Figuriamoci se potevo ricordarmi di S. Valentino. È vero che la zingarella prediletta, forse alla ricerca di un ingaggio domenicale, mi aveva chiesto come prevedevo di trascorrerlo. Nel mio calendario mentale, però, oggi è l’antica domenica del carnevale ambrosiano, “quaresimalizzata” solo nel Cinquecento da Carlo Borromeo, per accorciare, perlomeno, la diabolica festa che detestava ma non poteva abolire.
Alessia, però, mi ha riportato all’oggi di questa ricorrenza giovanile.
La carico in comune di Melegnano, lato SP 40, a destra per chi venga da Carpiano, fra lo svincolo autostradale e la rotonda di Pedriano, attrezzata con una seggiolina nello spiazzo davanti al concessionario automobilistico, 45.35 8310, 9.3 09788 quindi non immediatamente sulla strada, ma in una vietta parallela di servizio.
La zona è singolarmente molto affollata, da quelli che paiono gruppi familiari a spasso per il pranzo domenicale o qualche festa, che, noto, rimirano con interesse sia il momento dell’ingaggio, sia quello dei saluti: non è il massimo della riservatezza.
Meglio l’imbosco che è molto lontano dal luogo d’ingaggio: una piazzola, chiusa invero nel caso ti sorprendano, dove non manca l’angolino riparato da una rientranza, di giorno festivo completamente vuota. Anche lì, però, ad inizio lavori, subiamo la visita (a distanza) della vigilanza privata di ronda che inverte la marcia nell’area. Alessia mi dice “per fortuna, pensavo i vigili”, al che le spiego che al momento a Melegnano i vigili hanno gli artigli spuntati, notizia che la rallegra molto.
Lei dichiara 20 anni, è alta 1,65, è una mora carina, capelli lunghi scuri, occhi marroni, viso fine dalle linee quadrangolari, con trucco pesante nel rossetto e nel fondotinta, corpo molto coperto e non scoperto a mio uso, comunque proporzionato e un tantino, ma gradevolmente, rinforzato su culo e cosce.
Fa il pompino coperto a 20, il boccafiga coperto a 30, l’albergo a 100, teoricamente per un’ora ma con l’assurda limitazione ad una sola venuta, non concede quella che decanta come la sua verginità posteriore.
Abbiamo fatto sia il pompino, sia la scopata, con esiti diversi. È una valente pompinara: dopo qualche contatto a mano fredda, nelle prime fasi, ad erezione non piena, si prodiga in prese a tutta estensione e dopo si sforza, anche a costo di un conato, di spingersi almeno alla profondità dei due terzi. Usa la lingua dall’interno della bocca per intensificare la pressione (non per le leccate lungo l’asta, forse l’unico passo canonico che manca al suo orale). Varia i ritmi, accelerando a tratti con più energici su e giù applicati alla cappella. Non usa la mano se non per qualche grattatina dello scroto.
Infelice la scopata. Apprezzo che accetti di venirmi su sul sedile guidatore, a costo di picchiare una testata sul tetto interno dell’abitacolo. Appena prende posizione, però, perde qualche gocciolina di sangue sul mio basso ventre. “Oh, sono le mie cose”. Che gioia! “Ti ho sporcato? Poco!”, si assolve garrula da sola. Va beh, con quello che ho visto in questi anni, riscontrando che lei non si scompone e trattandosi appena di qualche traccia e non di una colata, la lascio continuare, dopo che se lo è infilato bene dentro. Però, invece di cavalcare, comodamente assisa, fa una pressione ondulatoria di bacino, che ragazze più dinamiche usano invece solo per concludere, avendo prima propiziato il momento apicale con adeguate pompate di coscia. La situazione, per tutti questi comprensibili motivi, non mi coinvolge e le chiedo presto di tornare al pompino, ovviamente cambiando il preservativo ormai ridotto ad accessorio che ben figurerebbe in un "Pulp fiction" porno. Conclude quindi con la sua specialità, lavorando bene di bocca anche il momento dell’eiaculazione.
È fumatrice, a giudicare dal pacchetto nella borsa, ma non ha fumato in mia presenza.
Ha accettato di usare i miei preservativi. È attenta a non sporcare in macchina, quasi premurosa, e ritira i resti.
È molto simpatica e rilancia la comunicazione. Le chiedo la provenienza (albanese), l’età ecc. Dice di essere in situ da un paio di mesi, da più tempo in Italia. Capricorno, si auto-identifica come una cocciuta. A un certo punto, strada facendo, mi sorprende: “Auguri”. Siccome le avevo appena detto la mia età, riscuotendo il complimento d’obbligo, penso per un attimo che mi stia amabilmente prendendo per il culo. “Auguri per che cosa?”. “Oggi è S. Valentino”. “Mi ero dimenticato”. “Sei sposato, fidanzato?” “No, e tu?” Ufficialmente, neanche lei che fa qualche considerazione scherzosamente malinconica sul nostro status di cuori solitari, motivo per cui la incoraggio sentitamente a vederne i non pochi lati positivi, fra i quali la possibilità di incontrarci così senza condizionamenti. Conferma la sua piega sentimentale, quando, dopo aver chiesto della “musica classica” dell’autoradio, mi dice che a lei piace tutta la musica se “intelligente”, e cita in merito Gigi D’Alessio e Laura Pausini. Prendo atto, ma per portarla su opere un po’ più alte, sulla strada del ritorno le faccio ascoltare “Pulchra es, amica mea” di Claudio Monteverdi. Alessia mi dà soddisfazione, nel senso che simula interesse per il tema musicale dei due versanti opposti e complementari - “suavis” e “terribilis” - dell’amor sacro e profano, un po’ come, rispettivamente, il suo pompino e la sua scopata.