Ultimamente ho patito il vuoto post-ferragostano, e la notte si stava dissipando in quelle circolarità ossessive tipiche dell’amor stradale: la visita di postazioni tristemente sguarnite, il secondo controllo, una rotonda dopo l’altra, alle stesse postazioni sempre sguarnite, il dubbio se tornare ancora dalle poche ben conosciute certamente in servizio, mentre il CD nell’autoradio riprende di nuovo dalla traccia 1, come il più implacabile orologio del tempo perduto…
Sulla Cerca, già in comune di Colturano, c’è una rotonda virtuale, che nella sua attuale fase di costruzione non smista il traffico e serve piuttosto ai puttanieri che debbano tornare, per l’ennesima volta, sui propri passi o avvicinare la ragazza che da poco vi staziona. Io in macchina non uso uno strumento di rilevazione, le mappe disponibili in rete non registrano ancora l’intervento viabilistico, e dunque posso darne le coordinate solo approssimativamente: 45.36 97 80, 9.33 57 79. In sostanza, provenendo dalla rotonda grande di intersezione fra la Cerca (SP 39) e la Bettola-Sordio (SP 159) e procedendo verso Melegnano, si trova dopo l’accesso alla zona industriale (sulla sinistra) e uno sbancamento di terra (a destra), prima di un semaforo. La ragazza la si incontra sulla destra, all’inizio della rotonda in costruzione, di prassi appoggiata ai blocchi di cemento intenta al suo cellulare.
L’offerta è molto essenziale: niente di scoperto e niente anale, 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, 100 per l’ora d’albergo. Fisicamente non è il mio tipo: minuta, sull’160, ma anche lei troppo circolare. Mi possono ancora piacere le forme generose su cosce e culo, le tette non me le farà vedere ma saranno una terza/quarta, viso vispo, capelli castani lunghi raccolti, ma paffuto e soprattutto ventre troppo tondo. Indossa abiti estivi, niente di particolarmente provocante: shorts e canottiera, sotto la quale un reggiseno corazzato arresta i palpeggiamenti.
L’estetica, l’offerta e il pensiero che Colturano è a regime d’ordinanza non mi inducono all’immediato caricamento. Ma la determinazione non sopravvive all'estenuazione di un altro inutile giro sicché, prima di ripiegare verso casa, mi affido all’unica via d’uscita, almeno per il pompino d’emergenza.
Si presenta. È l’eterno ritorno delle Vanesse, se negli ultimi tre mesi ne ho incontrata una in Paullese, una in Binasca e adesso lei, sulla Cerca. Ha una comunicativa amabile. Mi dice di avere 20 anni e di essere di Malaga, appena arrivata in Italia. Io la stuzzico, dicendole che le rumene imparano bene la lingua e poi quando vengono da noi dicono di essere spagnole per darsi un tocco di esotismo. Lei resta ferma sul racconto delle sue origini e mi dice se voglio che parli spagnolo, a titolo di simpatica prova. Così farà, anche perché l’italiano non lo conosce bene. Mi domanda se sono sposato, se tengo niños e accenna a quello che lei ha già avuto, racconta che non ha voluto fare questo lavoro nel suo paese perché tiene vergüenza ecc. ecc. Sufficit, non voglio essere io a fare il solito saputello sulle vite degli altri che le nega il sacrosanto diritto di essere spagnola, o di inventarselo per noi clienti.
Ci si apparta in una stradina di campagna buia, riparata e sufficientemente lontana dal luogo di ingaggio, che non presenta difficoltà di manovra.
Il pompino è scolastico. Non si spoglia e resta seduta sul sedile guidatore. Infagotta nel preservativo dopo una rapida sollecitazione manuale. Il movimento è il solito su e giù ripetitivo ma non del tutto privo di sensibilità. Usa la mano durante esclusivamente se e quando autorizzata. Nel complesso è un’applicazione dolce: solo quando le chiedo una presa più profonda e lei in effetti ci prova mi fa sentire i denti. Ad un certo punto sospira “non vieni” però non si perde d’animo e continua paziente. Alla fine non stacca proprio subito ma nemmeno aspetta l’esaurimento dell’eiaculazione, quindi non sa intensificare il piacere di quel momento.
Non dispone di corredo igienico. Mi dice che ha finito le salviettine e mi chiede se non ne ho io. Ma io purtroppo sono nato molto prima di lei, quando questi ritrovati non erano ancora stati inventati, esistevano solo i fazzoletti di seta incipriati, decorati con le iniziali del nome e del cognome e lo stemma di famiglia, non destinabili a scopi così vili. Scherzi a parte, sono sguarnito anch’io e il mio senso civico non si spinge proprio fino al punto di indurmi a riporre il goldone (di cui peraltro Vanessa mi stava abbandonando la busta oleosa sul cruscotto già all’inizio delle operazioni) a rischio di sgocciolare la nobile sostanza da qualche parte in macchina o a calzarlo fino a casa, sicché mi trovo costretto a sfilarlo con attenzione, aprire il finestrino e scagliarlo tra le verdi fronde.
