Violetta ha scelto un delicato nome da melodramma ottocentesco dell'amore e della dissolutezza per essere la protagonista, più complice che tentatrice, di una scabra Traviata stradale senza fronzoli romantici, né perbenismi borghesi, ma dalla sorte fortunata e a lieto fine.
Da qualche settimana a questa parte staziona di notte lungo la Via Emilia, più o meno sul confine fra i due comuni procedendo da Sordio verso Vizzolo Predabissi, quindi, venendo da sud, a destra, dove sulla statale si dirama la corsia di uscita per la TEEM, prima di arrivare alla rotonda grande: 45.34 38 48, 9.3 565 92. Con Violetta c’è un’altra ragazza, già recensita da me, bionda come lei ma di corporatura più massiccia.
Violetta invece è una piccoletta, alta sull’1 e 55, con una seconda di seno (presunta: toccata ma non vista), un panettoncino posteriore gradevole, un po’ di pancetta, nell’insieme proporzionata. Ha un viso quadrato carino, aperto e pulito, come si conviene ai 20 anni che dichiara, occhi fra il marrone chiaro e il verde, capelli biondi raccolti, discreto piercing alla narice, rossetto che ravviva a fine lavori allo specchietto dell’aletta parasole. L’ho sempre vista poco appariscente, con abiti aderenti scuri.
Lavora solo coperto, 20 il pompino, 30 il boccafiga, 100 per l’ora d’albergo (o il tempo corrispondente a casa del cliente che le ispiri fiducia), anale al momento non contemplato ma nemmeno escluso del tutto dall’orizzonte del possibile. Io le ho pagato un pompino e una ciulata in macchina.
Non si spoglia sopra (si lascia semplicemente infilare le mani dentro la maglia e il reggipetto) e sotto la vita solo la volta in cui avevamo già concordato la scopata, scoprendo la potta depilata e il culetto fresco. Si mette in ginocchio sul sedile passeggero e punta le mani su quello guidatore per attendere ad un pompino alla cui perfezione mancano, in repertorio, le leccate dell’asta dall’esterno e una stimolazione più prolungata sul finale. Per il resto, era da tempo che, almeno fra i nuovi arrivi, non incontravo un talento così promettente. Fa il tamburellamento della cappella in bocca, la lavorazione circolare della stessa, il risucchio tanto che, all’inizio, quasi sfila il preservativo che non avvolge ancora l’erezione piena, cambia angolazione e scuote la testa orizzontalmente come nel più gradito dei dinieghi, poi accelera il ritmo nel su e giù sulla verticale. Non usa la mano se non per la palpazione dei testicoli. Il tutto svolto con pazienza per i tempi di reazione e approdo, e con attenzione all’effetto dei diversi trattamenti in rapporto alla consistenza del momento.
Per quanto riguarda la scopata, non gradisce venire lei sopra l’uomo sul sedile guidatore mentre non disdegna l’esposizione del suo culetto all’aria dell’autunno. Non le ho chiesto, però, questo sacrificio e abbiamo fatto la pecorina in macchina. Lubrifica con prodotto apposito e quindi si sistema bene fra i due sedili anteriori, agevola l’ingresso e poi non resta inerte, ma, fra qualche mugolio, muove partecipe il bacino e controspinge anche quando esplode la soddisfazione ultima.
Ha accettato l’uso del mio preservativo sensibile per entrambe le prestazioni.
È fumatrice.
Ritira i resti ed anzi evita non solo di sporcare in giro, ma anche di sparpagliare in macchina la busta del preservativo e i fazzolettini, tanto che la seconda volta era attrezzata con un diligente sacchetto nero dell'indifferenziato in cui faceva sparire i rifiuti di momento in momento prodotti.
L’imbosco, non credo l’unico che usi, ma quello che abbiamo preferito in questo periodo in cui in zona non mancano i controlli, è una stradetta di campagna tranquilla, lontana, buia, ottima sotto il profilo della discrezione, ma in cui ci si sente (nel bene e nel male) molto isolati.
Rumena, racconta di un precedente lavoro in provincia a stretto contatto con le persone dove probabilmente si è esercitata ad un approccio piano e disinvolto ma senza indiscrezioni. Pronta al sorriso, è convinta di saper far sfogare il cliente e si è compiaciuta della soddisfazione che ho espresso per l’esperienza. Come spesso capita alle ragazze della sua origine, si è già appropriata di certe immediatezze espressive dell’italiano con cui mi sorprende. Esprime infatti il suo stupore con l’esclamazione “öla Madona” e rispolvera la saggezza tradizionale dei proverbi: la prima volta, quando le dico “prima di tutto, immagino, il tuo stipendio”, lei chiosa ilare “prima il dovere, poi il piacere”, cioè, suppongo, prima il dovuto per lei e poi il piacere per me, che in effetti l'incontro non mi ha negato.