In un suggestivo notturno da amor stradale – al buio, nel segmento finale di Binasca che conduce a Melegnano, dopo il cavalcavia e il raccordo con le uscite dell’autostrada, subito prima del sottopasso della ferrovia, nella piazzola a destra, 45.35 68 493, 9.30 78451 – vedo una biondina ricciolina nerovestita. Meno felice si rivelerà il luogo se passiamo dalla poesia alla pratica: per avvicinarla, infatti, devi spostarti a destra, sull’ultimo tratto della corsia di immissione dall’autostrada. Risultato: macchina a velocità sostenuta che da dietro protesta con gli abbaglianti per l’intralcio.
È abbastanza caricata, a quanto pare, forse perché è notte di punta, quindi dopo averla vista, e averla vista sparire, mi faccio un giro sulla Via Emilia. La vista di due ragazze che frequento di tanto in tanto e che mi piacciono molto gonfia l’eccitazione. Eppure, se c’è una parte del mio uccello che vorrebbe tornare sempre dalle stesse, una parte del mio cervello vorrebbe provare solo delle novità. Forse per la prima volta in modo così diretto, torno, guidando con il marmo fra le gambe, a trasferire sulla sconosciuta l’impellente desiderio suscitatomi, solo a osservarle, dalle compagne già sperimentate. E non me la faccio sottrarre ancora.
Ha un viso magro, gradevole ma affilato, netto profilo del naso, occhi scuri, capelli biondi lunghi mossi/ricci, alta sull’1,65, nel complesso di una snellezza abbastanza proporzionata, ma con un po’ di massa sul culo, pancetta, seno non visto ma stimabile una terza. Dichiara 20 anni: ha invero una pelle fresca, ma le morbidezze del corpo e l’impressione del viso mi fanno ritenere che se ne sia calato qualcuno.
Ha imparato che i capelli biondi si contrastano con il nero: abbina scarpe aperte con tacco alto, giacca di pelle, calze a rete fine, body anch’esso a rete, mentre l’intimo in vista stacca con tinte più sgargianti. Attizzante.
Tariffario limitato: solo coperto, 20 pompino, 30 boccafiga, niente anale, 100 per mezzora d’albergo che promette di non cronometrare.
Mi porta in un buon imbosco almeno sotto il profilo della riservatezza: a distanza di sicurezza dalla stazione di permanenza, un budello nella zona industriale, alquanto illuminato, senza nessuno. Come nascondiglio dalle forze dell’ordine, va beh, penso che a Melegnano la volta che decidono di rompere vengano a stanarti ovunque.
Non denuda il seno. Il pompino è scarso: limitato al su e giù, reso impacciato dal fatto che con una delle mani con cui impugna il membro regge anche un fazzolettino asciutto, alla base dell’asta, di cui non comprendo l’utilità, e soprattutto singolarmente poco sensibile, una presa debole, diciamo a bocca larga, che, se lei non avesse accettato di usare uno dei miei sottili, non credo avrebbe sortito molto effetto. Sulla rendita della voglia suscitatami dalle amiche di Via Emilia e dalla popolaresca seduzione del suo corpo in nero, arrivo comunque a desiderarne la scopata. Con una certa difficoltà d’intesa linguistica, mi pare di accertare che ci starebbe a venirmi su lei, ma non troppo volentieri, preferirebbe essere infilata sul sedile passeggero, posizione che non piace a me, o a pecorina, all’interno e all’esterno della macchina. Ci posizioniamo allora dentro fra i sedili anteriori reclinati, le tocco e le lecco le chiappe bianche per rafforzare l’erezione e la penetro da dietro, avvertendo la giusta aderenza di tessuti non ancora abusati e/o non ridotti a scivolo da una colata di lubrificante. Spingo, mentre lei non simula, ma mostra in modo molto molto sommesso di non essere proprio altrove, e vengo.
I resti li ritira lei.
È una ragazza tranquilla, non incalzante, né sui tempi, né sulla parcella. Non comunica molto, però: è albanese, dice da poco in Italia, da 20 giorni al lavoro qui e ammette di non cavarsela ancora molto bene con la lingua. Ogni tanto, infatti, non comprende o si confonde. Quando ho cominciato con le domande di rito, “Quanto vuoi per il pompino?”, mi ha risposto “Cento”. Avevo capito, ovviamente, che era un semplice lapsus, ma le ho detto serio “Cento è un po’ troppo”. Lei ovviamente si è corretta subito e ne abbiamo riso: lo spunto rappresentato da quel divertimento iniziale ci ha accompagnato discretamente per tutto il tempo.
Incontro minore, ma gradevole.