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carnevale
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L’ODORE DELLE COSE
Da qualche mese ho intrapreso una nuova esplorazione: un approfondimento della sensualità delle cose, fra l’altro per distogliere il consueto e spontaneo flusso del mio desiderio, alimentato specialmente dalla visione del corpo femminile e dal contatto epidermico, e provare ad esercitarlo su una materia più impregnata di proprietà umane ed erotiche.
Quasi ovvio l’oggetto privilegiato: le mutandine.
Alcuni fra noi maschi, come sappiamo tutti, nutrono un desiderio specifico per le mutandine delle donne in generale e delle prostitute in particolare. È stato espresso anche in una richiesta nel forum
http://gnoccaforum.com/esco…
cui con questa pagine intendo dare qualche risposta, suggerita della mie esperienze dirette. Io non sono un feticista in senso proprio, cioè non è un accessorio che serve direttamente alla mia eccitazione fisica, però mi piace farci caso e, quando quest’anno ho iniziato la mia piccola collezione, ho scoperto anche un certo piacere del possesso.
Le mutandine non saranno lo specchio dell’anima, ma certo che un indumento scelto per stare a stretto contatto con la pietra filosofale, da una giovane che per lavoro lo mostra, lo sfila e torna a indossarlo tante volte al giorno di fronte ad una platea più o meno numerosa, deve averne di storie da raccontare sulla sua padrona.
Fra le ragazze di strada che frequento riscontro di tanto in tanto l’impennata di intimi seducenti, trasparenze e pizzi neri, spesso semplicissimi perizomi a tinta unita che cercano di eccitare più con quello che scoprono che per il gioco della visione, altre volte mutandine adolescenziali che inteneriscono con i loro disegnini infantili. Constato che prevalgono opzioni a basso costo e sottomarche, ma non manca la ragazzina venale che si compiace della firma dispendiosa o la giovane donna che sceglie il marchio di un intimo sobrio ma di qualità.
Ad alcune di queste sfere intime mi sono avvicinato maggiormente, privilegiando le ragazze che conosco meglio nella convinzione che sarei stato assecondato più facilmente. Racconto di seguito successi, insuccessi e giochi, facendo riferimento alle ragazze, come in precedenti narrazioni monografiche di taglio analogo, con il nome d’arte e la postazione di sosta, in modo che gli eventuali interessati possano agevolmente recuperare la discussione relativa (sono tutte recensite in Milano - OTR).

IL PRIMO DONO NON SI SCORDA MAI
Le prime mutandine femminili acquisite, prima dell’inizio del programma e al di fuori della sfera mercenaria, sono state quelle dalla mia fidanzata storica. Sono rimaste a casa mia, una sorta di lascito sopravvissuto agli addii, insieme ad un paio di jeans. I pantaloni li ho usati cinicamente le volte che ho portato a casa ragazze di strada vestite in modo troppo sconcio per transitare da ascensore, scale e pianerottolo senza imbarazzi, porgendo loro quest’unico indumento femminile di cui disponevo per coprirsi (accettato da ANNA di viale Ortles e rifiutato da DOINA dalle molte ubicazioni). Le mutandine invece le ho custodite con religiosa cura, pulite e piegate in un cassetto: il loro profilo sportivo, il colore grigio a tinta unita, senza provocazioni, assomigliano senz’altro molto a colei che le ha lasciate.

LE MUTANDINE CHE NON HO RUBATO
Nel collezionismo tutto è lecito. Ma la mia caccia alle mutandine è sempre stata animata da rigore morale, anche a costo di perdere qualche pezzo. Una notte ho portato a casa (cioè al “campo&rdquo DELIA e ALESSANDRA, la coppia di via Ripamonti. Delia fece uno spogliarello in macchina, perché al campo non voleva farsi vedere in abiti da strada, rivestendosi fra l’altro della gonna lunga tradizionale. Evidentemente, dopo la giornata di lavoro, aveva desiderato cambiarsi anche l’intimo, lasciandomi sul sedile posteriore delle mutandine rosa, uno dei suoi colori preferiti, a giudicare dall’abbigliamento per il quale, come ho notato avvenire spesso fra le ragazze zigane, sceglie sempre tinte sgargianti. Avrebbero potuto già essere mie, ma, intercettatele con la coda dell’occhio, ho preferito suggerire, mentre scendeva, “cosa stai dimenticando?”. E lei tornò indietro per riprenderle.
A CRISTINA di piazza Emilia le chiesi per la prima volta una sera d’agosto, a casa sua. Per le ragioni che dirò, non se ne fece niente. In occasione dell’incontro successivo mi interrogò con sospetto: “l’altra volta mi son sparite delle mutandine. Le hai prese tu?”. Ho difeso la mia (reale) innocenza.

CE L’HO VERGOGNA
Nel corso dell’estate il desiderio era duplice, tenermi le mutandine e lasciare in strada la ragazza smutandata. Mi è riuscito, come racconterò, solo con ANNA di viale Ortles; per il resto ho collezionato solo no. MARIA di Noviglio ha risposto: “ce l’ho vergogna” (con la sua tipica grammatica italo-rumena). Peccato perché lei ha gusto per pizzi e trasparenze. Sono contento di averne almeno qualche foto, in una si era divertita a lasciarsi infilare le banconote nell’elastico, ma mi dispiaccio di non aver mai potuto fare prigionieri. Hanno rifiutato anche GEORGIANA di Carpiano, ANNA di Sordio e SIMONA di Mediglia, che mi dice che lei non può stare in strada senza. Inutilmente le ho invitate ad attendere al loro solito posto tranquille abbassandosi un po’ di più la gonna, eccitando il cliente successivo con la storia del loro smutandamento.
Con alcune di queste così “timide” fanciulle non mi sono arreso e ho fatto ricorso ad altri stratagemmi! Per carità, gli imbarazzi delle prostitute sono sempre affascinanti, capire che cosa o quali momenti o quali atteggiamenti una ragazza che offre a tutti la sua intimità vuole tenere per sé, o dice di voler tenere per sé, mediante il cono d’ombra del pudore. Però quanto mi coinvolge la gioia erotica con cui DENISE di viale Toscana parlava del piacere, d’estate, d’uscire senza mutandine, così al primo colpo di vento è tutto all’aria.
JASMINE di via Teodosio, furbina, svicolante e, diciamolo pure, irritante come sa essere lei, accampò pure ragioni fisiologiche “la patatina mi si gonfia con il freddo. Mi è già successo!” Il freddo? Era il torrido luglio!

