Nel cielo, minacciosi addensamenti. Improvvisi lampi rossi fra le nubi incombenti paiono preannunciare l'arrivo dei tripodi... Roma, semisommersa dall'oscurità, nascosta da una coltre grigiastra, sembra già subire l'attacco dei cilindri...
Ma quello che ho sentito al telefono - non il contenuto ma la voce, la voce soltanto, quella voce - non mi lascia possibilità di scelta: "devo andare, devo andare, devo..." perché i miei sentimenti li riservo ad altre donne ma le mie badilate sono un bene che metto in comune N.d.A.].
La mia lei... finalmente... lunghi e lisci capelli neri e un visetto dal tenue pallore i cui difetti "tecnici" sono altrettanti pungoli al mio desiderio... una dark lady che nasconde i suoi poco più che vent'anni dietro un total-black che armonizza il suo fisichino snello. Mi accoglie nella sua camera, un po' bordello d'altri tempi e un po' stanzone della nonna col suo letto altissimo, i comodini liberty incrostati di marmi scuri e la luce soffusa di una lampada perlinata déco... nelle sue parole, nei suoi modi, c'è tanta ostentata malizia ma altrettanta dolcezza. Le sue frasi allusive a ammiccanti non sono altro che lo scafandro in cui racchiude e al contempo protegge le sue insicurezze adolescenziali da poco trascorse.
Una manina tamburella sul materasso... "vieni, siediti"... e mi parla dei suoi studi. Mi invita a spogliarmi e a mettermi comodo. Lei fa altrettanto improvvisando uno spogliarello parziale timido e un po' impacciato che ottiene l'effetto di farmi ridere e completamente rilassare... e mi si butta sopra... e mi bacia ogni centimetro di pelle... e prende confidenza col mio corpo... sempre a non più di due centimetri dal mio viso. Diviene una seconda pelle, un indumento umano, costantemente a contatto con me... ed inizia così una mezz'ora di effusioni... ma che straordinarie effusioni...
Sdraiata su di me stringe, palpa, graffia, assaggia... con insistenza mi prende le mani e le pone sulle sue chiappette invitandomi a stringere quanto più posso... e intanto friziona il suo cavallo contro il mio arnese e appena appena si discostano immediatamente riprende il controllo del bacino per farli rincontrare... uno dopo l'altro, saltano via gli slip ma lei non accenna minimamente a rallentare la sua foga tant'è che, dopo un prolungato massaggio vulvare sull'asta, quasi temo (dubbio infondato) che voglia infilarselo così com'è... tendo allora la mano a "far da tappo" il mio lui e la sua lei... e la trovo fradicia. La sua intimità è un'ostrica che getta fuori vischiosità salmastre ed io la esploro con una, con due, con tre... con tutta la mano... ed ogni volta che la tiro fuori gronda muco mentre lei geme e spasima... e torna a cavalcarmi alla sua maniera... a strusciarsi... a provocarmi... sempre viso contro viso.
Infine, è tempo di sigle: bj, non bbj "perché a ggente n'oo sà, ma pure così se pìano 'e malatttie, eh eh"... "eh eh" rido io di rimando, pure se c'è poco da ridere... "seeee, strusciate sempre così poi me dici" penso io fra me e me... Il primo fondamentale va senz'altro ripassato: gradevole ma nulla più. Sarà che avevo l'amichetto profondamente indolenzito dalla prolungata marmorizzazione in modalità passiva e dalle virulente frizioni pelle/pelle... a suo favore, piacevole massaggio con grattini allo scroto.
Dopo tante azioni mimate, la smorza vera... bella... passionale... eseguita in tutte le angolazioni di schiena possibili: entrambi sdraiati, io sdraiato e lei impettita, entrambi seduti, io impettito e lei rovesciata all'indietro... e mi godo i suoi piccoli seni acerbi, l'addome duro e tesissimo, le grandi labbra che si dischiudono accoglienti rilasciando un umore al contempo dolciastro e pungente. Mi piace e mi incuriosisce il suo movimento: colpi serrati all'indietro, un tentativo sempre rinnovato di far schioccare la clitoride contro le mie parti basse... ma al contrario rispetto a quanto sono solito trovare. Quando scavalla, mi ritrovo una banana split al posto dell'uccello: un oggetto oblungo copiosamente cosparso di materia molliccia, bianca e grumosa... è l'attestazione del suo apprezzamento.
Alla pecoreccia maniera quel culetto che tanto mi aveva invitato a stringere e a smanacciare accoglie ogni affondo, anche quelli prestati con maggior irruenza, con sussulti di accompagnamento mentre i suoi gridolini si fanno via via più acuti come a voler sottolineare i momenti salienti dell'azione... dunque la sdraio e la percuoto di bacino mentre dimena le parti basse, ansima affannosamente e mi stritola le mani... lavaggi, complimenti di rito (da entrambe le parti) e saluti. Me ne torno spossato a legge H.G. Wells.
