Visto che abbiamo compiuto l’opera con la scopata, aggiorno così da completare per parte mia il quadro dell’offerta.
Ero a Melegnano, dove ultimamente mi trattengo con piacere. Non cercavo Iasmina, ma puntavo alla sua per me sconosciuta amica, che si mette all’ultima rotonda verso sud del comune, dove la via Emilia incrocia le due provinciali 39 e 138, in una piazzola a destra per chi scende, anche comoda per la contrattazione, sebbene assai esposta, 45.35 7846, 9.33 3926. Invece in quel punto c’era lei, che evidentemente se ne serve come seconda stazione.
Tardo appena un attimo a riconoscere il suo visino tondo e sorridente fra i capelli lunghi alle scapole divisi da una riga centrale, e praticamente l’affare è già fatto. Causa serata non felicissima, era in vena di ribassi, perché mi avrebbe concesso la venuta in bocca a 30 euri. Per lo stesso prezzo (e un passaggio di fine turno) preferisco convenire un boccafiga con preliminare orale scoperto. Devo dire che non me ne sono pentito, non solo per la proposta da saldi d’inverno.
Del pompino ho già detto: per lo meno glielo faccio rallentare e le fermo la mano, così il trattamento diventa abbastanza dolce, mentre la prima volta all’accrescersi del calibro avevo percepito l’attrito della sua presa. Si disimpegna meglio quando c’è da scopare: al culmine dell’erezione mi infila un preservativo di cui non riconosco la marca, ma comunque decente, che non interrompe la percezione tattile. Si era già spogliata sotto, sfoderando potta rasata e un piacevole culetto bianco, consistente ma molto proporzionato (rivendica un’altezza di 1,65, le dico che onestamente mi sembrava meno): le indovino la misura delle mutandine, la 2, e mi compiaccio con lei che fino a qualche mese non sapevo niente di queste grandezze, mentre adesso, grazie all’attività collezionistica intrapresa, le inquadro ad occhio. È ben disposta a venirmi su sul sedile guidatore reclinato, quindi prende posizione agevolmente e pompa, le chiedo di guardarmi e mi sorride, la penetrazione diventa piena e alla fine schiaccia bene con il suo peso per estrarre le ultime gocce.
Del parcheggio avevo ben intuito i rischi e adesso li ho sperimentati nel corso di una vera seduta da involontari esibizionisti. Durante il pompino un tipo raggiunge la macchina alla nostra sinistra, che invece mi ero illuso potesse fungere da barriera protettiva; forse si prende giusto qualche attimo in più per curiosare, ma va via. Lei, continuando nella sua attività, mi dice di non preoccuparmi: “non vede niente”; io “perché ce l’hai in bocca tu?”; “sì”. Insomma, la gola profonda sarebbe un’altra cosa, in realtà era perlopiù fuori! Dopo, durante la scopata, due si piantano a parlare stavolta alla nostra destra, a qualche metro di distanza. Lei sempre serafica: “sono arrivati solo alla fine”. Io ero concentrato su altro e non posso smentirla.
Come ho scritto anche in privato all’amico Karzan, se ho dato l’impressione di annoverare Iasmina fra le “approssimative e indisponenti”, ho l’occasione per precisare meglio.
Indisponente no: durante l’accompagnamento a casa parliamo e inquadro meglio il personaggio (segno zodiacale: Capricorno). È vero che non ha una comunicativa coinvolgente, bisogna spingerla, però mi legge qualche altro capitolo del romanzo della sua vita, che assume maggiore credibilità. È tranquilla e sorridente. Quando mi sono ritrovato a sinistra l’automobilista che andava via e ho afferrato dal sedile posteriore la prima cosa che mi è capitata fra le mani, un maglione, per coprire alla meno peggio il mio uccello e la sua testa, è proprio scoppiata a ridere di gusto.
Beh, approssimativa sì. Mi sono confermato nell’idea che Iasmina abbia ancora impacci da principiante, tecnici e d’approccio, non privi, se vogliamo, del loro fascino. Le chiedo di mostrarmi il seno ed è quasi affranta: quattro strati di abiti si frappongono fra me e le sue chiare, fresche e dolci carni, “però puoi toccare”. Ma accidenti, è impossibile solo arrivare a sfiorarle! Ancora: al momento dell’orgasmo non dovrebbe sorprenderla che pure un uomo molto autocontrollato come il sottoscritto si sfoghi in un sospiro di soave agonia. Invece mi chiede premurosa se qualcosa non va: “non mi fare spaventare!”. Dai, sembra che non hai mai sentito un maschio godere! Tranquilla che l’infarto è rinviato a qualche prossima, più elettrica, emozione.