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mepiaxe
IMPERATOR (4433 post)
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Belin ragazzi...  il Covid sta spazzando via 1000 anni di storia puttanesca....  Fin dai tempi della Repubblica marinara di Genova,+ o - nel 1100, già c'erano le mignotte ..  anni e anni di duro(😆 lavoro, anni e anni in cui le mignotte si tramandavano i segreti del mestiere , persi!!  Mai e poi mai avrei immaginato che le ns  bocche di rosa  pensassero di cambiare mestiere.. e immagino che neanche il grande Faber, potesse prevedere la fine del suo e del nostro centro storico...  centro storico mercenario che tanto l' ha ispirato e che tanto , ci ha fatto scopare.. A me sembra strano che sto caxxo di  virus ci possa riuscire perché:

. . . . . . . l'erbu de bagascie u nu secca mai..(L'albero delle mignotte non muore mai)
Speriamo....

mepiaxe
IMPERATOR (4433 post)
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Dal Secolo xix, 18 febbraio, 2021

. . . . . "Genova, il Covid svuota i bassi delle prostitute: “Aiutateci a lasciare la strada”
Genova – Nell’anno del Covid che ha fermato gli spostamenti internazionali, centinaia di donne sudamericane si sono fermate a Genova col visto turistico in tasca. Un documento usato come passaporto per il lavoro di strada che non si è mai fermato, nemmeno nei giorni più duri del lockdown malgrado le paure e il diradarsi dei clienti. «ài, vieni che lo facciamo tenendo tutti e due la mascherina», dice una giunonica venezuelana a chi passa in vico Spinola all’ora di colazione. In apparenza non è cambiato nulla nei vicoli tra lo splendore di via Garibaldi e il degrado di Prè, ma basta grattare sotto la superficie per capire che non è così. E il primo indizio sono tre cartelli “vendesi” in vico del Duca, la strada a massima concentrazione di sex workers di fronte a Palazzo Tursi.
Oggi, a tratteggiare la fotografia più dettagliata del fenomeno della prostituzione nella città vecchia tra il primo lockdown e i mesi appena trascorsi, è un dossier delle unità di strada di Afet Aquilone e Comunità San Benedetto, all’interno del progetto Hope contro la tratta degli esseri umani.
L’enclave delle lucciole latine
Nel corso del periodo preso in considerazione, tra marzo 2019 e maggio 2020, gli operatori hanno incontrato 399 donne, di queste più di sei su 10 (in tutto 329) provenienti dall’America latina, 31 italiane, 24 nigeriane, 9 nordafricane e 6 dell’Europa dell’Est. Il dossier si sofferma sulle latino americane. Non si parla di ecuadoriane, la comunità più integrata. «La maggioranza provengono dalla Colombia, fenomeno migratorio presente da quasi trent’anni, da Cali e da Puerto Tejada», recita lo studio. Seguono Repubblica Dominicana e immigrazione dal Venezuela «fenomeno recente successivo al colpo di Stato del maggio 2019».
In concomitanza della crisi a Caracas sono arrivate a Genova una decina di giovani «tra i 25 e i 35 anni, quasi tutte madri», annotano i curatori, che aggiungono dettagli. La totalità delle donne venezuelane risulta non in regola, e con un visto per turismo scaduto. Gli operatori le conoscono una ad una ma fanno notare che è facile distinguere chi è in regola e chi no, molto semplicemente, osservando le reazioni al passare delle pattuglie: all’apparire delle divise c’è chi sparisce e chi resta tranquillamente in strada.
Solo tra via Garibaldi e via del Campo, a due passi da Palazzo Tursi, si alternano «anche un centinaio di donne che si prostituiscono in un solo giorno». Il primo elemento che colpisce: sul lavoro le sex workers latinoamericane del centro storico non mostrano di essere in competizione ma semmai sembrano ingranaggi di una sola struttura organizzata.
Le anziane non si comportano come le madame nigeriane, ex schiave del sesso che hanno pagato il debito contratto per venire in Italia e, a loro volta, schiavizzare le ultime arrivate. Ma la presenza di gerarchie è evidente da tanti dettagli colti dagli operatori. «Abbiamo assistito a una scena interessante – scrivono – un ragazzo con palesi problemi psichici si è avvicinato a una di loro per chiedere una prestazione... Una delle più mature ha chiamato una delle giovani dicendo che si sarebbe dovuta occupare del ragazzo: l’ordine è stato eseguito senza fiatare».
Oggi, le cosiddette anziane sono anche quelle che danno consigli sulle attenzioni da tenere per il Covid e invitano a fare il tampone, o almeno a dire ai clienti di essere certificate Covid free. Le giovanissime le chiamano “zie”, sono quelle che hanno più conoscenze e magari subaffittano i locali alle connazionali. Considerano i diritti acquisiti come parte di un passaggio generazionale e – annota un operatore – «una sorta di pensione».
mepiaxe
IMPERATOR (4433 post)
K+ 2719 | K- 1692
L’emergenza Covid
Il Covid è arrivato come un uragano nei quartieri del sesso: più nei viali di periferia, dove è predominante la presenza delle africane di colore e delle romene, che nella città vecchia. Ma anche qui, allo scattare delle restrizioni, molte giovani si sono trasferite dalla strada agli appartamenti. «La prostituzione non si è fermata ma è diventata più difficile da controllare - racconta Francesco Carobbio di Afet - col paradosso che, mentre i commercianti genovesi dovevano abbassare le saracinesche, le ragazze continuavano a lavorare, sebbene con incassi sempre minori e timori via via crescenti».
La paura palpabile del Covid e le minori opportunità di guadagno si sono trasformate in una spinta positiva verso il cambiamento di vita. «Successivamente al lockdown, abbiamo raccolto almeno sei richieste di orientamento lavoro solo in 3 uscite – recita il rapporto di Afet e San Benedetto con precisione burocratica – e quasi una decina di richieste sanitarie ginecologiche. Inoltre ci è stata chiesta consulenza legale per la situazione dei documenti da 3 persone».
E poi: «La diminuzione di clienti e l’aumento della paura per la propria salute porta queste donne a chiedere aiuto per trovare un altro lavoro: oggi, se solo fossero attive borse lavoro e formazione o un servizio serio di orientamento e accompagnamento, tante sarebbero disposte a lasciare la strada»
mepiaxe
IMPERATOR (4433 post)
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https://youtu.be/rYYer-5yViQ

https://youtu.be/McC1gJp4BVw
posh666
Super Hero (1148 post)
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Giuste riflessioni @mepiaxe k+ comunque nei vicoli c'è sempre stata prostituzione...prima in una zona poi nell'altra. L'unica cosa che è cambiata è la bellezza delle chicas ...penso che finita la pandemia tutto tornerà come prima.
Se meno problemi vuoi avere!...
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il sig. Taro
Sr. Member (431 post)
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Anche io spero che, entro fine anno, con l avvenuta vaccinazione della popolazione (mondiale) di possa tornare alla vita di un tempo (non parlo solo di pay).

Attualmente, con questa menata delle varianti, c'è poco da stare allegri...

Credo sia un atto di responsabilità, verso tutti, astenersi da tutte quelle attività che possano diffondere il virus.

Dispiace certo per quelle persone che si trovano in difficoltà. Ma è proprio anche per loro che dobbiamo far finire questa situazione il prima possibile
Erminio
punter sì, ma fine gentleman.