spogliarsi, il trattamento è un saliscendi troppo veloce, fatto di testa invece che di uso sapiente di labbra e lingua, superficiale e quasi insensibile.