Carolina (EF)

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NOME INSERZIONISTA: Carolina (EF/EIR/EP)
NAZIONALITÀ: dichiara di essere brasiliana di San Paolo
CITTÀ: Roma
ETÀ: 23
CONFORMITÀ ANNUNCIO: indiscutibile
SERVIZI OFFERTI: FRUITI: BBJ, RAI1
RATE: 4VU
DESCRIZIONE FISICA: alta intorno ai 170 cm.
ATTITUDINE: elevata
REPERIBILITÀ: buona
FUMATRICE: credo di no
BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
Annuncio: Carolina (EF/EIR/EP) Escort Roma
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DURATA DELL’INCONTRO: un’ora

Ho cercato di nuovo Carolina pochi giorni dopo averla incontrata, senza riuscire, tuttavia, a rintracciarla. Mi sono accorto, poi, che nei siti cui conducono i link reperibili in rete compare un’indicazione alla quale non avevo dato il giusto peso: “chiamami subito solo una settimana”.
L’incipit della recensione anticipa che l’esperienza onirica con Carolina ha più che soddisfatto la mia sete di emozioni. Solitamente, in simili occasioni si avverte subito il bisogno di esternare. Ero ansioso di farlo anch’io quando sono uscito inebriato da quel monolocale di Via Gosio. Ho lasciato, tuttavia, che tra l’esperienza stessa e la sua trasposizione in parole s’interponesse uno spazio temporale sufficientemente esteso: quanto occorreva per far decantare le sensazioni che avevo provato, per fare in modo che il mio resoconto non fosse condizionato dallo stato di benessere che mi pervadeva nell’immediatezza dell’incontro.
Ebbene, il processo di decantazione è assai più lento di quanto pensassi. Sono trascorse più di tre settimane ma è ancora intenso, in me, il desiderio di rivedere Carolina: di vivere nuovamente, se possibile, momenti come quelli che lei ha saputo creare in modo così naturale; oppure, alla peggio, di sfruttare l’eventuale disincanto per relegarla molto più velocemente tra i miei ricordi. Quando ritorno con la mente a quel giorno, fa da contrappeso alla frustrazione, tuttora, una piacevole ed elettrizzante sensazione di stordimento: la stessa già provata altre volte, quando tra me e la donna in cui mi sono (per buona sorte) imbattuto si è instaurata quell’intensa corrispondenza di sensi che usiamo chiamare feeling. Uno scotimento davvero notevole – e anche auspicabile, a dirla tutta – per un uomo della mia età! So che con lo scorrere del tempo quella sensazione si attenuerà, proprio com’è avvenuto in passato. Rimarrà dentro di me soltanto un sedimento, ma potrò assaporarne il gusto soave ogni volta che avrò bisogno di risollevare il mio spirito.
“Che bel corpo!”: esordisco con queste parole quando Carolina si pone davanti a me, per verificare nei miei occhi se le sue forme siano di mio gradimento. La traggo a me, la bacio sulle labbra e lascio cadere lo sguardo sulle sue rotonde tette, adeguatamente valorizzate da un reggiseno a fascia (se non ricordo male). Si è sottoposta a mastoplastica additiva, ma al tatto non sembra, perché la quantità di materiale aggiunto è minima e l’intervento, come riscontrerò meglio in seguito, è stato eseguito in maniera magistrale.
Lascio il “regalino” sulla cassettiera collocata di fronte al letto e vado a rinfrescarmi in bagno (sfornito di bidè; ma Carolina fa presente che si può usare una doccetta posta a lato del water).
Quando ritorno, ci abbracciamo di nuovo, rimanendo in piedi davanti all’ampio talamo, e ci baciamo. Palpeggio il suo posteriore, e in breve tempo il mio membro reclama attenzione. Carolina si siede sul bordo del letto, appoggia le mani sui miei fianchi e mi avvolge con la bocca. Accompagno i suoi movimenti accarezzandole i capelli e le guance. Di tanto in tanto la invito, spingendo delicatamente dietro la nuca, a dare più profondità all’azione, e lei cerca di assecondarmi.
Il trattamento, molto piacevole, prosegue sul letto, dove Carolina assume la posizione che considero più corretta per eseguire un buon BBJ: si pone tra le mie gambe, appoggia le mani ai lati del mio bacino e muove la testa parallelamente all’addome, facendo in modo che la penetrazione nel cavo orale avvenga con un’angolazione analoga a quella nella vagina (quindi, senza forzare l’asta, come fanno molte, per tenerla ad ogni costo perpendicolare al tronco). Dopo un po’, mi rilascia delicatamente e, mentre risale il mio corpo, ponendo le gambe di fianco alle mie, mi fissa con sguardo intenso, da cui traggo presagi di promettenti sviluppi. Prendo la sua testa tra le mani, per dirigere la sua bocca verso la mia. Dopo essersi soffermata un po’, protende il corpo e il braccio verso il comodino e, mentre assaporo i suoi capezzoli, estrae da un cassetto un profilattico, che mi fa indossare (con la mia collaborazione). A operazione ultimata, spalma una piccola quantità di gel sulle terminazioni genitali di entrambi e si pone sopra di me.
Mi guida con la mano alla vulva e mi prega di essere delicato: “Fai piano, amore, sono molto stretta”. Pressa lei ma, nonostante l’applicazione del lubrificante, la penetrazione non riesce. È contratta. Allora, spingo io con il necessario vigore, e lei avverte un po’ di dolore mentre il glande attraversa con veemenza l’orifizio vaginale: “Ahi!... Ahi, amore!”. La reazione di Carolina mi eccita ancora di più: vorrei continuare a spingere, ma riesco a contenermi e lascio condurre a lei, nella fase iniziale, la penetrazione.
Si abbassa e si solleva lentamente, prendendo poco di me. La accarezzo e la bacio in qualunque parte del corpo io possa arrivare a farlo. Le pareti della vagina diventano via via più cedevoli. Appena può, cerca il contatto con il mio pube, sul quale si strofina. Alterna movimenti profondi con altri più superficiali, sussurrandomi ripetutamente: “Oh, amore...” e brevi frasi nella sua lingua. Dopo essersi accertata che non desidero cambiare posizione, mi passa un braccio dietro la testa e imprime ai suoi movimenti una velocità maggiore e un ritmo più costante, rallentando, a tratti, per risalire lungo la mia asta e poi per infiggerla tutta dentro di sé con forza.
Si solleva e appoggia le mani ai lati della mia testa. Mi ripete gemendo: “Oh, amore... Oh, amore...”, fino a che della locuzione rimane la sola interiezione iniziale, non sussurrata ma gridata più volte… Poco dopo, raggiungo anch’io l’acme del piacere. E mentre la stringo e la penetro fin dove posso, Carolina mi sussurra nell’orecchio con molta passione, a ogni mio palpito dentro di lei, una frase che non comprendo. Rido, dandole dei bacetti sulla bocca e sulle guance. “Vuoi sapere cosa ho detto?”, mi domanda. Rispondo di sì, e lei: “Ho detto: che (...) amore!”. Ridiamo entrambi.
Prima del commiato, programmiamo di stare insieme più a lungo la prossima volta. Quando?...