Gnocca forum
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Junkers
Hero Member (652 post)
K+ 222 | K- 1047
della serie è tutto un troiaio, pensate se qualche €urospin pentita un giorno, scrivesse le sue memorie e le sue esperienze la sua biografia e su tutti i suoi clienti vi annoverasse fra i piu scarsi, i piu scrausi e Voi leggendo il libro vi riconoscereste, come rimarreste? pensateci ogni volta che ci andate, pensateci se frale memorie di una €urospin lei,vi citasse e scoperchiasse il vaso di pandora e mettesse a nudo il Vostro lato oscuro, voi ci rimarreste male le persone che leggerebbero il libro vi metterebbero alla berlina anche non conoscendovi ,le donne sono spietate vi portano a lamera, vi scuoiano vivi con le loro  parole con i loro commenti al vetriolo
pensateci quando andate a farvi fare i lavoretti e le prestazioni particolari. uscendo fate la riflessione, cosa pensa di me che opinione si è fatta di me, mi disprezza mi criticherà aspramente con le colleghe noi facciamo recensioni, loro opinioni e giudizi taglienti e spietati. rifletteteci. buona copula a tutti e meditate gente meditate...giudizi scabrosi e coriacei al vetriolo!!!:'(
Ogni uomo è colpevole del bene che non ha fatto
buccine
Jr. Member (173 post)
K+ 275 | K- 1042
un libro leggero sulle donne e l'amore oggi:
https://tinyurl.com/muyy8tt4
rimbrotto
Sr. Member (215 post)
K+ 223 | K- 783
un romanzo divertente (con tanto sesso nella prima parte):
https://www.linkiesta.it/20…
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
strampalato:


Emma Becker: «Ho lavorato in due case: racconto una prostituzione onesta»


e ovviamente ci hanno fatto il film:
https://www.youtube.com/wat…
sigarotto
Sr. Member (300 post)
K+ 491 | K- 1861
un romanzo divertente:
https://www.mangialibri.com…
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
su di noi:
https://www.repubblica.it/v…


"Che cosa siano gli uomini oggi non lo sa nessuno, però circa tre milioni di loro cercano la compagnia di una donna a pagamento... Nessuno sa cosa accade durante quegli incontri, che dinamiche, che relazioni, nessuno tranne loro: le donne che di mestiere fanno le prostitute. Loro gli parlano, li guardano denudarsi e ascoltano i loro segreti desideri...".

Così si apre Mai sulla bocca (Baldini+Castoldi), di Stefano D'Andrea che, dopo aver passato due anni su Gnocca forum, principale sito italiano di "recensioni su prostitute", e non prima di aver intervistato un cospicuo numero di professioniste, forte di una formazione da sociologo e di una buona dose di umorismo, ha trasformato il suo sapere in questo libro. La trama: Giorgio, professore associato di Antropologia culturale, ottiene un finanziamento dall'Università di Busto Arsizio per una ricerca di indubbio interesse: cosa cercano gli italiani che fanno sesso a pagamento? Indagherà con le dirette interessate, attraverso il metodo dell'osservazione partecipante ("in pratica una cosa come Sigourney Weaver in Gorilla nella nebbia" ). All'autore rivolgiamo la stessa domanda: che cosa cercano gli italiani che vogliono il sesso a pagamento? "Per lo più sono uomini sposati che hanno passato i cinquanta. Ma la mia idea di loro è cambiata. Quando ho iniziato, li immaginavo come gentaccia. Cowboy che sfogano bisogni primari nel saloon. Ora li vedo più attraverso le loro debolezze".

Quali?

"Mi viene da dire solitudine, fame d'amore, incapacità di accettare, ma anche di rifiutare, i compromessi della famiglia tradizionale. L'incontro con la prostituta è un momento che cura questa sofferenza, più che sfogare un istinto. E la prostituta, nella maggior parte dei casi, non sa di avere quella funzione, ma istintivamente sa cosa fare".

E cosa fa?

"Incrociando le interviste alle migliaia di recensioni lette su Gnocca forum ho capito che la prostituta segue una sceneggiatura precisa, così cruciale ai fini dell'incontro che, se sbaglia, il cliente ci resta malissimo".

Quale film va in scena?

