Ho ricevuto lo scritto che segue da un socio che preferisce non figurare. Pubblico il suo scritto con il suo consenso. A mio avviso vale per molti di noi.
Se debbo essere sincero non ricordo con certezza quale fu il nome della prima puttana con cui assaporai il sapore di quella che allora ritenevo essere una trasgressione, certo ne ricordo il motivo: mia moglie non voleva più scopare con me.
Troppo crudo? Ah, si? pensate allora cosa prova un maschio nel pieno del suo fulgore fisico ad essere costantemente rifiutato, a dover mendicare un amplesso quale che sia.
Quindi un giorno dissi basta, presi il Messaggero e cercai l’inserzione più giusta per me. Intanto cominciai da quelle con “sede” nel quartiere di Monteverde, che mi facevano sentire più a casa mia. Trovatala mi recai all’indirizzo, che se non ricordo male era via di Monteverde XX, e bussai alla porta. Mi aprì una ragazzotta assai bruttina occhialuta e tracagnotta che mi dissi in modo brusco “accomodati di là, la signorina viene subito”. Ricordo che tirai un sospiro di sollievo e mi accomodai per un solo secondo sulla poltrona da cui ebbi modo di osservare che “le case” erano in tutto e per tutto simili agli appartamenti normali: un tavolo tondo, sei sedie disposte intorno, un mobile addossato al muro che conteneva l’ immancabile televisore, tutto rigorosamente in stile anni 70.
“Viene” mi disse con voce leggermente imperiosa la nuova arrivata di cui ebbi solo un’impressione di lunghi capelli neri e di andatura assieme spavalda e scoglionata.
“E’ la prima volta?” mi chiese retoricamente
“Si” feci io
“Non preoccuparti, stai tranquillo e rilassati”
Invece io cercai immediatamente di instaurare un dialogo che ci potesse in qualche modo avvicinare.
Seppi che di mestiere faceva la perforatrice informatica e che faceva quella attività per arrotondare. A quel tempo non sapevo ancora che quasi tutte le signorine hanno iniziato così.
Detto fatto mi spogliai velocemente come se dovessi fare l’amore con la mia compagna lei invece rapidamente mi prese il pene tra le mani che rapidamente assunse la sua forma migliore quindi lo succhiò con perizia senza lasciarsi condizionare dal mio evidente imbarazzo.
Quando giudicò pronta la mia attrezzatura di piacere mi salì a cavalcioni sopra e si infilò il mio pene nella vagina. Ricordo che ne trassi un’immediata sensazione di calore. Ricordo ancora le sue parole “Non preoccuparti, penso a tutto io” detto fatto cominciò a ritmare i fianchi in modo per me non arginabile e come potete immaginare in breve tempo il tutto si concluse. Le si alzò mi sfilò il preservativo, lo arrotolò nello Scottex e si diresse verso il bagno. Ricordo ancora il profumo che emanava appena ne uscì , profumo che non avrei mai più dimenticato. Mi rivestii, la baciai sulla guancia e promisi di ritornarla a trovare, promessa che non ho mantenuto
Così conobbi “la perforatrice” ed il mondo di quelle che chiamerò senza alcuna connotazione negativa “le puttane”. Per me era solo l’inizio di una lunghissima carriera di puttaniere iniziata prima degli anni ‘90…
Se debbo essere sincero non ricordo con certezza quale fu il nome della prima puttana con cui assaporai il sapore di quella che allora ritenevo essere una trasgressione, certo ne ricordo il motivo: mia moglie non voleva più scopare con me.
Troppo crudo? Ah, si? pensate allora cosa prova un maschio nel pieno del suo fulgore fisico ad essere costantemente rifiutato, a dover mendicare un amplesso quale che sia.
Quindi un giorno dissi basta, presi il Messaggero e cercai l’inserzione più giusta per me. Intanto cominciai da quelle con “sede” nel quartiere di Monteverde, che mi facevano sentire più a casa mia. Trovatala mi recai all’indirizzo, che se non ricordo male era via di Monteverde XX, e bussai alla porta. Mi aprì una ragazzotta assai bruttina occhialuta e tracagnotta che mi dissi in modo brusco “accomodati di là, la signorina viene subito”. Ricordo che tirai un sospiro di sollievo e mi accomodai per un solo secondo sulla poltrona da cui ebbi modo di osservare che “le case” erano in tutto e per tutto simili agli appartamenti normali: un tavolo tondo, sei sedie disposte intorno, un mobile addossato al muro che conteneva l’ immancabile televisore, tutto rigorosamente in stile anni 70.
“Viene” mi disse con voce leggermente imperiosa la nuova arrivata di cui ebbi solo un’impressione di lunghi capelli neri e di andatura assieme spavalda e scoglionata.
“E’ la prima volta?” mi chiese retoricamente
“Si” feci io
“Non preoccuparti, stai tranquillo e rilassati”
Invece io cercai immediatamente di instaurare un dialogo che ci potesse in qualche modo avvicinare.
Seppi che di mestiere faceva la perforatrice informatica e che faceva quella attività per arrotondare. A quel tempo non sapevo ancora che quasi tutte le signorine hanno iniziato così.
Detto fatto mi spogliai velocemente come se dovessi fare l’amore con la mia compagna lei invece rapidamente mi prese il pene tra le mani che rapidamente assunse la sua forma migliore quindi lo succhiò con perizia senza lasciarsi condizionare dal mio evidente imbarazzo.
Quando giudicò pronta la mia attrezzatura di piacere mi salì a cavalcioni sopra e si infilò il mio pene nella vagina. Ricordo che ne trassi un’immediata sensazione di calore. Ricordo ancora le sue parole “Non preoccuparti, penso a tutto io” detto fatto cominciò a ritmare i fianchi in modo per me non arginabile e come potete immaginare in breve tempo il tutto si concluse. Le si alzò mi sfilò il preservativo, lo arrotolò nello Scottex e si diresse verso il bagno. Ricordo ancora il profumo che emanava appena ne uscì , profumo che non avrei mai più dimenticato. Mi rivestii, la baciai sulla guancia e promisi di ritornarla a trovare, promessa che non ho mantenuto
Così conobbi “la perforatrice” ed il mondo di quelle che chiamerò senza alcuna connotazione negativa “le puttane”. Per me era solo l’inizio di una lunghissima carriera di puttaniere iniziata prima degli anni ‘90…