Da pochi giorni in viale Misurata, angolo via Zuara, 45.4 5743 4, 9.1 510 99, in orario notturno, è comparsa una nuova presenza. L’aspetto particolare raffredderà i ricercatori del canone rassicurante e susciterà la curiosità di meno convenzionali esploratori. Lisa, infatti, snella e minuta, sull’1,60, vocetta acuta, capelli corvini lisci lunghi, può evocare una Morticia Addams dal viso meno prevedibilmente (e artificialmente) hollywoodiano, cioè francamente più irregolare nella sua linea ovale lunga sul mento e nel nasino pronunciato, di quello di Carolyn Jones che nella classica serie in bianco e nero incarnò il personaggio e il suo fascino notturno. L’impressione è stata accentuata, penso, dagli abiti della prima volta: appariscenti con colori contrastanti, nero e rosso, minigonna, calze a rete, trampoli ai piedi. L’ho ritrovata più luminosa, con calzettoni di lana chiara, jeans ad altezza natiche che evidenziano un mandolino più consistente del previsto, foulard variopinto al collo, body bianco di pizzi e trasparenze. Sotto c’è una quasi-seconda di seno alta ed elastica, con piccoli e consistenti capezzoli, pancino morbido e piercing all’ombelico, depilazione intima perfetta. Quale che sia l’ombra proiettata dagli abiti di scena, svela poi una più morbida autenticità. A suo dire risalirebbe ad appena dieci giorni fa circa l’esordio non solo sulle strade milanesi, ma nella nobile arte. In effetti è guardinga nell’approccio. Si imbarazza perché, avanzando di qualche metro di troppo, la lascio davanti alla vetrina del ristorante (mentre le faccio notare io che abbiamo contrattato la prima prestazione sotto gli occhi di un gruppetto di giovani donne a passeggio) o perché, ma poi ride, in parcheggio si mette in parallelo, a un paio di macchine da noi, una collega con cliente. Parla di sé con intensità, ripromettendosi di vincere la sua timidezza, mentre io profetizzo che non le mancheranno estimatori di queste esitazioni. Rilevo però che la ritrosia non le impedisce qualche puntiglio, come la richiesta del pagamento anticipato. Albanese, conosce bene la lingua italiana ed è capace di conversazioni non prive di contenuti oltre che, quando si rilassa, di trovate simpatiche (ad esempio quando definisce delle “grandi mangiacazzi” le colleghe della più agguerrita nazionalità che fa concorrenza alla sua sulle strade di Milano). Lavora solo coperto e fa il pompino a 20 e il boccafiga a 30 in macchina, a 50 a casa. L’anale, per scarsa pratica asserita, è disponibile solo a casa, per 100, previa preparazione e lubrificazione adeguata. Ho provato tutto, tranne l’ultima proposta, allettante per gli appassionati di semi-verginità dichiarate, ma per me fuori mercato. Il pompino si caratterizza per una presa convinta, non superficiale e variata, ma non per particolari giochi di lingua. A casa me lo fa, io sdraiato e lei in ginocchio alla mia destra, con la testa rovesciata sul lato in modo da guardarmi dal basso. Sempre a casa raccoglie subito, durante l’orale, il suggerimento per una stimolazione del petto con i polpastrelli. In macchina l’accompagnamento è ovviamente più essenziale, ma si dispone in modo da farsi toccare le tette e non manca di stabilire qualche contatto tattile. In macchina scopa nelle diverse posizioni e mi viene su lei disinvoltamente. A casa abbiamo passato le tre posizioni consuetudinarie, precedute da breve ma consapevole esibizione delle parti intime sul letto, prima smorzacandela, di sua iniziativa, poi, a mia richiesta, pecorina, concludendo in missionaria. Mi sorprende, già in macchina, inumidendo prima le mie labbra con la lingua e poi cercando la mia lingua con la sua, durante la smorzacandela. Il suo bacio consiste in una rapida pennellata di lingua, che con veloce intermittenza tocca e si ritrae, senza esplorare la massima profondità. È un contatto per il quale non sento un forte richiamo, normalmente non lo chiedo e altrettanto normalmente le stradali non me lo offrono. In macchina è venuto di sua iniziativa e l’ho semplicemente assecondata. A casa ho invece cercato di ritrovarlo, ma in ogni caso conservando la posizione attendista che assumo sempre nei primi incontri onde esplorare le potenzialità autonome della ragazza senza predeterminare ogni piega dell’incontro con le mie aspettative, dunque aspettando la naturalezza della sua risposta nei momenti in cui ci si rispecchiava, durante le posizioni frontali. Ha confermato, quindi, che concepisce il bacio intimo come un’intensificazione erotica delle fasi apicali, piuttosto che come propiziazione di una più calda atmosfera effusiva dell’incontro, dal momento che non è così che le viene di salutarmi quando mi rivede o quando mi congeda, allorché si dirotta spontaneamente sulle guance. Staccando dalle più tentennanti modalità d’approccio personali, non pare, nell’insieme, la tecnica di una principiante. Glielo faccio notare e mi dice che un’amica, al lavoro in altra città, le ha “imparato” quello che occorre e anche che ha studiato i video porno per impratichirsi meglio. La prestazione automobilistica si consuma in un parcheggio incastrato in un’area ad alta densità urbana e che non usa da sola. L’appartamento si trova in un vicino labirinto di strade imparcheggiabili: sarebbe stato meglio lasciare la macchina dove aspetta e fare due passi a piedi. È ubicato, in ogni caso, in un bel palazzo ed è un ambiente curato: luce soffusa, colori caldi, quadri alla parete, piccoli soprammobili, uno specchio tondo davanti al letto e uno verticale per moltiplicare gli effetti visivi…