GLI AFFARI SONO AFFARI
Sul fronte opposto, non mancano le affariste. C’è una domanda ben pagata di mutandine, non solo di prostitute. Una mia coetanea mi diceva che, con un’amica, considerando il giro di lingerie indossata che esiste, pensavano che avrebbero potuto campare vendendo il ricambio giorno dopo giorno. Nell’ambito che ci interessa qui, ricordo la testimonianza di un altro forumista, a proposito di LAURA di viale Cassala.
http://gnoccaforum.com/esco…
Però, quella ragazza sarà arrapante quanto si vuole, 50 euri per le sue mutandine sono fuori dai miei programmi.
Anche la mite CLAUDIA di Siziano, che non è un’esosa, né una calcolatrice vivente, alla mia domanda, come ad una richiesta che riceve abitualmente al punto da averla inserita nel tariffario, mi spara subito la richiesta di 30 euri (solo per l’intimo). Anche questa somma è, ed è restata, al di là dei miei programmi.
MARIA di piazza Aspromonte mi dice che non glielo hanno mai chiesto e rimane un po’ sospesa alla domanda. Tiene a precisare, da giovane donna che ha cura di sé, che lei porta perlopiù degli abbinati che le dispiacerebbe spaiare, di marca, tipo Intimissimi, e le mutandine le paga sui 15 euri. Infatti sono accurati, dei bei pezzi colorati anche se mai super-sexy, da me fotografati più volte. Glielo spiego io che è una pratica comune e non mancano colleghe che si fanno pagare, fino ai 50 euri di Laura. Accidenti, temo di averle dato un’idea! “Però…”, commenta, mi dice che ci penserà. Ma non ne abbiamo più riparlato.
La prima richiesta a CRISTINA di piazza Emilia è andata buca per ragioni analoghe, pur nella grande diversità della persona. Lei infatti è la teenager perfetta nella prospettiva del marketing mondiale. Se piove forte la desolazione che le si dipinge sul volto uscendo di casa quando la riaccompagni alla sua fermata non corrisponde al pensiero: “speriamo che non si verifichi qualche calamità”; o: “come faranno i poveri senzatetto”. Si guarda invece le scarpe nere taccate e sospira: “500 euro a rovinarsi!” Ma non si deve credere che sia una ragazza cresciuta nella bambagia consumistica, nella vita ha invece conosciuto anche la sofferenza interiore. Mi ha raccontato, infatti, che un giorno mentre faceva prendere aria alle coperte le è caduto l’iphone, dimenticato a letto e irrimediabilmente fracassatosi nel cortile. “Ho pianto”, ha aggiunto affranta, al pensiero dei 700 euri volati dalla finestra. Così, anche quando le domando le mutandine, in un primo momento la risposta è venale: “va bene, te le do, ma non quelle che ho su. Le ho comprate oggi, sono di Kelvin Klein, le ho pagate 22 euro!”.

ALCUNE MUTANDINE RIESCONO CON IL BUCO
Il secondo pezzo della collezione è stato un regalo. A luglio mi porto a casa ANNA di viale Ortles e a fine seduta le chiedo: “Quanto vuoi per lasciarmi le mutandine?”
A: “1 euro!”
C: “Ma dai, 1 euro… Ne vuoi 10?
Ma lei respinge il mio gesto, già disposto ad aprire il portafoglio, e me le lascia: un regalo e, già proiettandovi l’ombra della sua malinconia temperamentale, un ricordo per i tempi in cui non ci vedremo più. Le annusa, suo tipico approccio alle cose (al sapone che le porgo in bagno, alla torta che le offro a fine operazioni), e mi dice “Lavale”. Io non le ho riannusate subito, mi sono ovviamente guardato bene dal lavarle, ma mi sono parse del tutto neutralizzate dai detersivi.
È un perizoma rosa di pizzo molto vezzoso, con due fiocchetti davanti, ma pure con una sdrucitura della maglia sul lato posteriore, sintesi incantevole del suo voler piacerci (Anna alterna pizzi colorati a mutandine da adolescente, tipo a sfondo bianco con stelline) e della sua candida negligenza.
Si scherza un po’ prima che la riaccompagni al suo posto, lei dice che spera non passi la polizia (capirai, che cosa mai vista!) e io la prefiguro in questura senza mutande. È però l’occasione per una foto dal basso, lei piegata in avanti sugli spilli neri, che mi consente di dimostrarle che il mono-abito estivo a righine bianche e rose la copre a sufficienza.
Nel corso delle successive sedute le ho chiesto di indossarle per fotografie più o meno ravvicinate, inquadrature frontali, da dietro in piedi e sdraiata, con quelle chiappette minime ma sode in evidenza, e un breve filmato (una giravolta).
Quando Anna ha voluto vedere dove tenevo il suo dono, che allora era ancora l’unico ad essersi aggiunto a quello della mia ex, e le ho mostrato la coppia di mutandine, ha rivendicato, con una impertinenza scherzosa, però insolita in lei, il suo podio di prediletta: “le tue due fidanzate”. Non l’ho smentita. Un’altra sera ha domandato che le mostrassi anche quelle, nel frattempo acquisite, di SIMONA di Mediglia, commentandone la piccolezza in rapporto alla corporatura della collega, che conosce. Ho trovato anche una compagna di contemplazioni feticistiche?