Ma quello che ho sentito al telefono - non il contenuto ma la voce, la voce soltanto, quella voce - non mi lascia possibilità di scelta: "devo andare, devo andare, devo..." perché i miei sentimenti li riservo ad altre donne ma le mie badilate sono un bene che metto in comune N.d.A.].
La mia lei... finalmente... lunghi e lisci capelli neri e un visetto dal tenue pallore i cui difetti "tecnici" sono altrettanti pungoli al mio desiderio... una dark lady che nasconde i suoi poco più che vent'anni dietro un total-black che armonizza il suo fisichino snello. Mi accoglie nella sua camera, un po' bordello d'altri tempi e un po' stanzone della nonna col suo letto altissimo, i comodini liberty incrostati di marmi scuri e la luce soffusa di una lampada perlinata déco... nelle sue parole, nei suoi modi, c'è tanta ostentata malizia ma altrettanta dolcezza. Le sue frasi allusive a ammiccanti non sono altro che lo scafandro in cui racchiude e al contempo protegge le sue insicurezze adolescenziali da poco trascorse.
Una manina tamburella sul materasso... "vieni, siediti"... e mi parla dei suoi studi. Mi invita a spogliarmi e a mettermi comodo. Lei fa altrettanto improvvisando uno spogliarello parziale timido e un po' impacciato che ottiene l'effetto di farmi ridere e completamente rilassare... e mi si butta sopra... e mi bacia ogni centimetro di pelle... e prende confidenza col mio corpo... sempre a non più di due centimetri dal mio viso. Diviene una seconda pelle, un indumento umano, costantemente a contatto con me... ed inizia così una mezz'ora di effusioni... ma che straordinarie effusioni...
Sdraiata su di me stringe, palpa, graffia, assaggia... con insistenza mi prende le mani e le pone sulle sue chiappette invitandomi a stringere quanto più posso... e intanto friziona il suo cavallo contro il mio arnese e appena appena si discostano immediatamente riprende il controllo del bacino per farli rincontrare... uno dopo l'altro, saltano via gli slip ma lei non accenna minimamente a rallentare la sua foga tant'è che, dopo un prolungato massaggio vulvare sull'asta, quasi temo (dubbio infondato) che voglia infilarselo così com'è... tendo allora la mano a "far da tappo" il mio lui e la sua lei... e la trovo fradicia. La sua intimità è un'ostrica che getta fuori vischiosità salmastre ed io la esploro con una, con due, con tre... con tutta la mano... ed ogni volta che la tiro fuori gronda muco mentre lei geme e spasima... e torna a cavalcarmi alla sua maniera... a strusciarsi... a provocarmi... sempre viso contro viso.
Infine, è tempo di sigle: bj, non bbj "perché a ggente n'oo sà, ma pure così se pìano 'e malatttie, eh eh"... "eh eh" rido io di rimando, pure se c'è poco da ridere... "seeee, strusciate sempre così poi me dici" penso io fra me e me... Il primo fondamentale va senz'altro ripassato: gradevole ma nulla più. Sarà che avevo l'amichetto profondamente indolenzito dalla prolungata marmorizzazione in modalità passiva e dalle virulente frizioni pelle/pelle... a suo favore, piacevole massaggio con grattini allo scroto.
Dopo tante azioni mimate, la smorza vera... bella... passionale... eseguita in tutte le angolazioni di schiena possibili: entrambi sdraiati, io sdraiato e lei impettita, entrambi seduti, io impettito e lei rovesciata all'indietro... e mi godo i suoi piccoli seni acerbi, l'addome duro e tesissimo, le grandi labbra che si dischiudono accoglienti rilasciando un umore al contempo dolciastro e pungente. Mi piace e mi incuriosisce il suo movimento: colpi serrati all'indietro, un tentativo sempre rinnovato di far schioccare la clitoride contro le mie parti basse... ma al contrario rispetto a quanto sono solito trovare. Quando scavalla, mi ritrovo una banana split al posto dell'uccello: un oggetto oblungo copiosamente cosparso di materia molliccia, bianca e grumosa... è l'attestazione del suo apprezzamento.
Alla pecoreccia maniera quel culetto che tanto mi aveva invitato a stringere e a smanacciare accoglie ogni affondo, anche quelli prestati con maggior irruenza, con sussulti di accompagnamento mentre i suoi gridolini si fanno via via più acuti come a voler sottolineare i momenti salienti dell'azione... dunque la sdraio e la percuoto di bacino mentre dimena le parti basse, ansima affannosamente e mi stritola le mani... lavaggi, complimenti di rito (da entrambe le parti) e saluti. Me ne torno spossato a legge H.G. Wells.