"Un film d'amore. E provo a spiegarmi: Mario Rossi recensisce Vicky, dice che il posto è pulito, c'è parcheggio, lei è sorridente, corrisponde alle foto, etc. Ma potrebbe aggiungere che, da quella casa, si esce con una 'gfe'. Sta per girlfriend experience ed è l'esperienza più ricercata: significa che in quello slot di mezzora, un'ora, Mario ha vissuto l'illusione di amare ed essere riamato".

Vuole dire che è questo ciò che cerca, secondo le cifre che riporta nel libro, un italiano su dieci?

"Io ho lavorato solo su Milano. E mi sono concentrato su quelle che oggi, per dare un tono alla faccenda, si chiamano escort: le prostitute che ricevono su appuntamento. Le otr (on the road) sono più da consumo. Le escort per me sono personaggi letterari. Dalle loro parole, e da quelle dei loro clienti, sono nati i personaggi del mio libro, e la convinzione profonda che sì, ciò che cercano questi uomini, al fondo, è un sogno d'amore". 

Come si allestisce un sogno d'amore nei bilocali che descrive nel libro?

"Con le 'coccole', molto citate sul forum. Con le chiacchiere dopo il rapporto: fondamentali. Poi c'è il fk, il french kiss: il Santo Graal di Gnocca forum. Servizio rarissimo, più costoso dell'anal, che consente di raggiungere livelli di eccellenza. Perché solo il bacio può confermare che questo è amore e noi siamo fidanzati. Ovviamente, perché ci sia girlfriend experience la magia deve durare fino ai saluti".

Recensiscono anche quelli?

"Eccome. E le escort lo sanno. Sanno come riportare la quiete interiore in questi uomini. Il che le rende figure mitologiche. Penso alle etère greche. Alle geishe. Al volto materno della puttana".

Ma - chiedo all'etnografo - per ricostruire tutto questo basta Gnocca forum? Non sarebbe più scientifico, come dice il protagonista, "accucciarsi di fianco al letto"?

"Sì. Eppure, recensendo le prostitute, questi uomini raccontano se stessi. Ed essendo anonimi, non hanno motivo di mentire".

Però manca il punto di vista delle prostitute.

"L'oggetto di indagine sono gli uomini. Ma nel romanzo le prostitute ci sono, eccome".

Loro le leggono, le recensioni?

"A volte. Capita anche che protestino per quelle negative (rarissime). E lì è subito una levata di scudi: 'Se la recensione non è veritiera dovresti scusarti con la signorina'. E quello: 'Se son stato scortese, è perché quel giorno avevo bisogno di coccole e tu mi sei sembrata un po' brusca'"

Altro che cowboy.

"C'è da dire che i cattivi non si raccontano. Raccontarsi è sempre un dono. E i cattivi non lo fanno. Non vanno su Gnocca forum".

Invece "i buoni" sì?

" Diciamo che questi uomini, ogni tanto, hanno bisogno di illudersi di essersi appena innamorati, ma non possono, non sanno farlo con le compagne".

Queste parole, per citarla, sembrano "copiate da una pagina antifemminista".

"Ma io sono femminista! Per questo ho scritto un libro sulla prostituzione".

E la bibliografia sull'argomento, che dice? 

"La bibliografia (quasi inesistente) parla solo di numeri. E di donne transessuali, benché in Italia siano, almeno si dice, tre prostitute su cento".


Come spiega questa equazione indebita tra prostituzione e transessualità?

"Parlare di prostitute in Italia significa mettere in discussione la coppia. Significa dire che le coppie che ci sono in giro non stanno poi così bene. Che l'amore e la famiglia tradizionale si basano su una finzione. Allora meglio parlare di prostitute transessuali: nella loro eccezionalità, distolgono l'attenzione dall'ordinario".

Il bello è che anche nel suo romanzo c'è l'amore di una coppia tradizionale.