AROMI DI COMPLEANNO
A settembre torno alla carica con CRISTINA. Quelle che indossa la signora me le tira in faccia, comandando: “annusa”. Ma suppongo che siano troppo preziose per un omaggio. Apre infatti l’armadio alla ricerca di un’alternativa, mentre io mi godo lo sviluppo conico delle sue parti posteriori esaltato da ogni postura assunta piegandosi in avanti. Poi se ne esce con un capo cui può rinunciare e me lo lascia: mutandine rosa a tinta unita con bordo dal tono più intenso e disegno fantasia davanti.
Lavate, stirate, sotto naftalina sono il trionfo della neutralizzazione. Gliele ho quindi riportate, per l’opportuna aromatizzazione, presentandomi alla vigilia del suo compleanno con bottiglia di spumante al seguito. Le estraggo dalla busta e le chiedo di indossarle. Lei fa una battutaccia (“non le avrai fatte mettere ad altre?&rdquo, chissà perché tutte dubitano di me, ma le infila senza storie. Brindiamo, io intingo il dito nel bicchiere e traccio una striscia di spumante sulle mutandine, che porteranno così il ricordo degli auguri. Poi le scatto tre foto, primi piani alle mutandine indossate, fronte e retro. Cominciamo con i soliti preliminari, occasione per qualche strofinatina. Poi si passa all’anale, sulle ginocchia e sulla pancia. Le chiedo di non sfilarsele, per trasformare in gioco erotico la pratica antipatica di quelle colleghe che, per risparmiare anche le frazioni di secondo, vorrebbero essere penetrate solo scostando le mutandine, come ad esempio pretese la ALESSANDRA su una panchina del parco Ravizza. Cristina, con gesto repentino ed esperto, se le tira sul lato sinistro tanto che non disturbano per niente né me che la sodomizzo, né lei che si tocca la figa: l’elastico infatti non riesce a richiamarle verso il solco perché la chiappa è una bella cupola che le blocca. Il tutto per i soliti 80 euri della prestazione comprensiva di anale, senza sovrapprezzi.
A fine operazione le mutandine le vesto io, come la benda sull’occhio che Mastroianni ostenta ne “La grande abbuffata”, per me uno dei capolavori dell’illustrazione feticistica nell’arte. A chi ne fosse incuriosito, segnalo un fotogramma: http://www.italianialisbona…
Cristina osserva: “sembri un pirata”. Usciamo sul pianerottolo e raggiungiamo l’ascensore esterno, mentre un tipo ci guarda alla finestra di una stanza illuminata scostando le tendine, e lei, che si vede non frequenta la produzione di Marco Ferreri, commenta con il suo consueto scoppio di risa a sbuffo: “sembri uscito da un film porno”.

SCAMBIO EQUO-SOLIDALE
Alle mutandine di SIMONA di Mediglia ho dovuto fare la corte. Dice che non ha mai ricevuto da altri questa richiesta e infatti, pur promettendomi il regalo, mi pare molto ingenua di fronte ad essa: è sorpresa che desideri le mutandine “usate” o “sporche”, come dice lei, mentre io direi “indossate”. “Ma te le porto pulite”, insiste.
L’ostacolo è che, come ho già detto catalogandola fra le “vergognose”, Simona non vuole restare in strada senza. Gliele chiedo per la prima alla vigilia del suo compleanno, quando passo solo per farle gli auguri, sarebbe stato bello se proprio quel giorno il regalo l’avesse fatto lei a me, ma non si smuove. Mi dice che la settimana successiva si porta le mutandine di scorta, così da potermi lasciare quelle che indossa: ritorno e si è dimenticata! È disposta a regalarmele a fine turno, e già si dispiace che avrebbe potuto metterne di più belle, ma la serata di lavoro va per le lunghe, è agosto e la Paullese è deserta, non richiama a puttantour contemplativi, quindi mi congedo. “Te le do in un sacchettino domani”, ma la notte successiva è mortificata: “le ho preparate sul letto e le ho dimenticate a casa”, “telefonami”.
Insomma, visto che di sicuro non ha bisogno di fare la furba per farmi tornare, si vede che proprio non se lo mette in testa, anche se continua a promettermi il regalo. Devo pensarci io. Passo un’altra sera per chiederle che taglia indossa: la S, come mi deve ripetere perché non mi ero mai occupato di misure delle mutandine femminili. Me ne ricordo alla prima visita ad un grande magazzino. Devo chiedere alla commessa, fingendomi un marito premuroso ma ignaro di intimo femminile, di tradurmi nelle taglie espresse in numero dell’assortimento l’indicazione che ho ricevuto con altro riferimento. La S corrisponde alla 2: bene, compro una confezione da due capi, a 3 euri.
A novembre viene finalmente la notte dello scambio. Simona vi si dispone con allegria e, ancora una volta, si dispiace di avere mutandine bianche e non quelle rosa più carine. In realtà è un perizoma di buona marca che ben si addice alla sua attività (Love).
Se le guarda per vedere che non siano sporche. “Saranno un po’ umide della mia figa”. Ma ben venga! Non manca qualche traccia biologica del prolungato contatto, siccome è quasi a fine turno (1,30 circa), ma gliele annuso e profumano ancora di fresco. Andiamo di normale boccafiga a 30 euri, ma non me la sento di non compensare proprio in nessuna forma monetaria il valore aggiunto: le do quindi anche quei 500 euri formato coriandolo che adesso si lanciano in certe occasioni festose (matrimoni, lauree), da lei accettati con il suo solito senso dell’umorismo. Alla fine, quando indossa quelle che le ho comprato e sostituisce le sue nella confezione, mostra un divertito imbarazzo. Lei porta solo quelli che chiama tanga e io direi invece perizomi, mentre la mia offerta in cambio è una culotte arancione con disegno fantasia. È un po’ da ragazzina, commento e mi dà ragione, spera che non lo noti qualche suo cliente, che invece sono sicuro avrebbe apprezzato la storia.

