PROLOGO
Ho frequentato questa farfalla crepuscolare fra gennaio e maggio più di una volta al mese. Poi mi sono preso una pausa, per tornare da lei tre volte durante il grande vuoto estivo, fra luglio ed agosto. Adesso posso quindi tracciare un bilancio più completo che integra la prima impressione (rimando alla mia PRECEDENTE RECENSIONE per le informazioni di dettaglio che non ripeto), in forma di ritratto psicosessuale piuttosto che di recensione.
TARIFFE
Le ho corrisposto compensi da 50, la base di partenza per la consumazione in appartamento (l’unica che contempla), 80 e 100 euri. Ho pagato di più quando abbiamo fatto le foto e quando siamo stati più tempo. Sulla questione parcella è piuttosto fiscale. Lei non assilla mai con proposte di rilancio, ma è stata molto pronta a chiedere l’incremento del “regalo”, come dice, in rapporto alla durata. Una volta che non avevo 100 e le ho offerto 80 mi ha ricordato un tantino puntigliosa che lei prende 100 per mezz’ora, accettando poi la cifra disponibile. Al che ad uno gli viene voglia di rispondere: stasera 100 non li ho, se 100 è mezz’ora vedi tu se calcolare che 80 sono 24 minuti spaccati e cronometrarmeli con l’orologio atomico, altrimenti, se è proprio vietato essere elastici, andiamo di 50, perché nel portafogli 100 non ci sono! Reputo la richiesta di 200 per un’ora, anche per incontri fuori dall’orario di servizio, stante il ventaglio dell’offerta (che esclude, ufficialmente, i preliminari orali scoperti e l’anale), sideralmente sproporzionata.
AMBIENTI
Ha cambiato già tre volte l’appartamento. Talvolta si è trattato di sistemazioni più precarie (una camera presso una collega), ma sempre perlomeno dignitose e dove, avendo bisogno di una rinfrescata, ho potuto usufruire del bagno. L’ultimo che ho visitato, in una sola circostanza, l’ho trovato pure accogliente, con luci soffuse, non troppo grande, non dispersivo, ma neanche sacrificato. Lo stabile, però, è lo stesso spoglio caseggiato di gennaio, con immutate difficoltà di parcheggio.
ORIGINE
Da quello che ho potuto capire circa la vexata quaestio della nazionalità, potrei fare una scommessa, a patto che la posta sia modesta. Lei sa benissimo che né io, né altri credono alla sua origine dichiarata, ci ride, ma, ostinatamente, non si sbottona. Scantona sempre: una volta le ho chiesto che musica stesse ascoltando con gli auricolari; J: “musica turca”, C: “Falla sentire anche a me”, J: “ma no, fammi sentire tu quello che stavi ascoltando”; già, già… Alcuni indizi di carattere culturale-linguistico-prossemico (l’accento, in base anche al parere di un amico, la sua conoscenza del francese ma non dell’inglese, la fede religiosa, che non ho motivo di mettere in dubbio, l’abitudine, estranea alle ragazze dell’est e tipicamente mediterranea, di toccare continuamente l’interlocutore parlando anche quando si è affiancati), mi farebbero propendere per l’area Marocco-Tunisia-Algeria.
ATTITUDINI ED EROTISMO
Jasmine è una ragazza intelligente, acuta osservatrice, che ha centrato delle osservazioni psicologiche sul sottoscritto con prontezza, per esempio quando colse che la mia disinvoltura in questo tipo di relazioni non è dovuta ad un’estroversione naturale, che non mi appartiene, ma solo all’esperienza. Abbiamo sempre riso e comunicato con divertimento, ha molto migliorato il suo italiano, anche se quando parla in fretta faccio ancora fatica a seguirla in tutto.
Ha una vita interiore ricca. A suo modo è una sentimentale. Siccome siamo gemelli zodiacali, ha chiesto anche a me se fossi un romantico; sorrido: “romantico non direi…”; al che si immerge nelle sue riflessioni sulle possibili differenze tra uomini e donne del nostro segno. Ma, come spiegherò, si illuderebbe chi la pensasse incline, per questo, ad un rapporto emotivamente intenso con il cliente, anzi sa essere amaramente sincera sul livello di finzione che la relazione mercenaria implica. Di più, è un’attività che concepisce in modi forse persino troppo specializzati rispetto ad una complessiva economia esistenziale: mi colpì quando volle spostare dalla camera da letto ad un’altra stanza della casa un omaggio floreale, “perché qui è dove si scopa” ed evidentemente riteneva che le rose non si intonassero. E non mi dilungo con altri esempi che potrebbero confermare la stessa impressione.