"Eh sì".



buccine
Jr. Member (173 post)
K+ 275 | K- 1042
consiglio il nuovo thriller di Massimo Carlotto "Il francese" in cui il protagonista è un pappone
https://www.mondadori.it/li…
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
per chi ama la letteratura segnalo che nel nuovo romanzo di Houellebecq ("Annientare" ) a un certo punto il protagonista va da una escort e, dai dettagli che vengono descritti, si capisce che anche H. è un puttaniere
sigarotto
Sr. Member (300 post)
K+ 491 | K- 1861
strampalato:
il libro di Matteo Cambi 

l'avevo letto: ricordo che andava non so dove in oriente, faceva partire un aereo con le picie italiane, le scopava e le faceva tornare indietro  e non so quante altre spese del genere
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
consiglio, soprattutto a chi fa l'imprenditore, il libro di Matteo Cambi in cui tra le altre cose sono rievocati i troiai di lele mora, briatore, corona dei tempi d'oro:
https://www.ansa.it/lifesty…
lobascio
Jr. Member (110 post)
K+ 205 | K- 745
provate a dare un'occhiata al capitolo sull'eiaculazione precoce nel nuovo libro di recalcati:
https://it.it1lib.org/book/…
buccine
Jr. Member (173 post)
K+ 275 | K- 1042
non è sulle prostitute ma parla molto del sesso occasionale, il nuovo libro della sociologa israeliana Eva Illouz "La fine dell'amore":
https://www.leparoleelecose…
Pussynauta
KING (3392 post)
K+ 2629 | K- 3886
Sì molto interessante .. giro di K+ 
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
è stato tradotto:
https://www.corriere.it/set…

Emma Becker: «Ho lavorato in due case: racconto una prostituzione onesta»

Emma Becker è una scrittrice francese, vive con il compagno e la prole a Berlino, dove per due anni ha lavorato in una casa di tolleranza. Ne ha tratto un libro che in Francia ha scalato le classifiche scaldando gli animi di lettori e lettrici, tra critici maschi entusiasti e femministe indignate. Non tutti sono disposti, né disposte, a comprendere le sfumature. Anche linguistiche, per i termini usati da Becker nel romanzo e in questa conversazione, dallo sprezzante “puttana” al neutro “sex worker”, anglismo professionale da “lavoratrice del sesso”; passando per l’etimologico “prostituta”, che a testimonianza dell’antichità di questo mestiere viene dal latino “prostare” (da cui “postribolo” ), cioè stare davanti, mettersi in mostra. La Maison, pubblicato in Italia da Longanesi, non è un’apologia della prostituzione, ma del bordello dove l’autrice ha lavorato felice; non è nemmeno una denuncia della prostituzione, ma solo di quella che ha visto praticata per strada e in un bordello borderline. Deluderà i fanatici del moralismo e del libertinaggio, ma piacerà sicuramente a chi ama la letteratura che indaga la realtà, aprendo gli occhi ai lettori e il cuore ai personaggi. Si tratta di un romanzo fortemente autobiografico, dove l’autrice, che si firma Emma Becker (pseudonimo ispirato al cognome della nonna tedesca Pennecker) e si chiama Emma Durand, ha cambiato giusto i nomi di persone e bordelli.

Il libro mescola la cronaca, con fatti e descrizioni, e la letteratura, con introspezione e fantasie. Due sguardi che in parte coincidono con i bordelli raccontati: il primo, infernale, il secondo, più umano, felice.
«Ho lavorato in due case molto diverse. La prima, che ho chiamato La Giostra, era triste, le ragazze venivano dall’Est, dubitavo spesso che volessero fare quel lavoro, forse erano state fatte loro delle false promesse. In quel posto mi sono sentita come una giornalista, non riuscivo a identificarmi con loro, descrivevo e basta. Poi nella seconda, La Casa, era tutto diverso, forse perché non comandavano gli uomini, ma una donna, un’ex prostituta».

Perché si trasferì da Parigi a Berlino?
«I miei genitori stavano divorziando, io e mia sorella ci siamo trasferite insieme a Berlino. Fu una sorpresa, per lo stile di vita, le feste, la libertà sessuale. Al KitKatClub credevo di essere nell’Antica Roma! C’erano grassi, vecchi, brutti, giovani, belli, persone in sedia a rotelle... Una decadenza fantastica. Il “vivi e lascia vivere” di Berlino ti fa capire che lì ha senso la prostituzione legale».


Poi sceglie di lavorare in un bordello.
« Dopo qualche mese dovevo trovarmi un lavoro: ancora la cameriera? La fiorista? I miei genitori non erano con me, sentivo di non dovermi giusfiticare su come guadagnavo, così ho provato».