TRACCE
Ho circolato per settimane con l’abbinamento comprato al supermercato nel cassetto della macchina davanti al sedile passeggero, pronto ad ogni evenienza. Così, senza troppo calcolo, le altre mutandine sono finite a GEORGIANA di Carpiano.
A lei non dispiace giocare, tanto che si era già fatta fotografare sul sedile passeggero a gambe divaricate verso di me, fra cruscotto e sedile posteriore, che si scosta l’intimo azzurro con le dita mostrando la potta. È una posa di grande plasticità, già entrata nella letteratura grazie a Porcellinus,
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che ho provato a trasporre nelle arti visive.
Accetta subito lo scambio, è la prima cosa che le chiedo prima di caricarla. Non prevede sovrapprezzo, i soliti 30 del boccafiga automobilistico, mi limito all’omaggio ulteriore di una confezione di fazzolettini disinfettanti che ho in macchina.
La prestazione non è stata niente di memorabile. Lo scambio delle mutandine è stato invece gratificante. Lei indossa le mie, culotte a tinta unita arancione con bordo bianco, posando per qualche scatto di fronte e da dietro. Ha persino apprezzato la qualità del tessuto chiedendomi quanto le avessi pagate, al che ho vilmente taciuto il prezzo da discount di un euro e mezzo, millantando l’alto livello del negozio dove me l’ero procurate. Il baratto mi procura il suo perizoma nero trapuntato di cuoricini viola, aperto davanti, con fiocchetto centrale, ben abbinato al reggiseno. È nella piega interna che però scopro il particolare più intrigante. Georgiana, infatti, è per natura generosa dei suoi succhi, e dove la striscia centrale del perizoma si allarga una bella sbavata d’eccitazione della sua molle lumachina smentisce la frottola di sempre: “oggi non ho lavorato niente, sei il primo”.
carnevale
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MACCHIARE LA LEOPARDA
Una sera che siamo andati a casa sua avanzo l’ormai solita richiesta ad ANGELA di viale Cassala (MI)/via Pompei (Monza). Lei mi propone alcune mutandine da un cassetto, sempre in regalo: prima mi oriento verso una di pizzi azzurra, ma di fronte ad un perizoma leopardato, impreziosito da frange, non ho saputo resistere. Mi lascia però ancora una volta insoddisfatto la perfetta neutralizzazione igienica, da bucato, dell’indumento. Considerando che con Angela si può giocare un po’ più pesante con divertimento, coltivo i miei progetti portandomi sempre in macchina le mutandine, in busta intestata. Purtroppo di notte non c’è mai e, quando mi stanco di cercarla nella sua postazione milanese per poi compiere diversivi più o meno gratificanti fra la circonvallazione e la Vigevanese, vado a trovarla a Monza. Ci appartiamo in macchina, accordandoci sul corso da dare agli eventi e sul compenso per un boccafiga con venuta sulla sua pelle e qualche intrattenimento collaterale (50 euri).
Le chiedo di sfilare le sue mutandine per indossare quelle che ormai sono mie: anche lei dubita della mia innocenza e la rassicuro che nel frattempo non le ho fatto indossare a nessuna. Scatto alcune fotografie mentre è seduta sul sedile passeggero, molto valorizzate dalle autoreggenti nere di pizzo e dal corsetto nero di pelle chiuso da cerniera che indossa; in una avvicina le dita smaltate multicolore all’inguine. Procediamo di stimolazione tattile preliminare, quando sono le sue unghie e i suoi polpastrelli a prendersi cura delle mie mutande e del relativo contenuto, pompino coperto, pecorina sui sedili anteriori reclinati. Naturalmente le mutandine non le deve sfilare mai e mi consente la penetrazione tendendosele sulla chiappa sinistra. Quando mi sento vicino all’approdo esco, ricolloco simmetricamente le mutandine, libero l’uccello dal goldone e lo appoggio sopra la pelle della chiappa destra e sotto l’elastico. La leggera costrizione e la frizione, che lei asseconda con il bacino, abbattono le ultime resistenze, sicché allago la base della sua colonna vertebrale. Arretrando approfitto per strofinarmi la cappella nel lembo centrale posteriore della stoffa leopardata, così doppiamente arricchita d’aromi e d’umori, intingoli di cui ancora a casa risultava al tatto la persistenza.

LE MUTANDINE SOTTO L’ALBERO
Adesso un cassetto della mia camera da letto ospita preziosi lembi di tessuto in buste in cui ho scritto a pennarello il nome della benefattrice. La sistemazione definitiva potrebbe essere una bacheca con vetrinetta in cui esporle con targa attributiva, ad ali spiegate come le farfalle dei collezionisti.
Visto il periodo, però, pensavo che delle mutandine in dono non potrebbero stare meglio, provvisoriamente, che sotto l’albero di Natale. Io però sono tradizionalista e mi limito al presepe, non ho a casa un albero da riallestire con la biancheria intima al posto di pacchi e ammennicoli variopinti. Conservo però un buffo micro-alberello iridescente che mi hanno regalato. In mancanza di meglio, ho provato a rallegrare questo freddo cristallo di plastica dalla luminosità intermittente con le mie mutandine preferite, che, piccolo com’è, invece che stare sotto l’albero, quasi lo avvolgono come una carezzevole sciarpa invernale.
Siccome non si possono più allegare immagini ai messaggi, per condividere la fotografia della composizione la sostituisco, per il periodo delle feste, alla figura solita del mio profilo. Accompagna i miei auguri di buon Natale a tutti gli amici del forum, al moderatore e ai supervisori.
cunny77
Hero Member (822 post)
K+ 219 | K- 332
Grande Carnevale! Sono sincero, non le ho lette tutte, ma qualcuna qua e là.
La cosa però che più mi incuriosisce è la facilità con cui le ragazze accettino di farsi fotografare. Ovviamente immagino non in volto.
Proverò ad inoltrare questa richiesta anche alle mie concubine e vediamo cosa rispondono.
Non mi dispiacerebbe una collezione fotografica.
carnevale
Super Hero (905 post)
K+ 1064 | K- 59
Cunny carissimo, qui invero ho parlato di fotografia tangenzialmente, solo se abbinata alla collezione di mutandine e dunque, è il caso dire, alla messa a fuoco dell’oggetto. L’analisi specifica del desiderio di fotografare e riprendere, con le risposte di disponibilità, condizioni poste dalle “modelle” e costi, è in una discussione più vecchia, non so se la ricordi: http://gnoccaforum.com/esco… Lì parlo anche di qualche scatto ispirato alla tua fantasia della scala e dedicato a te! Prima o poi la aggiornerò con conferme e nuove esperienze dei mesi successivi: in sintesi posso dire che, oltre una certa soglia di confidenza, con qualche rassicurazione, una mancia (ma nemmeno sempre) e ovviamente il prerequisito di rivolgersi a ragazze tranquille e alla mano, accettano praticamente tutte. Se poi si tratta di immagini solo del corpo e dell’intimo, a maggior ragione. In sostanza, con molte è riuscito più facile fotografarle che farsi lasciare le mutandine.
carnevale
Super Hero (905 post)
K+ 1064 | K- 59
quote author=shenzen link=topic=150295.msg1370766#msg1370766 date=1451343650]
drdave:


Ne approfitto per chiederti: ma che cosa diavolo è l'immagine che hai scelto come avatar?

Ciao drdave...

carnevale non lo conosco e non ho mai interloquito con lui, ma i suoi scritti sono particolarmente accattivanti ed è molto piacevole leggerli.