Sulla Cerca, già in comune di Colturano, c’è una rotonda virtuale, che nella sua attuale fase di costruzione non smista il traffico e serve piuttosto ai puttanieri che debbano tornare, per l’ennesima volta, sui propri passi o avvicinare la ragazza che da poco vi staziona. Io in macchina non uso uno strumento di rilevazione, le mappe disponibili in rete non registrano ancora l’intervento viabilistico, e dunque posso darne le coordinate solo approssimativamente: 45.36 97 80, 9.33 57 79. In sostanza, provenendo dalla rotonda grande di intersezione fra la Cerca (SP 39) e la Bettola-Sordio (SP 159) e procedendo verso Melegnano, si trova dopo l’accesso alla zona industriale (sulla sinistra) e uno sbancamento di terra (a destra), prima di un semaforo. La ragazza la si incontra sulla destra, all’inizio della rotonda in costruzione, di prassi appoggiata ai blocchi di cemento intenta al suo cellulare.
L’offerta è molto essenziale: niente di scoperto e niente anale, 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, 100 per l’ora d’albergo. Fisicamente non è il mio tipo: minuta, sull’160, ma anche lei troppo circolare. Mi possono ancora piacere le forme generose su cosce e culo, le tette non me le farà vedere ma saranno una terza/quarta, viso vispo, capelli castani lunghi raccolti, ma paffuto e soprattutto ventre troppo tondo. Indossa abiti estivi, niente di particolarmente provocante: shorts e canottiera, sotto la quale un reggiseno corazzato arresta i palpeggiamenti.
L’estetica, l’offerta e il pensiero che Colturano è a regime d’ordinanza non mi inducono all’immediato caricamento. Ma la determinazione non sopravvive all'estenuazione di un altro inutile giro sicché, prima di ripiegare verso casa, mi affido all’unica via d’uscita, almeno per il pompino d’emergenza.
Si presenta. È l’eterno ritorno delle Vanesse, se negli ultimi tre mesi ne ho incontrata una in Paullese, una in Binasca e adesso lei, sulla Cerca. Ha una comunicativa amabile. Mi dice di avere 20 anni e di essere di Malaga, appena arrivata in Italia. Io la stuzzico, dicendole che le rumene imparano bene la lingua e poi quando vengono da noi dicono di essere spagnole per darsi un tocco di esotismo. Lei resta ferma sul racconto delle sue origini e mi dice se voglio che parli spagnolo, a titolo di simpatica prova. Così farà, anche perché l’italiano non lo conosce bene. Mi domanda se sono sposato, se tengo niños e accenna a quello che lei ha già avuto, racconta che non ha voluto fare questo lavoro nel suo paese perché tiene vergüenza ecc. ecc. Sufficit, non voglio essere io a fare il solito saputello sulle vite degli altri che le nega il sacrosanto diritto di essere spagnola, o di inventarselo per noi clienti.
Ci si apparta in una stradina di campagna buia, riparata e sufficientemente lontana dal luogo di ingaggio, che non presenta difficoltà di manovra.
Il pompino è scolastico. Non si spoglia e resta seduta sul sedile guidatore. Infagotta nel preservativo dopo una rapida sollecitazione manuale. Il movimento è il solito su e giù ripetitivo ma non del tutto privo di sensibilità. Usa la mano durante esclusivamente se e quando autorizzata. Nel complesso è un’applicazione dolce: solo quando le chiedo una presa più profonda e lei in effetti ci prova mi fa sentire i denti. Ad un certo punto sospira “non vieni” però non si perde d’animo e continua paziente. Alla fine non stacca proprio subito ma nemmeno aspetta l’esaurimento dell’eiaculazione, quindi non sa intensificare il piacere di quel momento.
Non dispone di corredo igienico. Mi dice che ha finito le salviettine e mi chiede se non ne ho io. Ma io purtroppo sono nato molto prima di lei, quando questi ritrovati non erano ancora stati inventati, esistevano solo i fazzoletti di seta incipriati, decorati con le iniziali del nome e del cognome e lo stemma di famiglia, non destinabili a scopi così vili. Scherzi a parte, sono sguarnito anch’io e il mio senso civico non si spinge proprio fino al punto di indurmi a riporre il goldone (di cui peraltro Vanessa mi stava abbandonando la busta oleosa sul cruscotto già all’inizio delle operazioni) a rischio di sgocciolare la nobile sostanza da qualche parte in macchina o a calzarlo fino a casa, sicché mi trovo costretto a sfilarlo con attenzione, aprire il finestrino e scagliarlo tra le verdi fronde.