Questa non è una rece e neppure una richiesta di info. E, tutt'al più, una riflessione e quindi mi sembrava corretto postarla qui.
Siamo a Vercelli.
Entro in un bar e riconosco immediatamente la ragazza con vistosa minigonna che sta parlando con la barista.
La riconosco perchè abita da qualche tempo in un triste monolocale al piano terra di una via centrale a Vercelli.
Da sempre quei locali sono adibiti ad ospitare le escort, sicuramente di livello medio basso, considerato lo scarso fascino dell'ambiente.
Passando da quelle parti l'avevo notata, non è un gran bellezza di viso ma neppure malaccio e, comunque, il fisico veniva sempre risaltato da un vestitino corto e attillato.
Era così anche oggi mentre parlava e ritirava una bottiglia da un litro di birra e un bicchiere.
Istintivamente mi sono preoccupato di aprirle la porta e lei è passata ed è andata a sedersi fuori dove l'attendeva una amica.
Non mi ha degnato di uno sguardo, neppure un cenno di ringraziamento.
Sarà stata sopra pensiero, mi sono detto.
Io la porta l'avrei tenuta aperta per qualsiasi signora, giovane o anziana, elegante o dimessa, carina o insignificante.
Ho ordinato e sono andato anch'io a sedermi fuori.
Ho letto il giornale e mi sono preso in tutta calma il mio aperitivo.
Quando sono andato a pagare, mentre ritiravo il resto, la ragazza è rientrata a prendersi un'altra birra e io, nuovamente le ho tenuto la porta aperta.
Come la volta precedente, lei mi è passata davanti ignorandomi completamente ed è ritornata a sedersi.
Sono uscito riflettendo: se, questa sera, decidessi di andare da lei, sicuramente mi accoglierebbe con grande affettuosità chiamandomi "ammore". E sarei coccolato come si fa alla slot-machine preferita.
Ma, fuori dal suo lavoro non esisto. Per lei sono solo una cellula fotoelettrica che da l'impulso per aprire una porta.
<img src="http://emoticonforum.alterv…
index IDX8be36d66ef4770d8333b79ed9b009e8a
@ Se permettiamo a qualcuno di farci, o di farci fare qualcosa, siamo sempre noi i responsabili. @
Siamo a Vercelli.
Entro in un bar e riconosco immediatamente la ragazza con vistosa minigonna che sta parlando con la barista.
La riconosco perchè abita da qualche tempo in un triste monolocale al piano terra di una via centrale a Vercelli.
Da sempre quei locali sono adibiti ad ospitare le escort, sicuramente di livello medio basso, considerato lo scarso fascino dell'ambiente.
Passando da quelle parti l'avevo notata, non è un gran bellezza di viso ma neppure malaccio e, comunque, il fisico veniva sempre risaltato da un vestitino corto e attillato.
Era così anche oggi mentre parlava e ritirava una bottiglia da un litro di birra e un bicchiere.
Istintivamente mi sono preoccupato di aprirle la porta e lei è passata ed è andata a sedersi fuori dove l'attendeva una amica.
Non mi ha degnato di uno sguardo, neppure un cenno di ringraziamento.
Sarà stata sopra pensiero, mi sono detto.
Io la porta l'avrei tenuta aperta per qualsiasi signora, giovane o anziana, elegante o dimessa, carina o insignificante.
Ho ordinato e sono andato anch'io a sedermi fuori.
Ho letto il giornale e mi sono preso in tutta calma il mio aperitivo.
Quando sono andato a pagare, mentre ritiravo il resto, la ragazza è rientrata a prendersi un'altra birra e io, nuovamente le ho tenuto la porta aperta.
Come la volta precedente, lei mi è passata davanti ignorandomi completamente ed è ritornata a sedersi.
Sono uscito riflettendo: se, questa sera, decidessi di andare da lei, sicuramente mi accoglierebbe con grande affettuosità chiamandomi "ammore". E sarei coccolato come si fa alla slot-machine preferita.
Ma, fuori dal suo lavoro non esisto. Per lei sono solo una cellula fotoelettrica che da l'impulso per aprire una porta.
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@ Se permettiamo a qualcuno di farci, o di farci fare qualcosa, siamo sempre noi i responsabili. @