Tornando alla tua domanda, qui c'è la risposta:

Visto il periodo, però, pensavo che delle mutandine in dono non potrebbero stare meglio, provvisoriamente, che sotto l’albero di Natale. Io però sono tradizionalista e mi limito al presepe, non ho a casa un albero da riallestire con la biancheria intima al posto di pacchi e ammennicoli variopinti. Conservo però un buffo micro-alberello iridescente che mi hanno regalato. In mancanza di meglio, ho provato a rallegrare questo freddo cristallo di plastica dalla luminosità intermittente con le mie mutandine preferite, che, piccolo com’è, invece che stare sotto l’albero, quasi lo avvolgono come una carezzevole sciarpa invernale.
Siccome non si possono più allegare immagini ai messaggi, per condividere la fotografia della composizione la sostituisco, per il periodo delle feste, alla figura solita del mio profilo


Carissimi, un karmico ringraziamento a entrambi, a Drdave soprattutto per il suggestivo “Canto di Natale” pubblicato in altra sede e a Shenzen per la lettura così attenta del mio lunghissimo intervento, che per i limiti di carattere imposti ai messaggi ho pure dovuto dividere in due parti.
In effetti la composizione e la foto erano una tematizzazione del dono in clima natalizio. Quando ho iniziato la mia raccolta pensavo che, certo non i 50 euri chiesti da Laura o i 30 da Claudia, ma qualche sommetta per queste mutandine sarebbe stata da scucire. Invece poi ho visto che molte delle conoscenze perlopiù di vecchia data cui mi sono rivolto stavano al gioco e si divertivano a regalarmele o a scambiarle, ma sempre senza consegna di denaro. E sento questo status come qualcosa che si aggiunge all’oggetto, una collezione di piccoli regali intimi che meritava un goliardico approfondimento iconografico.
grande luigi
Jr. Member (168 post)
K+ 84 | K- 61
Ciao a Tutti
bel racconto Carnevale
Auguri
raf81
Hero Member (581 post)
K+ 111 | K- 141
Dove' questo canto di natale??
cunny77
Hero Member (822 post)
K+ 219 | K- 332
Carissimo Carnevale, quei tuoi racconti fotografici me li ero proprio persi. Cercherò di colmare la lacuna molto presto.
drdave
Jr. Member (153 post)
K+ 49 | K- 7


I miei komplimenti karnevale per quest'opera di memorialistica della mutanda, genere letterario arduo e poco frequentato!

Una notazione, che riguarda non le mutande ma il loro contenuto: mi era sfuggito che Cristina concedesse "la sua intimità posteriore", per citare un altro classico del cinema italiano, Amarcord. Il prezzo che riporti più sopra è standard o di favore?
Ragazza che mi attira molto, anche se purtroppo l'unica volta che ho accostato mi ha risposto con una freddezza tale che mi ha convinto a lasciare perdere.

Ciao

drdave
Karzan
Jr. Member (109 post)
K+ 85 | K- 8
Non avendo ancora la facoltà dei Karma, esprimo di seguito il mio tributo a Magister Ludi Carnevale


Karzan
Karzan
Jr. Member (109 post)
K+ 85 | K- 8
LE STORIE CHE LE MUTANDINE RACCONTANO
di Carnevale
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L’ODORE DELLE COSE

Da qualche mese ho intrapreso una nuova esplorazione: un approfondimento della sensualità delle cose, fra l’altro per distogliere il consueto e spontaneo flusso del mio desiderio, alimentato specialmente dalla visione del corpo femminile e dal contatto epidermico, e provare ad esercitarlo su una materia più impregnata di proprietà umane ed erotiche.
Quasi ovvio l’oggetto privilegiato: le mutandine.
Alcuni fra noi maschi, come sappiamo tutti, nutrono un desiderio specifico per le mutandine delle donne in generale e delle prostitute in particolare.
È stato espresso anche in una richiesta nel forum link a : “Voglio le sue mutandine”
cui con questa pagine intendo dare qualche risposta, suggerita della mie esperienze dirette.

Io non sono un feticista in senso proprio, cioè non è un accessorio che serve direttamente alla mia eccitazione fisica, però mi piace farci caso e, quando quest’anno ho iniziato la mia piccola collezione, ho scoperto anche un certo piacere del possesso.
Le mutandine non saranno lo specchio dell’anima, ma certo che un indumento scelto per stare a stretto contatto con la pietra filosofale, da una giovane che per lavoro lo mostra, lo sfila e torna a indossarlo tante volte al giorno di fronte ad una platea più o meno numerosa, deve averne di storie da raccontare sulla sua padrona.
Fra le ragazze di strada che frequento riscontro di tanto in tanto l’impennata di intimi seducenti, trasparenze e pizzi neri, spesso semplicissimi perizomi a tinta unita che cercano di eccitare più con quello che scoprono che per il gioco della visione, altre volte mutandine adolescenziali che inteneriscono con i loro disegnini infantili. Constato che prevalgono opzioni a basso costo e sottomarche, ma non manca la ragazzina venale che si compiace della firma dispendiosa o la giovane donna che sceglie il marchio di un intimo sobrio ma di qualità.
Ad alcune di queste sfere intime mi sono avvicinato maggiormente, privilegiando le ragazze che conosco meglio nella convinzione che sarei stato assecondato più facilmente. Racconto di seguito successi, insuccessi e giochi, facendo riferimento alle ragazze, come in precedenti narrazioni monografiche di taglio analogo, con il nome d’arte e la postazione di sosta, in modo che gli eventuali interessati possano agevolmente recuperare la discussione relativa (sono tutte recensite in Milano - OTR).




IL PRIMO DONO NON SI SCORDA MAI

Le prime mutandine femminili acquisite, prima dell’inizio del programma e al di fuori della sfera mercenaria, sono state quelle dalla mia fidanzata storica. Sono rimaste a casa mia, una sorta di lascito sopravvissuto agli addii, insieme ad un paio di jeans. I pantaloni li ho usati cinicamente le volte che ho portato a casa ragazze di strada vestite in modo troppo sconcio per transitare da ascensore, scale e pianerottolo senza imbarazzi, porgendo loro quest’unico indumento femminile di cui disponevo per coprirsi (accettato da ANNA di viale Ortles e rifiutato da DOINA dalle molte ubicazioni). Le mutandine invece le ho custodite con religiosa cura, pulite e piegate in un cassetto: il loro profilo sportivo, il colore grigio a tinta unita, senza provocazioni, assomigliano senz’altro molto a colei che le ha lasciate.



