Da pochi giorni, cinque mi ha detto lei quando ci siamo incontrati, una ragazza nuova staziona in piazzale delle Milizie. La si incontra a destra percorrendo viale Troya provenienti da piazza Napoli e procedendo verso i Navigli, subito prima del cavalcavia del Naviglio Grande, all’altezza del semaforo dove si dirama una strada senza uscita e si immette la via S. Cristoforo, 45.45 0152, 9.15 5299. Quando si mette proprio in quel punto è comodo avvicinarla, altre volte l’ho vista in posizione leggermente arretrata.
Si presenta come Flori o Flory, rumena. È una piccoletta, senza tacchi sull’1 e 55, dai capelli lisci lunghi, viso abbastanza carino, quadrato, visto da vicino rivela qualche ruga dei 30 anni, realistici, che dichiara, con curve proporzionate rispetto al corpo minuto. Mostra veramente, però, solo le cosce, arrapanti fra stivali screziati sopra il ginocchio e minigonna. Una smagliatura delle calze scure sotto l’orlo della gonna, vistosa anche dalla strada, tradisce l’attenzione in realtà molto superficiale all’abbigliamento.
Ci appartiamo, perché così facciamo prima, dice candidamente, in un parcheggio vicinissimo al luogo d’ingaggio e per di più frequentato, tanto che durante le nostre operazioni un tipo ci passa accanto per raggiungere la sua macchina e andarsene. Lui distoglie lo sguardo, abbassandolo elegantemente o pietosamente, ma ci dobbiamo fermare comunque perché mi viene il dubbio di dovermi spostare per consentirgli l’uscita. In realtà non ha problemi, ma a quel punto ormai, manovrando a pantaloni semi-abbassati, avvio la macchina e prendo il posto che lascia libero, leggermente più riparato.
Non dispone di una casa d’appoggio. Il tariffario è molto improvvisato, chiede 30 euri per il pompino con preservativo che poi ribassa a 20 e per quello che ci accordiamo. Per tutto il tempo, però, mi asfissierà con proposte di rilancio, lamentandosi di essere appena arrivata e non avere clienti: spara cifre sostenute, 50 per il boccafiga con il preliminare orale scoperto, 80 comprensivo di anale, ma poi arriva a prospettare l’orale scoperto a 30 pur di racimolare qualcosa in più. Anche solo per non premiare questa scocciatrice non sgancio neanche un euro più del convenuto.
Un altro punto su cui rompe per ottenere di più è il tempo limitato. Mi scandisce il trascorrere nel tempo (ad un certo punto divina, non capisco in base a quale misurazione, che sarebbero passati 7 minuti dei 10 che decide di far coincidere con la prestazione). Per di più vorrebbe comprendervi anche il tempo che abbiamo perso per esigenze di manovra e intimità nel pessimo parcheggio scelto da lei.
Di spogliarsi e di stimolazioni preliminari, ovviamente, non c’è nemmeno da parlare. A fronte di tutto ciò, il pompino è migliore della media stradale, grazie a momenti di presa profonda, percussioni di lingua sulla cappella tenuta in bocca, leccate lungo l’asta, cambiamenti d'angolazione. Le sensazioni, insomma, sono piacevoli, grazie alla varietà del trattamento e forse anche al tipo di profilattico, “WillyGold”, marca supereconomica, non so perché richiami l’oro, forse semplicemente mancano tre lettere alla fine della seconda parola, mentre il senso della prima è chiaro, ma comunque non completamente desensibilizzante.
Ha una parlantina disinvolta, ma è semplicemente il frutto dell’estroversione caratteriale, perché talenti comunicativi reali non ne ha (prima, anzi, taglia corto, come dice esplicitamente, per non perdere tempo) e non manca di sparare castronerie. A fine prestazione, ad esempio, si trattiene in macchina (allora il tempo le rincresce meno) per rifarsi il rossetto allo specchio del parasole anteriore destro e sorride: “io sono famosa”. Rimango un po’ perplesso: in effetti, continuando la sua attività a questo livello, diventerà famosa, anzi famigerata, fra tutti i puttanieri milanesi in fuga da lei, ma cosa vuol dire? Mi spiega meglio: “sono arrogante”. Potrei convenirne, ma se lo dice da sola? Poi capisco: invece di tradurre, ha semplicemente italianizzato a orecchio la parola rumena “frumoasa”, che, le spiego, nella nostra lingua si può rendere piuttosto come “bella”, mentre “arrogante” pensa evidentemente si dica di persona che tiene molto alla cura di sé (sdruciture delle calze a parte!).
Per capire il personaggio, ricordo un altro episodio: sulla via del ritorno riceve una telefonata, risponde in italiano, dopo un po’ di battute a vuoto chiede netta all’interlocutore chi sia, ripete ad alta voce il suo nome e comincia una melassa piena di amore e tesoro, invocandolo affinché venga quanto prima a trovarla perché lei si sta congelando, ma subito dopo aver chiuso cambia di nuovo registro e lo manda affanculo tra altri improperi, suppongo avendo saputo che il passaggio della borsa del suo principe azzurro non è così prossimo come lei sperava.
Alla fine, mi dice: “me lo daresti il numero tuo?”. Non gliel’ho dato, rispondendole che non mi piace essere cercato, è una decisione mia passare. E lei, come per formulare un sentito auspicio: &ldquo
avvero eh…”.
Davvero!? La mia reazione, più che di stizza, è stata di sincera incredulità. È vero che le ho parlato con autocontrollata o se vogliamo educata chiarezza, dicendole che le riconosco maestria orale, ma se poi stressa i clienti così non se ne farà mai molti. Se però ha creduto di essersi procurata un fidelizzato e di avermi mandato a casa raggiante, per quel po’ di intrattenimento orale offerto, dopo che mi ha portato in un imbosco impossibile, fatto fretta in tutti i modi, seccato con proposte di rilancio, mostrato involontariamente la sua falsità, ha sbagliato quasi tutto!