È una donna di carattere, senza essere una strafottente, che cioè, cercando di non prenderti di punta (lei dice che le capita di trovarsi male solo con un cliente su dieci), non è però remissiva, anzi direi è piuttosto orgogliosa (anche della prestazione che offre e delle relative ambientazioni).
Nonostante la comunicazione felicissima che c’è stata tra noi fin dal primo momento e, aggiungerei, una stima sentita da parte mia per le sue capacità intuitive, oltre che un’attrazione fisica ferina per il suo corpo, devo ammettere francamente che i miei tentativi di stabilire la stessa intesa sul piano sessuale non sono riusciti, una contraddizione non frequente per me.
Perché? Per capire qualcosa di Jasmine più in profondità bisogna partire da una definizione che si auto-attribuisce in continuazione: “sono paranoica”. Oltre all’episodio già citato nel mio precedente intervento, se per caso capita che una sera si appoggi ad una camera nell’appartamento di una collega, specifica però che le sopraccoperte sono le sue, portate da casa pulite ecc., “perché io sono paranoica”. Una notte le chiesi se ci stava ad un semplice giochino, nei miei sogni orale e vaginale, con un succhiotto per bambini (preciso: preso nuovo e ancora confezionato), ma mi rispose che non prendeva in bocca una cosa che non avesse comprato lei: “lo sai che sono paranoica”. Si salvò con la sua prontezza di spirito: “preferisco questo ciucciotto qui”, disse palpeggiandomi il pacco mentre eravamo l’uno accanto all’altra in macchina. Non è che però, data questa sua preclusione, avesse pensato di attrezzarsi di suo con qualche accessorio, anche meno stravagante di un ciuccio, visto che mi disse di non avere a casa vibratori. Per dire la differenza caratteriale che ho percepito, appena ho fatto la stessa proposta ad un’altra amica, questa è letteralmente scoppiata a ridere ed ha accettato con divertimento.
Ora, non ho alcun motivo di credere che Jasmine sia paranoica in senso proprio. Di sicuro, però, è una persona con un forte bisogno di tenere tutto sotto controllo, se stessa e l’altro con cui si rapporta. È evidente che l’esigenza psicologica di non lasciarsi sfuggire di mano le situazioni ha riflessi erotici non indifferenti, in primo luogo nelle limitazioni che pone. Limitazioni alle prestazioni: niente di scoperto; il culo no, fa male; non si fa leccare le figa e mi ha consentito solo di toccargliela superficialmente. Limitazioni alle situazioni, poiché perlomeno dice di evitare le coppie di uomini che non conosce, ubriachi ecc. Circa le richieste feticistiche, mi disse di consentire soprattutto pratiche contemplative, ad esempio: tenere calzate le scarpe durante il rapporto e mostrarsi con queste, ma senza giochi di calpestamento.
Non escludo che con me possa essere più guardinga (anche se l’astuta mi dice il contrario), perché sa delle mie frequentazioni stradali e credo ne sopravvaluti l’esposizione sanitaria. Quando mi sono presentato con il cerotto al braccio, dopo un prelievo per normalissimi esami del sangue, fece subito la spiritosa chiedendomi se mi fossi sottoposto a un controllo per qualche tipo di azzardo cui invece non indulgo. Ma vedo dalle testimonianze precedenti che anche con gli altri uomini non largheggia.