LE MUTANDINE CHE NON HO RUBATO

Nel collezionismo tutto è lecito. Ma la mia caccia alle mutandine è sempre stata animata da rigore morale, anche a costo di perdere qualche pezzo. Una notte ho portato a casa (cioè al “campo&rdquo DELIA e ALESSANDRA, la coppia di via Ripamonti. Delia fece uno spogliarello in macchina, perché al campo non voleva farsi vedere in abiti da strada, rivestendosi fra l’altro della gonna lunga tradizionale. Evidentemente, dopo la giornata di lavoro, aveva desiderato cambiarsi anche l’intimo, lasciandomi sul sedile posteriore delle mutandine rosa, uno dei suoi colori preferiti, a giudicare dall’abbigliamento per il quale, come ho notato avvenire spesso fra le ragazze zigane, sceglie sempre tinte sgargianti. Avrebbero potuto già essere mie, ma, intercettatele con la coda dell’occhio, ho preferito suggerire, mentre scendeva, “cosa stai dimenticando?”. E lei tornò indietro per riprenderle.
A CRISTINA di piazza Emilia le chiesi per la prima volta una sera d’agosto, a casa sua. Per le ragioni che dirò, non se ne fece niente. In occasione dell’incontro successivo mi interrogò con sospetto: “l’altra volta mi son sparite delle mutandine. Le hai prese tu?”. Ho difeso la mia (reale) innocenza.




CE L’HO VERGOGNA

Nel corso dell’estate il desiderio era duplice, tenermi le mutandine e lasciare in strada la ragazza smutandata. Mi è riuscito, come racconterò, solo con ANNA di viale Ortles; per il resto ho collezionato solo no. MARIA di Noviglio ha risposto: “ce l’ho vergogna” (con la sua tipica grammatica italo-rumena). Peccato perché lei ha gusto per pizzi e trasparenze. Sono contento di averne almeno qualche foto, in una si era divertita a lasciarsi infilare le banconote nell’elastico, ma mi dispiaccio di non aver mai potuto fare prigionieri. Hanno rifiutato anche GEORGIANA di Carpiano, ANNA di Sordio e SIMONA di Mediglia, che mi dice che lei non può stare in strada senza. Inutilmente le ho invitate ad attendere al loro solito posto tranquille abbassandosi un po’ di più la gonna, eccitando il cliente successivo con la storia del loro smutandamento.
Con alcune di queste così “timide” fanciulle non mi sono arreso e ho fatto ricorso ad altri stratagemmi! Per carità, gli imbarazzi delle prostitute sono sempre affascinanti, capire che cosa o quali momenti o quali atteggiamenti una ragazza che offre a tutti la sua intimità vuole tenere per sé, o dice di voler tenere per sé, mediante il cono d’ombra del pudore. Però quanto mi coinvolge la gioia erotica con cui DENISE di viale Toscana parlava del piacere, d’estate, d’uscire senza mutandine, così al primo colpo di vento è tutto all’aria.
JASMINE di via Teodosio, furbina, svicolante e, diciamolo pure, irritante come sa essere lei, accampò pure ragioni fisiologiche “la patatina mi si gonfia con il freddo. Mi è già successo!” Il freddo? Era il torrido luglio!




GLI AFFARI SONO AFFARI

Gul fronte opposto, non mancano le affariste. C’è una domanda ben pagata di mutandine, non solo di prostitute. Una mia coetanea mi diceva che, con un’amica, considerando il giro di lingerie indossata che esiste, pensavano che avrebbero potuto campare vendendo il ricambio giorno dopo giorno. Nell’ambito che ci interessa qui, ricordo la testimonianza di un altro forumista, a proposito di LAURA di viale Cassala. link alla testimonianza.

Però, quella ragazza sarà arrapante quanto si vuole, 50 euri per le sue mutandine sono fuori dai miei programmi.
Anche la mite CLAUDIA di Siziano, che non è un’esosa, né una calcolatrice vivente, alla mia domanda, come ad una richiesta che riceve abitualmente al punto da averla inserita nel tariffario, mi spara subito la richiesta di 30 euri (solo per l’intimo). Anche questa somma è, ed è restata, al di là dei miei programmi.
MARIA di piazza Aspromonte mi dice che non glielo hanno mai chiesto e rimane un po’ sospesa alla domanda. Tiene a precisare, da giovane donna che ha cura di sé, che lei porta perlopiù degli abbinati che le dispiacerebbe spaiare, di marca, tipo Intimissimi, e le mutandine le paga sui 15 euri. Infatti sono accurati, dei bei pezzi colorati anche se mai super-sexy, da me fotografati più volte. Glielo spiego io che è una pratica comune e non mancano colleghe che si fanno pagare, fino ai 50 euri di Laura. Accidenti, temo di averle dato un’idea! “Però…”, commenta, mi dice che ci penserà. Ma non ne abbiamo più riparlato.
La prima richiesta a CRISTINA di piazza Emilia è andata buca per ragioni analoghe, pur nella grande diversità della persona. Lei infatti è la teenager perfetta nella prospettiva del marketing mondiale. Se piove forte la desolazione che le si dipinge sul volto uscendo di casa quando la riaccompagni alla sua fermata non corrisponde al pensiero: “speriamo che non si verifichi qualche calamità”; o: “come faranno i poveri senzatetto”. Si guarda invece le scarpe nere taccate e sospira: “500 euro a rovinarsi!” Ma non si deve credere che sia una ragazza cresciuta nella bambagia consumistica, nella vita ha invece conosciuto anche la sofferenza interiore. Mi ha raccontato, infatti, che un giorno mentre faceva prendere aria alle coperte le è caduto l’iphone, dimenticato a letto e irrimediabilmente fracassatosi nel cortile. “Ho pianto”, ha aggiunto affranta, al pensiero dei 700 euri volati dalla finestra. Così, anche quando le domando le mutandine, in un primo momento la risposta è venale: “va bene, te le do, ma non quelle che ho su. Le ho comprate oggi, sono di Kelvin Klein, le ho pagate 22 euro!”.




