Lungo la Binasca, a Siziano, sulla destra provenendo da Carpiano, dove alla provinciale si affianca una corsia di svincolo, che dopo pochi metri immette nella zona industriale (e più o meno all’altezza della curva c’è già una collega che ho trovato meno avvenente), coordinate circa 45.32 57 13, 9.21 57 46, una ragazza di colore mi attende seduta sotto l’ombrello.
Non è una di quelle pantere nere dal corpo scultoreo, al contempo formoso, asciutto e marmoreo, la pelle levigata, che talvolta si incontrano fra le sue connazionali. È infatti un tantino più robusta e morbida rispetto alla perfezione di quel modello, ma molto più armoniosa in confronto a quei fisici troppo possenti che costituiscono il contraltare dell’offerta del continente: alta comunque sull’1,70, 22 anni dichiarati, pelle con qualche screziatura, si direbbe una quarta di seno non scoperta, cosce e culo proporzionatamente formose, il tutto messo in bella vista da un abbinamento nero. Si aggiunge un bel viso aggraziato ed espressivo, dal profilo rettangolare, con il tocco di una capigliatura a treccina che schiarisce, verso il rosso, sulle punte, e rossetto vivo. Almeno in zona Siziano, lasciata la sovraffollata Carpiano, era, a mio gusto, la più carina.
Al lavoro di buon mattino, alle otto addirittura dice lei, certo che già prima delle dieci ne verifico la presenza, mentre alle cinque e mezza dello stesso giorno, quando cerco un secondo momento di conforto, è già sparita.
Si presenta con il nome di Angela, in Italia, racconta, da otto mesi, originaria della Nigeria (che pronuncia all'inglese), pone i problemi di intesa comuni di queste relazioni erotiche trans-mediterranee, non al punto di dover comunicare in inglese anche l’anagrafica, ma già di fare fatica ad accordarsi sulla prestazione.
Capisco che fa il pompino coperto a 20, il boccafiga coperto a 30, alla domanda su motel e pompino scoperto mi guarda con un mezzo sorriso muto. Va beh, la prima offerta mi basta.
Accetta di usare i miei preservativi e mi riserva un trattamento non di alta scuola, ma apprezzabile per alcuni aspetti: innanzitutto la presa è valida, perché preme molto le labbra sull'uccello e l’effetto è dolce e piacevole; inoltre l’imboccata è profonda, a tratti quasi piena; il movimento ripetitivo ma non frenetico; infine gestisce con sapienza il momento della venuta, prolungando la stimolazione e intensificando l’orgasmo.
L’imbosco è l’angolo di un vicolo cieco della zona industriale, non isolato e non bucolico, dunque, ma all’apparenza abbastanza riparato anche per la consumazione diurna. Capisco in anticipo il punto preciso in cui mi inviterà a fermarmi perché il luogo è segnalato dallo sviluppo di una specie vegetale sconosciuta, ibrido al contempo allucinante e suggestivo, un rigoglioso arbusto i cui frutti sono delle bacche rosse gommose, succhiabili ma non commestibili, già note alla farmacopea per l’effetto di diminuire il piacere sessuale maschile e di sedare tutte le risposte alla stimolazione tattile (dall’erezione all’orgasmo) del membro virile. Non solo, infatti, la terra è disseminata di fazzoletti bianchi e goldoni rossi, evidentemente i più adottati in zona. Ma quasi che il cespuglio vicino si fosse originato direttamente da questa semenza, come l’albero degli zecchini d’oro di Pinocchio, nel nostro paese dei balocchi, salviette e preservativi si mischiano alle foglie, si infilzano sui rametti pendendo dalle loro punte e chiazzando di diversi colori la vegetazione. Sotto l’effetto di un censurabile imperativo civico, non ho arricchito di un nuovo frutto tale generazione spontanea, per riporlo nello sterile cestino di un benzinaio.