Il mio tetto è di tre incontri e risale a questo luglio, un periodo ruggente seguito da un agosto decisamente più stanco, come nella tradizione simbolica dei mesi, cui però si aggiunge, come dato non accessorio, la mia mezza età.
Considerando la connaturata dispersività dell’amore stradale cui mi dedico, c’è stato quasi da impegnarci la giornata.
Di buon mattino vado dal barbiere, per evitare la coda che poi si forma in negozio, e finisco fra le nove e le dieci. Che fare? Ormai sono deconcentrato, tanto vale fare una puntata in Binasca, che non delude mai il milanese a caccia: ad un’ora in cui le lavoratrici dell’est non sono ancora al lavoro, trovo però una ragazza africana che mi piace e ci sta il primo rapido pompino della giornata.
Torno a casa, per il pranzo e adesso giustamente per lavorare un po’. Ma nel pomeriggio devo portare mio padre dal dottore, appuntamento alle quattro e mezza, poi sono libero. Che fare? Ormai sono deconcentrato, tanto vale fare una puntata in Binasca. Con un paio di giri riesco ad intercettare, a fine turno, una delle belle più richieste. Senza dirvi chi è, vi faccio vedere come si presenta visto che Google, i cui rilevatori hanno avuto la fortuna non frequente di trovarla in postazione, la trasmette in mondovisione.
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È la postura di una ventenne “certa dell’onnipotenza della sua carne”, come scrisse Zola di una sua collega del passato. Schiena inarcata erotizzata anche dalla scura chioma fluente, culo sporgente, peraltro la gonna dov’è? La differenza, quando la carico, è che indossa un completino bianco matrimoniale invece di quello nero. Quel fisico da modella in miniatura (non è molto alta), sul quale, dal vivo, le gambe si armonizzano meglio che in foto parendo meno scheletriche, mi manda in orbita. Il pompino lancia rapidamente il desiderio, più per forza della presenza fisica che della tecnica a onor del vero, suggerendomi come approfittare della bella giornata e del suo saggio cambiamento di imbosco, da uno squallido parcheggio dell’area industriale a una strada fra i campi. In un attimo apro la portiera, affondo i piedi nel terreno, lei vuole restare in macchina perché è accaldata e desidera prendersi l’aria condizionata “in faccia”, come dice con la sua eleganza rumena, si accuccia sul sedile guidatore semplicemente tirando su il vestitino e mi sfogo in una impecorata selvatica all’aria di campagna.
La sera sono curioso di mettere alla prova me stesso e la compagna più calorosa di quelle settimane, una tipica complicità venale che poche settimane dopo ha già bruciato tutta la sua intensità. La cerco prima di mezzanotte sulla circonvallazione per andare a casa sua. L’impulso non ha più la stessa forza belluina del pomeriggio e devo cercare una seduta di sesso più dolce, di delicatezze tattili preliminari, con sfondo musicale romanticheggiante scelto da lei (Lara Fabian, non la mia produzione preferita, diciamo, ma apprezzo lo sforzo). Lei è stata brava, mi ha stimolato sul collo, sulla schiena, con la lingua, che mi ha passato dappertutto (dai fianchi nell’orecchio), entrambi sdraiati sul letto, io di schiena, e si è fatta a sua volta solleticare il suo punto debole, l'interno delle cosce, creando un’atmosfera di complicità. Abbiamo fatto il giro di qualche posizione canonica, sono venuto alla missionaria e lei si è divertita a trattenermi dentro dopo la venuta solleticandomi con contrazioni volontarie.
Tornando in macchina le chiedo: “quanti fidanzati hai avuto oggi prima di me?”. Con l’aria modesta di chi riferisce di una serata di normale amministrazione risponde: “due”. Io: “allora siamo pari”. Le racconto della mattina e del pomeriggio, lei mostra curiosità, per poi commentare: “e ce la fai ancora?”. Indago: “Ancora, dici, per la mia età?”, che a dire il vero non è così decrepita. Ma lei, con spietata mancanza di diplomazia, trilla: “sì”. Da fervente devota del dio denaro osserva pure: “ma dove li trovi tutti ’sti soldi?”. In realtà la spesa complessiva non è stata così ragguardevole: 120 euri.
Il mattino dopo mi sveglio presto, l’uccello urge ancora, ma non posso offrirgli nuove avventure, è giorno di lavoro programmato fuori Milano e per qualche tempo deve starsene buono.