Cristina attende di notte in uno di quei paesaggi di cemento, piloni e terra inaridita da scabra elegia del sesso stradale, cioè alla rotonda di smistamento fra la Cerca e la Paullese, sotto il cavalcavia, lato nord (verso Milano), coordinate 45.42 88 97, 9.37 44 65, territorio di Pantigliate. Quando c’è, perché non è proprio una stacanovista del posto fisso, si mette in una posizione leggermente più avanzata rispetto alla collega bionda, dunque è la seconda che si incontra a destra imboccando la rotonda da Settala in direzione Melegnano, poco prima dell’immissione nella rotonda stessa della corsia di uscita dalla Paullese per Mediglia.
Non è una presenza nuova e so che fra i colleghi c’è chi già la conosce ma, se non erro, non è stata recensita.
È una ragazzona rumena, di 28 anni dice, che supera almeno l’1,65, culo e cosce abbondanti, nella circostanza scoperte in modo invogliante ma d’altra parte implacabile nei confronti degli inestetismi della pelle, terza di seno, entro una corporatura diciamo proporzionatamente massiccia, nel senso che non deborda, ma a mio parere resta comunque per amanti se non proprio delle taglie forti perlomeno delle forme generose, viso ovale pienotto, capelli lunghi con sfumatura rossa, occhi marroni.
Tariffario limitato: lavora solo coperto, 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, albergo possibile ma senza spiragli d’ulteriori concessioni, casa solo di giorno, perché molto lontana, riservata ai clienti abituali.
La assoldo per un pompino che giudico di buona qualità, in una cornice complessiva di apprezzabile disponibilità. Spontaneamente estrae il seno e si abbassa le mutandine, invitandomi alla ricerca della “patata”, delle “tettine” o di quant’altro desiderassi, ed è istintivamente portata ad assecondarti, perché non solo si mette subito in ginocchio sul sedile passeggero, ma quando tento di palparle le tette lei si riposiziona, sollevandosi quanto possibile con il busto, per favorire il contatto. Mi chiede se desidero un trattamento più dolce o più energico, opto per la prima modalità che si rivelerà perfino blanda. Non offre divagazioni di sola lingua né veri affondi, però dopo averlo teso con le labbra per farlo diventare duro, assicura una presa sensibile ed effettua la rotazione della bocca mentre scende lungo l’asta, prosegue pazientemente rispettando i miei tempi nella circostanza alquanto lenti, accelera poco alla volta approdando ad un movimento verticale più risoluto e semplificato, usando la mano solo verso la fine a mo’ di carezzevole scorrimento, prolunga il contatto durante la venuta.
L’imbosco è lontano, tranquillo, un po’ buio, a mezza altezza di una via senza uscita in zona industriale, senza motivi di disturbo durante la nostra permanenza, se non il passaggio di un’altra macchina con collega che la induce, al momento, a spegnere la luce dell’abitacolo che avevo acceso per godermi anche visivamente la ciucciata.
Ritira i resti.
Conferma l’impressione di una simpatia solare che il luogo comune attribuisce alle ragazze in carne e che invero Cristina mi aveva lasciato già una volta in cui poi non avevamo concluso l’accordo. Autoironica (quando esprimo il mio apprezzamento per il pompino, risponde: in tanti anni qualcosa avrò imparato!), comunicativa (mi racconta qualche risvolto comico degli, mi assicura inoffensivi, controlli dei carabinieri), usa la cortesia di chiamarmi per nome quando mi dà le indicazioni stradali e, alla fine, mi saluta.