Poco fa, telefonata fiume con una mia amica. Per questa ragazza nutro un affetto sincero dovuto alla conoscenza del suo passato e alla sua lotta contro una malattia ereditaria. Lei è una ragazza molto bella e molto fragile. In amore non ha mai avuto fortuna. Io non credo al destino. Credo piuttosto ai segnali che non si riescono a vedere prima di iniziare un rapporto o, se vogliamo chiamarlo così, al 'masochismo' affettivo. Questa amica entra ed esce da storie che hanno sempre un denominatore comune, la sofferenza. La ritengo una ragazza brillante, solare, intelligente, eppure si comporta come un'ape attratta dal miele. Purtroppo per lei, quel miele ha un sapore amaro. Non credo sia consapevole di questo, e se lo è, non fa nulla per evitare clamorosi errori di valutazione. Lei parla, si confida, chiede consigli, ma poi in lei comprare un 'demone' interiore che la allontana da tutte quelle decisioni sensate che garantirebbero, quanto meno, una difesa alla sua serenità. Mi sono chiesto tante volte se lei sia in grado di percepire questa realtà. E non ho mai trovato risposte. I suoi comportamenti, soprattutto nella sfera sentimentale, sembrano autolesionistici, inutilmente portati alla sofferenza, a volte persino piegati, oltre ogni ragionevolezza, all’umiliazione e al disprezzo da parte del partner. Questi comportamenti, non tutti della stessa entità, vanno da brevi relazioni di sottomissione a vere e proprie 'prigionie' amorose. Ho cercato di aiutarla, ma senza risultati. Continuerò a farlo, se ne avrò occasione, ma è dura osservare una bella persona attratta inesorabilmente da tutto ciò che la fa soffrire.