Sulla Paullese, all’altezza del semaforo di Paullo, nella piazzola che c’è subito svoltato a destra procedendo verso Milano, davanti ad una sbarra, 45.42 54 68, 9.4 040 32, vedo una stanga bionda nerovestita che non conosco.
Andrea/Andreea ha, stando a quanto racconta, 30 anni, abbastanza snella nel complesso o comunque ben proporzionata, aiutata dall’altezza, dice lei, di 1,73, ma con i tacchi arriva certo all’1,80, ad occhio quarta di seno, un po’ lunga ma fresca al tatto e alle labbra, cosce da donna, cioè non da ragazzina, appena rinforzate, senza calze, bel culo, e - quella sì - pancetta. Carnagione chiara, ha un viso paffuto tondo e dolce, con un’acconciatura stile “Sol dell’avvenire”, capelli biondissimi raccolti circolarmente, che accentua un’aria che si direbbe più est-europea rispetto alla sua reale origine, rumena anche se delle terre orientali, non da fighetta moderna, ma da bella signora delle campagne sovietiche.
La avvicino, dopo una sua temporanea sparizione e qualche giro mio, interrogandola sul tariffario: solo coperto, consueti 20 e 30 del pompino e del boccafiga, niente anale.
Mi porta in un angolo di campagna non attaccato ma abbastanza vicino, almeno tagliato fuori rispetto al traffico della strada, dunque appartato, ma sui cui requisiti di sicurezza basti dire che è esattamente dove fui intercettato dai carabinieri anni fa.
Si abbassa di sua iniziativa le mutandine (potta depilata), le tette scoperte gliele chiedo io e mi accontenta. Mi fa un pompino di livello, non granché variato nel movimento, ma dalla presa decisa, sensibile e non superficiale, e soprattutto un notevole lavoro di lingua sulla cappella, un picchiettio continuo che calibra la pressione in modo direi perfetto. Dividiamo l’orale in due fasi, seduti dentro la macchina e fuori: il momento più intenso è appunto quando io sono in piedi sul lato guidatore e lei seduta dentro, e la verticale raggiunge il massimo della tensione. Quindi esce anche lei, è proprio all’altezza giusta, per girarsi a pecora verso la macchina e lasciarsi penetrare. Mentre spingo spazio con lo sguardo, per tenere d’occhio la situazione, ma anche per godermi il bel quadro del realismo socialista in cui siamo calati: un notturno ormai fresco, fra i campi e i filari degli alberi dove il progresso del lavoro collettivizzato fa capolino nel grande traliccio dell’elettrodotto che ci sovrasta. Alternando vari ritmi, arrivo a naturale, e naturalistica, conclusione.
I resti li ritira lei.
Andrea è di una allegria solare. È il contrario delle musone che si lamentano di tutto, se è freddo, se è caldo, se ci sono le zanzare... È invece contenta di uscire dalla macchina perché si sta bene e dice che a quell’ora tarda non ci sono più zanzare. Ha sempre la battuta pronta. La avvicino per chiederle “mi faresti un pompino?” e risponde “anche due”. Accetta volentieri di usare il mio preservativo (in ogni caso lei aveva dei Durex), “purché non sia un ritardante” butta lì (stavolta non credo scherzasse del tutto!).
Non so quanto fosse maliziosamente consapevole della capacità di questa situazione di dare le ali alle fantasie del puttaniere, ma mi ha detto che era la prima sera lì, lei lavora in una ditta, ma adesso c’è poco lavoro e dovendo arrotondare... Non ci posso credere!! La giovane signora che di giorno fa un lavoro “normale” e ogni tanto “esce” perché non le basta, beccata al primo turno in postazione? Infatti insinuo, complimentoso ma assai dubbioso, che come pompinara è troppo capace (per nascondere una certa consuetudine almeno semi-professionale). Lei se la cava con il suo umorismo pronto: “tu non sei bravo a leccare la figa?”. Come a dire, anche se invero in questa occasione non gliene avessi fornito prova diretta, che sono naturali manifestazioni della sensualità. È pur vero che in quella postazione storica, diurna e notturna, ultimamente non avevo più visto ragazze al lavoro e che lei non la posso identificare con nessuna delle numerose Andree di Paullese note: i tratti psico-fisici delle recensioni non corrispondono. Inoltre mi ha proposto come alternativa sia l’albergo sia casa mia: io non ho indagato sulle tariffe perché comunque eravamo troppo lontani, ma è una disponibilità davvero insperata, che in Paullese mi è quasi sempre stata negata anche nelle frequentazioni più assidue, indice di un approccio ancora piuttosto fiducioso (non vorrei dire ingenuo) all’ambiente. E soprattutto quando le ho chiesto se l’avrei ritrovata lì mi ha dato una risposta evidentemente contro il suo interesse, che esasperava l’incognita degli incontri di strada: “non so”.