Fin qui rimaniamo all’interno di qualcosa che sta fra la legittima difesa e il buon diritto di limitare la gamma dell’offerta, in modi in fondo non particolarmente più restrittivi di tante ragazze con cui mi trovo benone. Più critico è il suo sottrarsi a piccole forme di coinvolgimento e di intimità reale o simbolica. Ho raccontato come la sera del primo incontro non si lasciò spogliare da me, rifiuto che mi lasciò alquanto interdetto. Non vuole farsi accarezzare il viso, ufficialmente perché le si scompone il trucco (sempre curato e un po’ pesante), secondo me perché è un contatto che la disturba. Evita, nella pecorina sulla pancia, assumendo abilmente una postura leggermente inclinata sul lato, la piena profondità della penetrazione, ufficialmente perché sente male (“ce l’hai lungo”, si giustifica la furbina), secondo me per non abbandonarsi alle sensazioni che normalmente nella donna quella posizione particolare suscita. In una circostanza ha propria strillato “basta!”, un acuto frutto, ci giurerei, non del dolore, ma del piacere cui non voleva abbandonarsi. Per una volta che, da tergo, la presi con un po’ di energia, premendola con il mio peso, si lamentò: “dai così mi schiacci!”. Alla fine di quella che poteva essere una scopata memorabile, dopo che l’avevo rigirata da tutte le parti, standomi sopra, si è sciaguratamente sfilata sul più bello o all’immediata vigilia del più bello, in sostanza inducendo un orgasmo semi-autoerotico. Troppe cautele, insomma, lasciateli gualcire un poco questi benedetti petali!
Soprattutto non c’è mai stato modo di coinvolgerla nei progetti famolostranistici cui tengo molto. Lasciando perdere le proposte più avventuristiche (scantinati, ascensori&hellip
, le ho chiesto di farlo sul balcone, quando un invitante materasso era provvisoriamente appoggiato sul lato proprio fra camera e balcone. Ma anche, meno creativamente, sul tavolo e su appoggi analoghi, in macchina, all’aria aperta, sul far dell’alba. Lei ride, magari al momento dice di sì e si ricorda dell’idea a distanza di tempo, ma svicola: “tu sei pazzo di sesso”. Anche in questo campo sa fare la furbina, con la tipica evocazione della “prossima volta” che serve a far tornare il cliente. C’era stato un periodo in cui avrebbe avuto facilità di procurarsi un abito da infermiera per una sessione mascherata, ma mi ha rimandato di prossima volta in prossima volta, senza mai concretizzare. A qualche scatto fotografico ha acconsentito solo in un’occasione, in cui avevo arrotondato la parcella, accordandomi in ogni caso abbastanza poco. E poi, appunto, “le altre la prossima volta”. E quando ritorno alla carica: “ma le hai già fatte l’altra volta!”. Se la sgami ci scherza (“tu sei multo intelisgenti!”. Bah, più che altro ho accumulato una certa pratica&hellip
, però, se sei troppo perentorio nel farle notare che così ti sta prendendo per il culo, si imbroncia “ufesa”.
A tratti mi è parsa quasi intenzionalmente dispettosa, giocosamente senz’altro, ma non senza tradire una fondamentale concezione della sessualità che, le ho detto esplicitamente, è per i miei gusti troppo “politica”, intendendo quel consumarsi reciproco in rapporti di forza fra fidanzati, fra coniugi, fra colleghi, fra sessi, così tipico della contemporaneità.
Non che nei mesi, dal tempo della prima testimonianza su di lei, non sia cresciuta. Ha dismesso i preservati economici che usava all’inizio, passando a quelli di marca, e ha risolto i fastidi che i primi le procuravano nella penetrazione. Dopo il primo rifiuto di farsi spogliare, ha saputo essere più stuzzicante, ad esempio volgendomi la schiena perché le abbassassi la cerniera di un arrapante abito rosa che non ho dimenticato. Ha consapevolmente trasformato il proprio profilo nella direzione di un erotismo meno innocente. “Volevo fare qualcosa di vulgare (sic)”: così mi ha spiegato le ragioni dei tatuaggini floreali che si è fatta e che in realtà non hanno niente di volgare. Era inoltre persuasa di quello che le aveva detto un cliente, che più una donna è “vulgare” più piace agli italiani. In strada, in effetti, si pone senz’altro in modo più appariscente. Quando l’ho conosciuta, va bene che era pieno inverno, indossava abiti di buon gusto ma troppo castigati, da ufficio, come pantaloni di taglio molto classico. Poi l’ho vista con tinte dei capelli più decise, shorts dai colori sgargianti, mono-abiti quasi inguinali, scollature veramente attizzanti. Salendo su per la scala di casa, io dietro e lei davanti, ho potuto apprezzare doppiamente quegli abiti. Per questo anche quando l’ho fotografata in una delle mie posture preferite, sul sedile passeggero e piedi sul cruscotto, l’ho incitata a farsi contemplare in quella posa tanto straordinariamente “vulgare”.
