L’esplorazione degli imboschi aperti che conduco almeno d’estate mi permette di aggiornare con un’altra pagina il Tuttocittà delle copule e dei pompini volanti, per quando non si dispone nemmeno della protezione minimale dell’auto.
Dopo un concerto di musica rinascimentale devio dal ritorno più lineare verso casa e mi inoltro con la 92 nel puttantour lungo la circonvallazione.
Manca, al parco Largo Marinai d’Italia, Consuelo, che ci sta al sesso tra le frasche, ma l’ultima volta che le ho parlato mi aveva chiesto 30 per il pompino coperto e 50 per quello scoperto, fermamente non negoziabili, aggiungendo “sono cambiate un po’ di cose, amore” (rispetto ai tempi in cui il tariffario era meno esoso o perlomeno contrattabile).
Non rilevo le abituali custodi notturne del parco Ravizza.
Scendo infine dal filobus puntando direttamente alla nuova Anna di viale Tibaldi, che non conoscono ancora benissimo ma mi ispira una simpatia che può divenire complicità, fortunatamente trovandola subito.
Anticipo che accetta la pratica (mentre l’omonima che l’aveva preceduta nella medesima stazione me l’aveva rifiutata), ma conduce in un imbosco, se così lo vogliamo classificare, inadatto a chi soffra di fibrillazioni o abbia una reputazione diurna da salvaguardare, o, diciamo altrimenti, idoneo ai divertimenti famolostranistici piuttosto che ai virtuosismi libertini, comunque il più precario che io abbia sperimentato in Milano città, dove avrei tirato fuori l'uccello con cautela anche solo per una pisciata.
Chiede 50 per il pompino senza preservativo, che contratto a 40 anche considerando che non vuole farsi venire in bocca. Il giusto prezzo della prestazione in sé non dovrebbe essere più di 30, per l’esperienza però ci può stare.
Non ha voglia di arrivare fino al parco della Resistenza o ne teme le zanzare, pur indossando i pantaloni lunghi, e così, chiacchierando delle vacanze, ci inoltriamo nei meandri delle vie strette e tortuose alle spalle di viale Tibaldi. Ovviamente non posso ubicare il luogo con elementi identificativi, è un punto come un altro fra le villette, in cui Anna, per rassicurarmi, dice di avere già operato. Siamo lì, sul marciapiede, non calati in un buio così avvolgente da tranquillizzarmi del tutto, io ho le spalle contro un muro da cui si distaccano alcuni rametti rampicanti che mi avvolgono, come unica protezione, di qualche ombra. Anna mi chiede una rapida rispolverata dell’attrezzo con salviettina umida, che completa lei, e poi, guardandosi a destra e a sinistra, ma con quieta spudoratezza, si accoscia di fronte a me, dunque con la schiena alla strada. Osserva con divertimento che è piccolina di statura e in quella posizione fa fatica ad arrivare ad altezza uccello. La capillarità del controllo sociale ancora vigilante si intuisce in una finestra aperta e illuminata alla mia sinistra, dove l’ombra di una sagoma umana compare però solo ad operazioni largamente terminate, in un’altra finestra semiaperta e illuminata davanti a me dove non mi pare di vedere nessuno, in un tizio che, quando mi affaccio per una perlustrazione preliminare a destra, sta parcheggiando il motorino e la cui visuale dovrebbe essere coperta dalla sinuosità della curva della strada. Fortunatamente, visto che sono passate solo da poco le undici, non c’è nemmeno transito di pedoni o automobili. Ho già descritto nella recensione il pompino di Anna come una boccata tranquilla ma di eccessiva morbidezza. Eppure queste situazioni d'esposizione soddisfano evidentemente sentite nostalgie di un puer senex per marachelle non commesse in tempo, perché rapidamente l’eccitazione prorompe e si avvicina al culmine, Anna stacca, si alza in piedi accanto a me e con un paio di colpi di mano finali proietta sul marciapiede il nostro segnavia.
Dopo un concerto di musica rinascimentale devio dal ritorno più lineare verso casa e mi inoltro con la 92 nel puttantour lungo la circonvallazione.
Manca, al parco Largo Marinai d’Italia, Consuelo, che ci sta al sesso tra le frasche, ma l’ultima volta che le ho parlato mi aveva chiesto 30 per il pompino coperto e 50 per quello scoperto, fermamente non negoziabili, aggiungendo “sono cambiate un po’ di cose, amore” (rispetto ai tempi in cui il tariffario era meno esoso o perlomeno contrattabile).
Non rilevo le abituali custodi notturne del parco Ravizza.
Scendo infine dal filobus puntando direttamente alla nuova Anna di viale Tibaldi, che non conoscono ancora benissimo ma mi ispira una simpatia che può divenire complicità, fortunatamente trovandola subito.
Anticipo che accetta la pratica (mentre l’omonima che l’aveva preceduta nella medesima stazione me l’aveva rifiutata), ma conduce in un imbosco, se così lo vogliamo classificare, inadatto a chi soffra di fibrillazioni o abbia una reputazione diurna da salvaguardare, o, diciamo altrimenti, idoneo ai divertimenti famolostranistici piuttosto che ai virtuosismi libertini, comunque il più precario che io abbia sperimentato in Milano città, dove avrei tirato fuori l'uccello con cautela anche solo per una pisciata.
Chiede 50 per il pompino senza preservativo, che contratto a 40 anche considerando che non vuole farsi venire in bocca. Il giusto prezzo della prestazione in sé non dovrebbe essere più di 30, per l’esperienza però ci può stare.
Non ha voglia di arrivare fino al parco della Resistenza o ne teme le zanzare, pur indossando i pantaloni lunghi, e così, chiacchierando delle vacanze, ci inoltriamo nei meandri delle vie strette e tortuose alle spalle di viale Tibaldi. Ovviamente non posso ubicare il luogo con elementi identificativi, è un punto come un altro fra le villette, in cui Anna, per rassicurarmi, dice di avere già operato. Siamo lì, sul marciapiede, non calati in un buio così avvolgente da tranquillizzarmi del tutto, io ho le spalle contro un muro da cui si distaccano alcuni rametti rampicanti che mi avvolgono, come unica protezione, di qualche ombra. Anna mi chiede una rapida rispolverata dell’attrezzo con salviettina umida, che completa lei, e poi, guardandosi a destra e a sinistra, ma con quieta spudoratezza, si accoscia di fronte a me, dunque con la schiena alla strada. Osserva con divertimento che è piccolina di statura e in quella posizione fa fatica ad arrivare ad altezza uccello. La capillarità del controllo sociale ancora vigilante si intuisce in una finestra aperta e illuminata alla mia sinistra, dove l’ombra di una sagoma umana compare però solo ad operazioni largamente terminate, in un’altra finestra semiaperta e illuminata davanti a me dove non mi pare di vedere nessuno, in un tizio che, quando mi affaccio per una perlustrazione preliminare a destra, sta parcheggiando il motorino e la cui visuale dovrebbe essere coperta dalla sinuosità della curva della strada. Fortunatamente, visto che sono passate solo da poco le undici, non c’è nemmeno transito di pedoni o automobili. Ho già descritto nella recensione il pompino di Anna come una boccata tranquilla ma di eccessiva morbidezza. Eppure queste situazioni d'esposizione soddisfano evidentemente sentite nostalgie di un puer senex per marachelle non commesse in tempo, perché rapidamente l’eccitazione prorompe e si avvicina al culmine, Anna stacca, si alza in piedi accanto a me e con un paio di colpi di mano finali proietta sul marciapiede il nostro segnavia.