ALCUNE MUTANDINE RIESCONO CON IL BUCO

Il secondo pezzo della collezione è stato un regalo. A luglio mi porto a casa ANNA di viale Ortles e a fine seduta le chiedo: “Quanto vuoi per lasciarmi le mutandine?”
A: “1 euro!”
C: “Ma dai, 1 euro… Ne vuoi 10?
Ma lei respinge il mio gesto, già disposto ad aprire il portafoglio, e me le lascia: un regalo e, già proiettandovi l’ombra della sua malinconia temperamentale, un ricordo per i tempi in cui non ci vedremo più. Le annusa, suo tipico approccio alle cose (al sapone che le porgo in bagno, alla torta che le offro a fine operazioni), e mi dice “Lavale”. Io non le ho riannusate subito, mi sono ovviamente guardato bene dal lavarle, ma mi sono parse del tutto neutralizzate dai detersivi.
È un perizoma rosa di pizzo molto vezzoso, con due fiocchetti davanti, ma pure con una sdrucitura della maglia sul lato posteriore, sintesi incantevole del suo voler piacerci (Anna alterna pizzi colorati a mutandine da adolescente, tipo a sfondo bianco con stelline) e della sua candida negligenza.
Si scherza un po’ prima che la riaccompagni al suo posto, lei dice che spera non passi la polizia (capirai, che cosa mai vista!) e io la prefiguro in questura senza mutande. È però l’occasione per una foto dal basso, lei piegata in avanti sugli spilli neri, che mi consente di dimostrarle che il mono-abito estivo a righine bianche e rose la copre a sufficienza.
Nel corso delle successive sedute le ho chiesto di indossarle per fotografie più o meno ravvicinate, inquadrature frontali, da dietro in piedi e sdraiata, con quelle chiappette minime ma sode in evidenza, e un breve filmato (una giravolta).
Quando Anna ha voluto vedere dove tenevo il suo dono, che allora era ancora l’unico ad essersi aggiunto a quello della mia ex, e le ho mostrato la coppia di mutandine, ha rivendicato, con una impertinenza scherzosa, però insolita in lei, il suo podio di prediletta: “le tue due fidanzate”. Non l’ho smentita. Un’altra sera ha domandato che le mostrassi anche quelle, nel frattempo acquisite, di SIMONA di Mediglia, commentandone la piccolezza in rapporto alla corporatura della collega, che conosce. Ho trovato anche una compagna di contemplazioni feticistiche?




AROMI DI COMPLEANNO

A settembre torno alla carica con CRISTINA. Quelle che indossa la signora me le tira in faccia, comandando: “annusa”. Ma suppongo che siano troppo preziose per un omaggio. Apre infatti l’armadio alla ricerca di un’alternativa, mentre io mi godo lo sviluppo conico delle sue parti posteriori esaltato da ogni postura assunta piegandosi in avanti. Poi se ne esce con un capo cui può rinunciare e me lo lascia: mutandine rosa a tinta unita con bordo dal tono più intenso e disegno fantasia davanti.
Lavate, stirate, sotto naftalina sono il trionfo della neutralizzazione. Gliele ho quindi riportate, per l’opportuna aromatizzazione, presentandomi alla vigilia del suo compleanno con bottiglia di spumante al seguito. Le estraggo dalla busta e le chiedo di indossarle. Lei fa una battutaccia (“non le avrai fatte mettere ad altre?&rdquo, chissà perché tutte dubitano di me, ma le infila senza storie. Brindiamo, io intingo il dito nel bicchiere e traccio una striscia di spumante sulle mutandine, che porteranno così il ricordo degli auguri. Poi le scatto tre foto, primi piani alle mutandine indossate, fronte e retro. Cominciamo con i soliti preliminari, occasione per qualche strofinatina. Poi si passa all’anale, sulle ginocchia e sulla pancia. Le chiedo di non sfilarsele, per trasformare in gioco erotico la pratica antipatica di quelle colleghe che, per risparmiare anche le frazioni di secondo, vorrebbero essere penetrate solo scostando le mutandine, come ad esempio pretese la ALESSANDRA su una panchina del parco Ravizza. Cristina, con gesto repentino ed esperto, se le tira sul lato sinistro tanto che non disturbano per niente né me che la sodomizzo, né lei che si tocca la figa: l’elastico infatti non riesce a richiamarle verso il solco perché la chiappa è una bella cupola che le blocca. Il tutto per i soliti 80 euri della prestazione comprensiva di anale, senza sovrapprezzi.
A fine operazione le mutandine le vesto io, come la benda sull’occhio che Mastroianni ostenta ne “La grande abbuffata”, per me uno dei capolavori dell’illustrazione feticistica nell’arte. A chi ne fosse incuriosito, segnalo un fotogramma: Link al profilo escort
Cristina osserva: “sembri un pirata”. Usciamo sul pianerottolo e raggiungiamo l’ascensore esterno, mentre un tipo ci guarda alla finestra di una stanza illuminata scostando le tendine, e lei, che si vede non frequenta la produzione di Marco Ferreri, commenta con il suo consueto scoppio di risa a sbuffo: “sembri uscito da un film porno”.


Karzan
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LE STORIE CHE LE MUTANDINE RACCONTANO
di Carnevale
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SCAMBIO EQUO-SOLIDALE

Alle mutandine di SIMONA di Mediglia ho dovuto fare la corte. Dice che non ha mai ricevuto da altri questa richiesta e infatti, pur promettendomi il regalo, mi pare molto ingenua di fronte ad essa: è sorpresa che desideri le mutandine “usate” o “sporche”, come dice lei, mentre io direi “indossate”. “Ma te le porto pulite”, insiste.
L’ostacolo è che, come ho già detto catalogandola fra le “vergognose”, Simona non vuole restare in strada senza. Gliele chiedo per la prima alla vigilia del suo compleanno, quando passo solo per farle gli auguri, sarebbe stato bello se proprio quel giorno il regalo l’avesse fatto lei a me, ma non si smuove. Mi dice che la settimana successiva si porta le mutandine di scorta, così da potermi lasciare quelle che indossa: ritorno e si è dimenticata! È disposta a regalarmele a fine turno, e già si dispiace che avrebbe potuto metterne di più belle, ma la serata di lavoro va per le lunghe, è agosto e la Paullese è deserta, non richiama a puttantour contemplativi, quindi mi congedo. “Te le do in un sacchettino domani”, ma la notte successiva è mortificata: “le ho preparate sul letto e le ho dimenticate a casa”, “telefonami”.
Insomma, visto che di sicuro non ha bisogno di fare la furba per farmi tornare, si vede che proprio non se lo mette in testa, anche se continua a promettermi il regalo. Devo pensarci io. Passo un’altra sera per chiederle che taglia indossa: la S, come mi deve ripetere perché non mi ero mai occupato di misure delle mutandine femminili. Me ne ricordo alla prima visita ad un grande magazzino. Devo chiedere alla commessa, fingendomi un marito premuroso ma ignaro di intimo femminile, di tradurmi nelle taglie espresse in numero dell’assortimento l’indicazione che ho ricevuto con altro riferimento. La S corrisponde alla 2: bene, compro una confezione da due capi, a 3 euri.
A novembre viene finalmente la notte dello scambio. Simona vi si dispone con allegria e, ancora una volta, si dispiace di avere mutandine bianche e non quelle rosa più carine. In realtà è un perizoma di buona marca che ben si addice alla sua attività (Love).
Se le guarda per vedere che non siano sporche. “Saranno un po’ umide della mia figa”. Ma ben venga! Non manca qualche traccia biologica del prolungato contatto, siccome è quasi a fine turno (1,30 circa), ma gliele annuso e profumano ancora di fresco. Andiamo di normale boccafiga a 30 euri, ma non me la sento di non compensare proprio in nessuna forma monetaria il valore aggiunto: le do quindi anche quei 500 euri formato coriandolo che adesso si lanciano in certe occasioni festose (matrimoni, lauree), da lei accettati con il suo solito senso dell’umorismo. Alla fine, quando indossa quelle che le ho comprato e sostituisce le sue nella confezione, mostra un divertito imbarazzo. Lei porta solo quelli che chiama tanga e io direi invece perizomi, mentre la mia offerta in cambio è una culotte arancione con disegno fantasia. È un po’ da ragazzina, commento e mi dà ragione, spera che non lo noti qualche suo cliente, che invece sono sicuro avrebbe apprezzato la storia.