PRESTAZIONI
A tutto ciò si aggiunge una presenza erotica notevole. Mi basta starle accanto, non parliamo nemmeno dei primi blandi strofinamenti, per essere in tiro, cosa che non mi succede con molte donne. Una sera ero immediatamente reduce da un deludente pompino in zona e lei, pur senza rendere una prestazione indimenticabile, seppe tirar fuori tutto il desiderio (e il fluido) residuo. Notevole la sua corporeità femminile-giovanile, con quei lineamenti così fini, quelle forme minute ed eleganti. Ha preso qualche chilo nei mesi anche se poi in parte li ha perduti di nuovo, e ci aveva guadagnato su culo e tette, molto ben disegnate e che, per fortuna almeno quelle, si possono ciucciare. La pelle ambrata, con appena qualche striatura sul culetto, trasmette calore. Il pompino è di quelli che si ricordano, per le qualità che ho già esposto (tempi dilatati, variazioni di lingua e labbra, insalivazione). L’espressività degli occhi chiari e del sorriso, durante ogni operazione in cui è possibile guardarsi, è intensa. Mi piace soprattutto quando prende la posizione seduta/accovacciata vicino a me durante il pompino, farle allungare i piedi sul mio petto o il viso, in modo da avvicinarli con le labbra, chiederle di trastullare con le dita la sua urna molle e segreta a gambe aperte. Quando l’ho pagata per restare più tempo, lo scopo era proprio prolungare la deliziosa tortura di questi preliminari, esercitando il controllo e il differimento delle mie reazioni. Dispensa pure qualche mossa libertina, come portarmi la mano al collo, con stretta simbolica, quando mi sovrasta nella smorzacandela. Mi ha detto di avere studiato, agli inizi, guardando film porno, e direi che si constata. Qualche concessione al turpiloquio (come ripetere l’invocazione, che ha introdotto da qualche mese a questa parte: “dai, sborra!&rdquo
ha invece il fine non nobile di accelerare nelle fasi avanzate dell’accoppiamento (perché, come dicevo, al rapporto tempo-compenso sa badare eccome). La sua simulazione più efficace, per contro, è, sdraiata sulla schiena, un dolce lamento a ciglia abbassate che, quello sì, avvicina ipnoticamente i tempi della venuta.
Alla fin fine, però, io la percepisco come intenzionata ad applicare una routine su cui abbia, per l’appunto, pieno controllo. Con un sorriso e un abile rinvio “alla prossima volta”, il suo desiderio è vedermi steso sul letto, farmi il solito pompino a schiena (mia) in giù, a seguire la ruota di pecorina, missionaria, cucchiaio o smorzacandela. Giusto quest’estate l’abbiamo perlomeno fatto con la finestra aperta, forse perché non è stata una mia proposta da accogliere dispettosamente, era lei ad avere caldo, così entrava un po’ di vento e di odore fragrante della bella stagione. Io, semmai, ho curato l’illuminazione interna, splendeva il lume là nella camera e nell’ingresso, quindi confido che, avendo assunto posizioni plateali, lei a quattro zampe sul letto, io in piedi dietro di lei, lo spettacolo non sia risultato sgradito ai condomini, idea alla quale Jasmine non si è scomposta, anzi forse si è pure divertita. L’impressione però è che il tipo di offerta per la quale si è tarata sia una fidelizzazione calda, intenzionalmente volta a far tornare clienti che hanno più bisogno di intesa che di numeri da pornoattrice. Se penso ai molti maschi che desiderano vivere l’intimità avvolta in un’atmosfera morbida e rassicurante con una ragazza che, senza concedere granché, allude al tipo della fidanzata, un po’ gattina e un po’ viperina, posso darle credito quando mi dice che ha molto successo.
TESTAMENTO
Io invece così mi annoio. Ho pazientato, sperando che prima o poi s’aprisse questo fiore notturno (Jasmine è la versione esotica e graziosa del nostrano Gelsomina), ma la sintonia che abbiamo stabilito su altri piani non si è sviluppata come desideravo nella sfera erotica. Per questo da agosto non ho rinnovato i miei tentativi, quando sono in zona mi fermo comunque a salutarla ma non l’ho più caricata, richiamato da altre situazioni, meno complicate e dunque meno intriganti ma dallo sviluppo più lineare.