Accodo volentieri alle presentazioni di Milfexplorer e Ominona, dopo il giusto en-k-omio, il mio più circoscritto racconto, con qualche integrazione informativa.
Innanzitutto io ho incontrato Elena, sempre durante il turno notturno, in via Ripamonti, procedendo dal centro verso la periferia, a destra, dopo il semaforo dell’incrocio con via De Angeli e prima di incontrare la via Buzzi, davanti all’Esselunga, coordinate 45.44 3026, 9.19 8794. Comunque è per certo la stessa ragazza, perché mi ha detto che in questo periodo viene un paio di sere alla settimana in via Ripamonti, altrimenti è reperibile in piazzale Lotto, al distributore nazionale identificabile mediante le coordinate date da Ominona.
È lì che fuma, in shorts, gambe al vento senza collant, pelle un po’ scura o abbronzata o lampadata. 1,75 di statura mi pare una sovrastima indotta dai tacchi da cui il carissimo Milfexplorer, comprendo dal racconto, deve essere rimasto molto suggestionato. Quando l’ho caricata calzava scarpe comode, spilli e zeppe che fossero erano già riposti in un sacchettino, e per me al massimo arriva all’1,65. Però è ben fatta, soprattutto noto cosce e culo né troppo magri, né sovrabbondanti. Dalla vita in su, invece, era tutta avvolta in una giacca di pelle nera, che non si è sbottonata, quindi non ho ulteriori impressioni da comunicare. Il viso è un ovale molto est-europeo con zigomi alti, carino e sensuale, occhi marroni, rossetto vivace. Come porta i capelli la bella mora? Direbbero Cochi & Renato: penso dipenda molto dalla serata, quando ci siamo incontrati schiacciati giù, tutti tirati indietro, con chignon.
Circa gli anni, scriveva Ominona, a gennaio di quest’anno: “28 (l'anno scorso, quindi deduco ora 29” Ho notato, però, che le nostre amiche spesso non invecchiano e talvolta ringiovaniscono. Infatti adesso Elena ha 23 anni! Al contempo mi ha detto di avere 7 anni di esperienza professionale; le regole algebriche molto particolari che vigono sulla strada ci autorizzano, a quanto pare, a non doverci rammaricare per la fiaba triste di una meretrice-ragazzina.
Mi ha detto che fa il pompino con preservativo a 20, senza e con venuta in bocca a 50, 30 il boccafiga protetto, 100 l’albergo, il culo no, “quello è solo per me”. Applica il tariffario con la flessibilità mentale di una funzionaria del Partito comunista rumeno prima del 1989. Desidero un pompino, ma nel portafogli, credo l’abbia visto perché di solito hanno l’occhio lungo, davvero non ho più di 35 euri, come le dico. Lei avrebbe l’alternativa fra guadagnarne 20 o 35, se mi fa venire in bocca. Cosa sceglierebbe una collega pragmatica? Lei no. Fa, per così dire, la questione di principio, e mi dice che per quella cifra al massimo mi fa l’orale scoperto ma senza venuta in bocca. Allora no, questo vincolo a me rovina la festa, non do prova di minore rigidità e mi faccio spompinare incappucciato per 20.
Ci si apparta abbastanza distanti dal luogo di ingaggio, ma in un’area di parcheggio condominiale, con transito non lontano di macchine e persone e un palazzo sovrastante.
Mi riserva un trattamento buono. Non si segnalano variazioni particolari e a tratti usa la mano. In compenso è valida la presa, lubrificata dalla saliva, non superficiale e soprattutto intensificata dall’applicazione della lingua, una demarcazione di qualità rispetto al mero saliscendi delle labbra (quando rischio di non sentire proprio niente). Grazie all’illuminazione a giorno dell’imbosco (non tutto il male viene per nuocere) e allo chignon che non le fa cascare i capelli sul mio basso ventre, la visione della sua attività risucchiatrice accresce il coinvolgimento. Quindi, nonostante l’uso del Serena giallo, mi abbondono alle piacevoli sensazioni e vengo in scioltezza. Non manco di manifestare il mio apprezzamento e Elena autocelebra la sua lunga esperienza.
Non degna della minima attenzione i fazzolettini usati da lei forniti, il goldone e il relativo involucro, che restano in macchina e penso, nella maggior parte dei casi, vadano ad imbrattare il parcheggio.
Alla fine delle operazioni mi ha chiesto se potevo accompagnarla nella sua stazione principale, in piazzale Lotto. Il laido acquirente di carne umana femminile è stato cavaliere e ha detto di sì, come sempre. I ben 9 chilometri di percorso urbano mi hanno consentito, oltre che di aggiornare il mio monitoraggio della circonvallazione, di studiare Elena per benino da un punto di vista psicologico, per eventuali incontri futuri, e sono convinto di avere trovato la definizione giusta per la sua attitudine umana: contemplativa. No, non nel senso che è una mistica: contemplativa… del cellulare! In parte auto-contemplativa, perché, a differenza delle stradali-mamme nostalgiche, come il mio ultimo incontro sulla via Emilia, sullo sfondo non ha la foto del figlio lontano, ma la propria, uno scatto che mi è parso anche stuzzicante. Poi contemplativa dei messaggi e dei contatti che non ha abbandonato un secondo. Ma credo contemplativa dello schermo in sé e per sé, anche nero, in mancanza di meglio e piuttosto che cercare il dialogo. Preciso: non è mai stata spigolosa (neanche prima del passaggio; durante ci sarebbe mancato altro), ma, appunto, completamente assorta nelle sue cose, si limita a risposte telegrafiche. Io mi sono vendicato grazie all’autoradio, infliggendole musica barocca per metà del viaggio, accolta con l’impassibilità propria di quelle persone che non mostrano reazioni a nessuno stimolo che sia meno intenso di una scarica ad alta tensione. Peccato, perché nei momenti in cui si apre mostra un bel sorriso gentile, come nei saluti finali.