Qual è stato il vero primo cliente? Il canadese imbranato del romanzo?
«Il mio primo cliente in assoluto?».

Non so quanti “primi clienti” si possono avere. Qual è stata la prima volta che ha fatto sesso per soldi?
«Avevo 20 anni, ero in Francia, dove la prostituzione è illegale, ed è vero che puoi fare un sacco di soldi però devi essere pronta a prendere un rischio maggiore perché non c’è nessuno a proteggerti o non puoi andare dalla polizia a lamentarti. Sono stata un’ora con un ragazzo e quando sono uscita dalla camera avevo 500 euro da spendere, perché non avevo affitti da pagare, vivevo con i miei nonni. Le persone dicono spesso sia una fantasia femminile comune, per me no. Vero è che un rapporto occasionale può deludere, io ho provato un orgasmo: 500 euro per avere un orgasmo! Non male, mi dissi».

Quali erano i prezzi nel bordello?
«Guadagnavo 80 euro all’ora. Per questo alcune colleghe hanno detto: “Lei è a buon mercato, non ha bisogno di soldi, lei va lì solo perché vuole scrivere un libro”. Sì, nei mesi migliori puoi arrivare a 2 o 3mila euro. E comunque nel bordello mi veniva dato il 55% dei miei soldi, il resto andava alla casa. Come scrittrice invece puoi arrivare al 10, 12% dei ricavati e devi lavorare di più».

Il libro insiste sulla differenza tra “fare la prostituta” e “sentirsi una prostituta”. Non dipende dal luogo, ma da quello che sentono le donne e da come si comportano gli uomini.

«Cosa significa sentirsi una prostituta? In Francia, Paese come l’Italia, abbiamo libri e quadri che descrivono le prostitute in modo romantico e idealizzato. Non vittime, ma donne che avevano il potere su uomini ricchi e potenti perché erano furbe, erano donne! Però poi il giudizio morale sull’industria del sesso è una condanna giudaico-cristiana. Per la mia formazione, io, come penso le altre donne, non voglio sentirmi una prostituta, cioè un fazzoletto che gli uomini usano e buttano via. E c’è questo paradosso: si insulta una donna come “puttana” non perché chiede soldi, ma per dire che è una donna perduta, che non merita considerazione. Quando sono diventata una professionista del sesso ne ero fiera perché sentivo il potere che avevo letto nei libri, ho provato una specie di vendetta verso gli uomini che hanno la tendenza a trattare le donne come prostitute anche se non le pagano. Ecco: prendere uno stipendio per prestazioni che facevo gratuitamente a uomini che non sapevano nemmeno cosa cercasser è un’esperienza di empowerment per me. Sentirmi come una prostituta in quel periodo non era umiliante, non mi faceva sentire meno donna. Mi faceva sentire più donna, un simbolo, per alcune donne».

Lei scrive: “Verrà il giorno in cui saremo a corto di argomenti contro il concetto di puttana felice. Già è arrivato, e oltre gli argomenti ormai superati c’è solo una paradossale invidia sotto mentite spoglie”.
«Io mi pagavo la libertà di fare quello che mi piaceva, cioè scrivere libri: avevo 25 anni, ero libera, non avevo figli, c’erano giorni in cui pensavo che nessun altro mi avrebbe dato una possibilità migliore. Avevo fatto la cameriera, venduto fiori... questo tipo di lavoro era molto più intrigante: non c’era mai un giorno uguale all’altro, non hai mai lo stesso cliente, non sai mai come sarà la tua giornata e per me questo è stato un periodo molto interessante della mia vita. Per questo ho avuto, potrei dire, l’audacia di parlare di cosa sia una prostituta felice. Certo le ragazze che lo fanno per 10 o 20 anni non credo abbiano la stessa disposizione d’animo».

