A vantaggio di chi si accingesse a leggere senza conoscere l'antefatto, preciso che la querelle è nata qui:
http://gnoccaforum.com/esco…(ef)-un-incontro-davvero-particolare/30/.
Premesso che non ho mai mancato di rispetto ad alcuno, permaflex, né ho inteso farlo in questa circostanza, credo che ogni esperienza – intendendo per tale l’incontro in sé, non gli effetti che l’incontro stesso produce nella sfera psichica dei soggetti che si incontrano – sia innanzitutto un insieme di fatti, che devono costituire, pertanto, l’oggetto della recensione.
Come ho già avuto modo di precisare nel thread in cui è nata questa discussione, considero ammissibile che la narrazione contenga valutazioni soggettive, anche entusiastiche, oppure riferimenti alle emozioni provate dal narratore, perché le prime e i secondi sono, per chiunque, agevolmente separabili dal nucleo oggettivo della vicenda.
Ciascuno narra con il proprio stile, ma il racconto dei fatti di cui è materiata l’esperienza con una pay non può mancare. La recensione non può ridursi né a mera rappresentazione di emozioni – proprio perché relativa all’esperienza in senso non psicologico ma fenomenico –, né a mero contenitore di opinioni concernenti la personalità di una pay o dei rischi cui ci si espone incontrandola (oltretutto, non dissimili da quelli che si affrontano incontrando una donna che non eserciti il meretricio).
Ciò ribadito, e preso atto delle precisazioni di permaflex, anch’io ritengo che l’unico modo di rendere un servizio agli utenti del forum, Principe Iante, sia quello di raccontare l’episodio di vita di cui siamo stati protagonisti con onestà: cioè, essenzialmente, con aderenza alla realtà, così come percepita attraverso i cinque sensi (escludendo, quindi, il cosiddetto sesto senso e le capacità intuitive). Questo è l’unico modo per rendere il più possibile oggettivo ciò che, in realtà, è e rimane, per me, intrinsecamente soggettivo, perché i fatti che si producono in un incontro, o le parole che nel corso dello stesso sono pronunciate, sono indissolubilmente legati alla capacità dei protagonisti di suscitare stimoli ed emozioni l’uno nell’altro, di interagire reciprocamente attraverso i loro corpi e il loro modo di comunicare, con i gesti o verbalmente.
Le valutazioni personali hanno una loro utilità, Principe. Siamo chiamati a esprimerle già quando compiliamo la scheda introduttiva, e non è detto che le nostre coincidano con quelle degli altri utenti. Ad esempio, avendo riguardo alla descrizione fisica, per me può essere “formosa” e appetitosa una donna che per qualcun altro può essere tout court “grassa”; oppure, posso riferire che è dotata di un posteriore “notevole” o “prominente” la pay che qualcun altro descrive come “culona”; oppure, ancora, posso definire sedere “a mandolino” quello che, per altri, è un “culo un po’ basso”; e via discorrendo. E quando ci si chiede di pronunciarci riguardo all’attitudine? In quel caso, la valutazione è addirittura sganciata da parametri fisici. D’altra parte, se l’ottica è di rendere un servizio, non conta tanto dire “cosa” una pay fa (per questo, nella maggior parte dei casi, basta aggiungere una telefonata chiarificatrice alla lettura dell'annuncio) quanto specificare “come” lo fa: se è partecipe e fino a che punto o se, invece, appare distaccata, fredda o addirittura scoglionata (e questa è un’informazione che non si può avere per telefono dall’interessata), ferma restando l’avvertenza generale circa l’estrema variabilità del comportamento delle pay.
Un’ultima osservazione. Potrebbe anche essere vero che soltanto il 2 per cento delle ragazze che si offrono per denaro “ama fare questo lavoro”. Ti invito, tuttavia, a considerare, Principe, che altro è fare riferimento al lavoro come attività nel suo complesso, altro avere riguardo a singoli momenti dell’attività medesima. Voglio dire che una pay, pur non amando, in generale, ciò che fa, può trarre piacere da uno o più degli incontri che per lavoro si procura.
Per ora mi fermo qui, salutando cordialmente i miei interlocutori.