Come indicato da Eterno l'argomento è già stato dibattuto altre volte, ma io mi ero sempre astenuto dal partecipare, vuoi per mancanza di tempo, voglia o per un malriposto ed ingiustificato pudore.
Comunque l'origine del mio nick è letteraria, se così si può dire.
Capisco che l'associazione di "killer" alla prima parte di una pratica che è gradita a molti (e molte) possa suonare strana e che arrivi anche ad incutere un certo disagio, ma le mie intenzioni non sono assolutamente malvagie, davvero. Ma veniamo al dunque.
Nel 1987 in Italia veniva pubblicato "Presunto innocente", romanzo giallo di Scott Turow; in seguito Sidney Pollack se ne assicurò i diritti cinematografici e ne fece un buon film con Harrison Ford, che contribuì a rinverdire il successo editoriale del libro, tant'è che fu più volte ristampato.
Nel 1998 mi capitò di imbattermi in libreria in un volume che recava stampato in copertina il nome di Scott Turow, ben visibile. Il titolo era "Quel giorno a Eagle's Point". Lo presi dal banco e mi accorsi che era una raccolta di racconti, presentati da Turow.
Bieca operazione commerciale pensai, con lo specchietto per le allodole del nome provano a vendere; tuttavia, da appassionato del genere, sfogliai l'elenco degli autori, magari ci avrei trovato qualche nome conosciuto, una perla nascosta, un Ellroy o un Connelly o Cruz Smith impegnati nella forma breve del racconto.
Il nono racconto era opera di Valerie Frankel, mai sentita, una donna poi, di solito non si dedicano al noir, ma quello che mi fece strabuzzare gli occhi fu il titolo: "Cunnikiller". Dovevo leggerlo assolutamente!
Comprai il libro, 26.000 lire, poi nei giorni seguenti con calma mi lessi gli otto racconti precedenti, alcuni non male davvero, quindi arrivai a "Cunnikiller": parlava di Reggie, un 32enne della provincia americana, un bel tipo alto 1,90 che lavorava in un salone di bellezza, finito sotto processo per l'omicidio di quattro donne che frequentavano, da clienti, il suddetto salone e che non erano rimaste immuni al suo fascino o che volevano semplicemente farsi un uomo bello e giovane. La solita storia potremmo dire, delle casalinghe come quelle di "
esperate Housewives" dei giorni d'oggi, un po' trascurate dai rispettivi uomini, che provano l'ebbrezza della relazione semi-clandestina col parrucchiere invece che col giardiniere o l'idraulico. Perchè lui era bravo a farlo, il cunnilingus, e queste donne trascurate, che venivano usate dai rispettivi mariti solo come un attrezzo adatto a sostituire la masturbazione, senza curarsi minimamente del loro bisogno di piacere sessuale, avevano trovato in Reggie la persona che le aveva rese felici, le aveva fatte rifiorire, facendo loro provare una sensazione sconosciuta. Solo che poi erano sorte gelosie, c'era chi voleva mettere tutto alla luce del sole, magari rifarsi una vita con Reggie in modo ufficiale, al diavolo il marito ed i figli ingrati.
Ma a Reggie, egoisticamente, non stava bene, e così, una dopo l'altra le aveva uccise. Come? Ma con il cunnilingus, è chiaro.
Perchè Reggie titillava, baciava, mordicchiava, leccava e soffiava. Soffiava, sì, nella vagina e "Se c'è forza sufficiente, una bolla d'aria può entrare nel circolo sanguigno e causare una fatale embolia cerebrale". Quattro donne morte per embolia, apparentemente casuale.
Non ho la minima idea se dal punto di vista medico la cosa sia plausibile, non ho mai approfondito.
Non vi dico come va a finire, il racconto è bello, anche stilisticamente, l'autrice usa molto l'ironia, non è assolutamente greve, a dispetto dell'argomento trattato.
Naturalmente "Cunnikiller" mi è rimasto in mente e quando ho dovuto scegliere un nick per un forum come questo, be', è stato facile.
Perciò state attente, ragazze. Un cunnilingus può farvi morire, sì, ma non di piacere!
;-)
@ Gnaffete: rispetto ai tuoi avatar precedenti questo è quello che più c'azzecca col nick, secondo me.
Tutto questo per non fare km inutilmente