TRACCE

Ho circolato per settimane con l’abbinamento comprato al supermercato nel cassetto della macchina davanti al sedile passeggero, pronto ad ogni evenienza. Così, senza troppo calcolo, le altre mutandine sono finite a GEORGIANA di Carpiano.
A lei non dispiace giocare, tanto che si era già fatta fotografare sul sedile passeggero a gambe divaricate verso di me, fra cruscotto e sedile posteriore, che si scosta l’intimo azzurro con le dita mostrando la potta. È una posa di grande plasticità, già entrata nella letteratura grazie a Porcellinus, link che ho provato a trasporre nelle arti visive.
Accetta subito lo scambio, è la prima cosa che le chiedo prima di caricarla. Non prevede sovrapprezzo, i soliti 30 del boccafiga automobilistico, mi limito all’omaggio ulteriore di una confezione di fazzolettini disinfettanti che ho in macchina.
La prestazione non è stata niente di memorabile. Lo scambio delle mutandine è stato invece gratificante. Lei indossa le mie, culotte a tinta unita arancione con bordo bianco, posando per qualche scatto di fronte e da dietro. Ha persino apprezzato la qualità del tessuto chiedendomi quanto le avessi pagate, al che ho vilmente taciuto il prezzo da discount di un euro e mezzo, millantando l’alto livello del negozio dove me l’ero procurate. Il baratto mi procura il suo perizoma nero trapuntato di cuoricini viola, aperto davanti, con fiocchetto centrale, ben abbinato al reggiseno. È nella piega interna che però scopro il particolare più intrigante. Georgiana, infatti, è per natura generosa dei suoi succhi, e dove la striscia centrale del perizoma si allarga una bella sbavata d’eccitazione della sua molle lumachina smentisce la frottola di sempre: “oggi non ho lavorato niente, sei il primo”.




MACCHIARE LA LEOPARDA

Una sera che siamo andati a casa sua avanzo l’ormai solita richiesta ad ANGELA di viale Cassala (MI)/via Pompei (Monza). Lei mi propone alcune mutandine da un cassetto, sempre in regalo: prima mi oriento verso una di pizzi azzurra, ma di fronte ad un perizoma leopardato, impreziosito da frange, non ho saputo resistere. Mi lascia però ancora una volta insoddisfatto la perfetta neutralizzazione igienica, da bucato, dell’indumento. Considerando che con Angela si può giocare un po’ più pesante con divertimento, coltivo i miei progetti portandomi sempre in macchina le mutandine, in busta intestata. Purtroppo di notte non c’è mai e, quando mi stanco di cercarla nella sua postazione milanese per poi compiere diversivi più o meno gratificanti fra la circonvallazione e la Vigevanese, vado a trovarla a Monza. Ci appartiamo in macchina, accordandoci sul corso da dare agli eventi e sul compenso per un boccafiga con venuta sulla sua pelle e qualche intrattenimento collaterale (50 euri).
Le chiedo di sfilare le sue mutandine per indossare quelle che ormai sono mie: anche lei dubita della mia innocenza e la rassicuro che nel frattempo non le ho fatto indossare a nessuna. Scatto alcune fotografie mentre è seduta sul sedile passeggero, molto valorizzate dalle autoreggenti nere di pizzo e dal corsetto nero di pelle chiuso da cerniera che indossa; in una avvicina le dita smaltate multicolore all’inguine. Procediamo di stimolazione tattile preliminare, quando sono le sue unghie e i suoi polpastrelli a prendersi cura delle mie mutande e del relativo contenuto, pompino coperto, pecorina sui sedili anteriori reclinati. Naturalmente le mutandine non le deve sfilare mai e mi consente la penetrazione tendendosele sulla chiappa sinistra. Quando mi sento vicino all’approdo esco, ricolloco simmetricamente le mutandine, libero l’uccello dal goldone e lo appoggio sopra la pelle della chiappa destra e sotto l’elastico. La leggera costrizione e la frizione, che lei asseconda con il bacino, abbattono le ultime resistenze, sicché allago la base della sua colonna vertebrale. Arretrando approfitto per strofinarmi la cappella nel lembo centrale posteriore della stoffa leopardata, così doppiamente arricchita d’aromi e d’umori, intingoli di cui ancora a casa risultava al tatto la persistenza.




LE MUTANDINE SOTTO L’ALBERO

Adesso un cassetto della mia camera da letto ospita preziosi lembi di tessuto in buste in cui ho scritto a pennarello il nome della benefattrice. La sistemazione definitiva potrebbe essere una bacheca con vetrinetta in cui esporle con targa attributiva, ad ali spiegate come le farfalle dei collezionisti.
Visto il periodo, però, pensavo che delle mutandine in dono non potrebbero stare meglio, provvisoriamente, che sotto l’albero di Natale. Io però sono tradizionalista e mi limito al presepe, non ho a casa un albero da riallestire con la biancheria intima al posto di pacchi e ammennicoli variopinti. Conservo però un buffo micro-alberello iridescente che mi hanno regalato. In mancanza di meglio, ho provato a rallegrare questo freddo cristallo di plastica dalla luminosità intermittente con le mie mutandine preferite, che, piccolo com’è, invece che stare sotto l’albero, quasi lo avvolgono come una carezzevole sciarpa invernale.

vercinge52
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grandissimo Carnevale, karmato d'ufficio e peccato che se ne ossa attribuire uno solo! Letteratura degna di Maupassant e Zola...
Ben poche sono le donne "oneste" che non siano stanche di questo ruolo.
Friedrich Nietzsche
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