Lei racconta anche incontri spiacevoli, con clienti violenti; e altri divertenti, piccole rivincite, come la costosa ripetizione di sesso orale ricevuto da un cliente imbranato.
«Facevo perlopiù “sesso da matrimonio”. Ero sorpresa all’inizio, perché io avevo letto i libri del Marchese de Sade, pensavo di incontrare ragazzi con richieste assurde... e invece gli uomini vogliono sesso basico con una donna che non è la loro. E c’erano un sacco di ragazzi che non lo avevano mai fatto prima, da “iniziare”. C’erano anche quelli un po’ strambi, ma il menù fisso era la posizione del missionario e parlare di lavoro, mogli... Ero l’amante di uomini sposati, a pagamento».


Una recita. Che logora...
« Dopo un po’ che si fa questo lavoro, parlo per me, cominci a desiderare qualcosa che sia autentico, qualcosa per cui non vieni pagata. Qualcosa che abbia un significato. Reciti giorno dopo giorno, il tuo lavoro è far finta di essere l’amante, felice quando ti vengono a trovare, quando a te in realtà non interessa, a te interessano i soldi che riceverai, come a qualsiasi persona che lavora. E alla fine la recita diventa realtà. Non so, una parte di me stava appassendo, avevo bisogno di una relazione vera».

Quando ha conosciuto il suo compagno, lavorava già nella casa?
«Sì. Era amico del fidanzato di mia sorella. Gli ho detto che non avrei smesso di lavorare solo perché stavamo insieme e lui ha capito; mi ha sempre supportato ed è stato molto orgoglioso dell’uscita del libro. Questi uomini rari, come diciamo in francese, non si trovano sotto lo zoccolo di un cavallo».

Le femministe in Francia hanno duramente attaccato il libro.
«Perché non descrive la prostituzione come una schiavitù, ma come libera scelta. Certe femministe non lo accettano, considerano le prostitute vittime di un lavaggio del cervello fatto dagli uomini e dal patriarcato, e in quanto vittime non possono decidere sulla propria situazione. Alcune femministe hanno scritto che ero stata abusata da piccola ed era per questo che pensavo che fosse uno strumento di self-empowerment . Non si vergognavano di mentire, buttarmi fango addosso... Ho cercato di confrontare i punti di vista, ma non c’è modo. Loro hanno sempre ragione e tu hai sempre torto: una sex worker per quelle femministe è come un eterno bambino che non ha potere di decidere nulla. Io sono una femminista intersezionale: se le donne vogliono fare una cosa devono poterla fare, fare le lavoratrici del sesso o mettersi il velo».

Ha avuto anche recensioni da chi fa questo lavoro?
«Sì, e devo dire che anche se non è illegale in Germania c’è chi chiede maggiori diritti e tutele. Da loro ho avuto critiche interessanti. Mi dicevano, ma in che veste scrivi? Da sex worker o sei una scrittrice che ha fatto un’esperienza e stai cercando in un certo senso di rubarci le voci? Per me era la stessa cosa: ero un’operatrice del sesso, ma scrivere è il mio lavoro».

Il libro ha avuto anche un’ ottima accoglienza presso la critica.
«Per molti scrittori uomini famosi era intrigante vedere una giovane donna che ha deciso di fare la sex worker e scriverne, per alcuni c’era una autoconferma, gli piaceva andare con le prostitute e pagare le donne».

In famiglia com ‘è stato preso? Da suo padre, sua madre...
«Mio padre, quando ne abbiamo parlato, non aveva niente contro il sex work in sé, ma credo sia difficile per un padre immaginare la propria figlia così. Il che è già problematico se ci si pensa, perché non è che una figlia appartenga al padre. Le donne in famiglia capivano chiaramente di cosa stessi parlando. Non solo di sex work, ma delle relazioni tra gli uomini e le donne in quel mondo. Mia nonna è stata sposata per 50 anni, capiva cosa intendessi con “prestazioni sessuali” gratuite, fare sesso con il proprio marito perché lo vuoi vedere contento e vuoi ci sia una bella atmosfera in casa... Com’è che non viene chiamata prostituzione? Penso che la prostituzione abbia molte forme. La mia è soltanto una abbastanza onesta e diretta».
strampalato
Jr. Member (161 post)
K+ 212 | K- 856
grazie, molto interessante
buccine
Jr. Member (173 post)
K+ 275 | K- 1042
per chi fosse interessato a una prospettiva storica sulla prostituzione segnalo il recente "Comprare piacere" di Marzio Barbagli ed. Il Mulino
https://www.lindiceonline.c…
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