Jenny attende i clienti alla fermata ATM corrispondente alle coordinate 45.43 7026, 9.18 7614, a destra all’inizio di via Lampedusa per chi la percorra dal semaforo di incrocio con viale da Cermenate verso piazzale Agrippa.
È alta 1,70, sostanzialmente slanciata ma comunque con cosce belle tornite, di solito valorizzate dalla minigonna, e corpo con le giuste curve, purtroppo quasi invisibili (il seno lo stimerei una terza morbida). Dice di avere 30 anni, infatti ha un viso di forma quadrata carino, ma da giovane donna e non da ragazzina, occhi marroni, capelli castani lunghi e lisci.
Non fa niente scoperto, 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, 100 per l’albergo, anale non in offerta. Io le ho pagato due pompini e un boccafiga.
È simpatica e tranquilla, racconta di essere albanese, rompe il ghiaccio con un complimento di routine sulla macchina o qualche battuta, come quella sul romanticismo del mio animo che la cerco sempre, per combinazione è stato effettivamente così, nelle sere di pioggia. Lei ride, ma devo dire che il terzo incontro era effettivamente carico di suggestioni d’autunno. E comincio a sentire scorrere il tempo nel cambio stagionale, scandito anche dall’orologio dell’ambientazione mercenaria: gli stivali neri e la minigonna di Jenny al posto delle scarpe aperte e i due pezzi estivi, il parcheggio alla periferia di Milano con il tappeto di foglie morte a terra e l’asfalto bagnato invece dei campi assolati della Binasca, l’abitacolo intiepidito e reso più intimo dallo schermo delle gocce di pioggia sui vetri appannati invece della calda, spudorata pecorina all’aria aperta.
Usa due imboschi: per il pompino una piazzola a lato di una traversa, sotto un palazzone di uffici di stile sovietico, dove però non manca il pur sporadico transito di pedoni e veicoli, non granché. Uno spazio di parcheggio presso un complesso residenziale, ma non condominiale, è più lontano dalla sua fermata e più tranquillo.
Il pompino che fa è un saliscendi ripetitivo, ma non troppo superficiale, si aiuta di mano, non tanto a sega, ma eseguendo come un morbido pizzicato dei due opposti polpastrelli, se la dirotto sullo scroto lo massaggia a volte più e persino troppo energicamente, a volte più dolcemente. L’irrorazione della saliva è adeguata, perché la sento scorrere lungo l'attaccatura delle mie cosce. Non offre preliminari degni di nota, però è paziente, ti lascia i tempi necessari a reagire e raggiungere l’orgasmo. Usa preservativi Pamitex.
Circa la scopata, dice di essere troppo alta per venirmi su sul sedile guidatore e la capisco. Ci sta invece alle posizioni esterne alla macchina (preferibilmente nella bella stagione) e dentro, a pecora e missionaria. Negli spazi del mio abitacolo, però, la missionaria sul sedile passeggero è una tortura per me: ci ho provato ma quando tento di saltarle sopra mi diventa irraggiungibile. Quindi, fallito il tentativo, mi rivitalizza lei con una seconda sessione orale e torno alla carica alla pecorina. Gli spazi restano sempre sacrificati, piego la testa sotto il tetto appoggiandomi di nuca, lei dapprima mi sfugge un po’, non per cattiva intenzione, ma proprio perché all’inizio dobbiamo trovare coordinamento, poi però affondo meglio e lei asseconda roteando il bacino, fino alla venuta.
È un po’ pasticciona nella gestione dei resti. Le chiedo di non mettermi la busta del goldone sul cruscotto, ma lei risponde che sa aprirla senza farlo sgocciolare: infatti, come volevasi dimostrare, è rimasta la macchia! Una volta mi dimentica la pallottola finale in macchina. Un’altra volta, dopo l’incontro con lei, la successiva ospite della mia auto, sua connazionale, si ritroverà la cicca da masticare modellata come una sfera perfetta sul bracciolo della portiera, poi da me rimossa con guanto trasparente prelevato presso una pompa di benzina.
Insomma, è una persona gradevole, con offerta rigidamente confinata, dalla tecnica di base nel pompino e più dinamica nella scopata: un livello di servizio non strepitoso ma passabile. La maggiore critica per me è l’avarizia del suo seno e del suo corpo in generale. Spompina restando seduta sul sedile (va bene che c’è sempre il fatto che è alta) e senza spogliarsi. Anche per scopare si denuda solo dalla vita in giù. In queste settimane fredde era vestita in modo che le tette erano veramente irraggiungibili e si è limitata a slacciarsi (nemmeno a togliersi) la giacca. Un gesto spontaneo segna il salto di qualità, e qui forse ha concorso a non fare la differenza!