Ho appena conosciuto Ina, a suo dire proprio la prima notte che batteva a Milano (anche se mi ha raccontato di non essere priva di una passata esperienza in altra città
. Dice di essere albanese e di avere 18 anni, mentre io l’avrei fatta un tantino più adulta. Nel complesso, considerando l’improvvisazione che ha manifestato in tutto, e che sono zone che tengo monitorate con continuità, potrei anche crederci di averla beccata all’esordio sulle scene milanesi. E questo sarebbe il suo primo motivo di attrazione.
In strada le do atto, in ogni caso, che fa una bella scena. Alta, lei mi ha sparato quasi uno e ottanta, mora, capelli mori mossi e voluminosi, occhi scuri, visino carino, tondo ed espressivo, circonferenza e sviluppo in altezza delle cosce notevole, anche grazie alla microgonna che valorizza pure il culo, seno forse un po’ sottodimensionato (al tatto direi una seconda). Insomma una stanga di tutto rispetto, non però tipo modella, perché slanciata ma più formosa della figurina da passerella. E questo sarebbe il suo secondo motivo di attrazione.
Non ha rimediato per ora una grande postazione: è un posto molto scomodo per la contrattazione, a meno che le strade non siano ormai svuotate dall’ora tarda, in via Bacchiglione, a destra procedendo da corso Lodi verso piazzale Bologna, dopo il semaforo, sul marciapiede fra gli sbocchi delle vie Serlio e Longhena, 4 5 . 4 4 3 4 5 5 , 9 . 2 2 1 8 2 0 (con Bing maps). In sostanza, non riesci ad avvicinarla dalle vie minori e, anche sincronizzandosi bene con il semaforo, hai giusto il tempo di fare due parole e già le macchine ti incalzano dietro.
L’offerta è scarna: 20 il pompino, 30 il boccafiga. Fai anche il culo? No, tesoro. Il pompino senza preservativo? No, tesoro. La casa non se l’è ancora procurata e dunque è attiva solo in parcheggio. Ero incredulo, ma non mi ha detto nemmeno una cifra univoca per il tempo in albergo, perché è appena arrivata e non ha ancora deciso. Prudentemente (a maggior ragione visto il risultato) faccio la solita scelta per il semplice pompino di presentazione.
L’imbosco lo cerchiamo insieme nei parcheggi condominiali della zona, sempre perché non ha ancora fissato un proprio rifugio abituale. Mi fa proseguire un po’, vorrebbe un punto con poca luce, ma grazie al nuovo sistema di illuminazione urbana ormai la via pare una pista di Linate, sicché ad un certo punto ci fermiamo rassegnati, parcheggiando spudoratamente a bordo strada, paralleli al transito ormai nullo o quasi, fra una macchina e l’altra.
Il punto davvero dolente, in ogni caso, è la tecnica. Non si spoglia, mi fa solo toccare sotto la gonna e dentro il reggiseno. Le fanno male i piedi: io infatti l’ho beccata semi-accovacciata mentre era impegnata nell’operazione certo non molto seducente di togliersi i tacchi e mettersi le scarpe da ginnastica. In macchina si leva anche quelle, così perlomeno le posso chiedere di accarezzarmi la coscia con il piede (avvolto dal collant). Dopo un breve lavoro di mano mio e suo, e di sua sollecitazione dello scroto, comincia il pompino. In realtà si tratta di un sussultorio convulso, fatto muovendo la testa e il corpo (quando basterebbe saper usare la ricca dotazione della bocca, accidenti!), a ritmo frenetico, poco coinvolgente, con interruzioni durante le quali usa solo la mano, accompagnato da qualche mugolio simulato. Ma è il palpeggiamento deciso del suo corpo che mi eccita e che aiuta ad arrivare al culmine. Si direbbe con lo scopo espresso di essere bocciata su tutta la linea, Ina qualche attimo prima della venuta stacca, finendomi con la mano. Io resto sconcertato e lei mi dice: non posso tenerlo in bocca troppo. La frase resta assai enigmatica, anche perché non è che la stessi impegnando da chissà quanto tempo; ho però percepito il fastidio che le dava il contatto con il preservativo chiaro della Serena, fastidio di cui l’avrei volentieri liberata mettendoglielo in bocca nudo, se fosse stato possibile.
È spigliata, conosce l'italiano, è dotata di una verve molto tamarra tipicamente adolescenziale. Usa la strada come discarica, liberandosi un po’ alla volta della busta del preservativo, prima del pompino, quindi del fazzolettino con cui si è pulita la bocca, infine pure del pacchetto vuoto da cui si è presa l’ultima cicca, con la quale, fra una mezza parola e l’altra (non di più
, farà scoppiare i palloni durante il ritorno, l’attività in cui mi pare mostri di sapere usare le labbra e la lingua con maggiore destrezza. A mia volta mi ritrovo in mano l’involtino del goldone e del fazzolettino sborrato, le chiedo cosa farne, lei avrà sospirato ad una domanda nella sua ottica tanto insulsa, se risponde risoluta: “Buti fuori”. Obbedisco, come al solito in omaggio ai cari “residenti”.