Adriana è una notturna attiva in Sesto S. Giovanni, via Carducci, in quella piazzetta che ci si ritrova a destra procedendo verso il cavalcavia, prima del semaforo, 45.5 304 87, 9.2 241 95, che le ho visto occupare sia da sola sia in compagnia. Aspetto da studentessa carina, viso quadrato fine con quell’ombra assorta che aggiunge interesse, capelli biondi lunghi, minuta e proporzionata, con forme asciutte di tipo adolescenziale, altezza reale sotto l’1,60. Fa il pompino coperto a 20, la scopata a 30, 80 per andare a casa sua e poi… mi sono stancato di chiedere perché anche in macchina sembrava di doverla costringere all’emissione di qualsiasi suono vocale e presto ho valutato che la prestazione minima convenuta era già troppo. Comunicativa come più o meno si è già capito: concentrazione inflessibile sulla luce e gli squilli del suo telefono, non per mancanza di conoscenza della lingua, dice di essere albanese e se la cava piuttosto bene, ma per distacco naturale, confermato dal boicottaggio di ogni tentativo di rompere il ghiaccio (tipo: “Hai fatto le vacanze per Pasqua?”, “Sì” e si reimmerge in WA).Mi conduce in un noto parcheggio vicino ed esposto al traffico della strada.Scampo, grazie alla mia scorta di preservativi, al Serena che aveva già in mano. Il pompino è un insignificante su e giù della testa rapido e ritmato di mano, non preceduto o accompagnato da altra forma di stimolazione. Si mette in ginocchio sul sedile passeggero, quasi inutile dire che è e rimane molto coperta, ma la maglietta le espone qualche centimetro di pelle all’altezza della vita. Mi chiede tuttavia di interrompere una vellicazione di unghie e polpastrelli all'altezza delle reni perché le fa male (!), direi un assurdo fisiologico, dirottandomi sulla palpazione del culo vestito. Non so quale miracolo, perché la sua tecnica e il suo approccio non possono essere stati, forse più prosaicamente un certo accumulo di desiderio e un tipo di fisicità che mi attrae, me l’hanno fatto diventare duro e mi hanno condotto all’orgasmo. Lei va avanti decisa anche dopo l’eiaculazione, le do un paio di pacche sul culetto e le dico che basta così. Mi chiede “sicuro?”. È stata l’unica sua inclinazione di attenzione e disponibilità dell’incontro. Mi è quasi dispiaciuto non poterla valorizzare, ma ormai ero venuto!Non ha nemmeno i fazzolettini da offrirmi e mi chiede se sono attrezzato io. All’equipaggiamento completo della mia macchina non mancano le salviettine e quindi si può procedere ai soliti riti finali, le cui scorie lei non si prenderà in carico. Poi Adriana mi chiede diretta se le lascio la confezione! Non ci sarebbe bisogno di aver consumato i 21 anni della sua vita nello studio di Marcel Mauss e della pratica circolare dell’eccedenza per capire che un così fiscale accanimento nel non concedere niente oltre il niente avrà l’effetto di congelare ogni possibilità di restituzione o addizione. Ovviamente però non le nego una salviettina per rinfrescarsi le mani e lei riesce a lamentare che l’umidificazione è ormai disidratata.